Palermo, mafia: "Incontri riservati al bar", due fratelli nei guai giudiziari

Mafia, “incontri riservati” nel noto bar: fratelli nei guai

Un'attività commerciale al centro delle indagini sui boss di Villagrazia
IL RETROSCENA
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PALERMO – Avrebbero messo a disposizione il loro bar per gli incontri fra i mafiosi. Un bar molto conosciuto a Palermo. Si tratta del “Bar Aurora”, un tempo “Bar Sombrero”, che si trova in via dell’Orsa Maggiore, nel rione Villagrazia.

Il titolare e il gestore, i fratelli Angelo e Gaetano Lombardo, sono stati arrestati dai carabinieri del Ros per concorso esterno in associazione mafiosa. I loro nomi fanno parte dell’elenco di coloro che sono stati raggiunti nei giorni scorsi da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo.

Per non dare nell’occhio i Lombardo avrebbero assunto come aiuto cuoco Salvatore Freschi, che avrebbe diretto la famiglia mafiosa di Villagrazia. Un’assunzione considerata “fittizia” dalla Procura di Palermo e con il solo obiettivo di favorire gli incontri nel locale.

Di incontri gli investigatori ne hanno monitorato parecchi. Al “Bar Sombrero” andavano spesso Sandro Capizzi, arrestato con l’accusa di essere l’uomo forte a Villagrazia assieme ai fratelli Giovanni e Mario Adelfio, e Francesco Paolo Bontade. Quest’ultimo è il figlio di Stefano Bontate, il “principe di Villagrazia” uno dei primi capimafia a cadere sotto i colpi dei corleonesi nella guerra di mafia scatenata da Totò Riina negli anni Ottanta.

“Non devi venire a mangiar e la pasta?”, chiedeva Lombardo a Bontade, sposato con la figlia di uno dei fratelli Adelfio, che ha da tempo finito di scontare una condanna per droga. Fu visto uscire dal locale accompagnato da Luigi Cona, personaggio noto alle cronache giudiziarie. Il suo ferimento, davanti alla rosticceria “Il bocconcino” da lui gestita, fu l’evento iniziale che portò all’omicidio di Mirko Sciacchitano.

“Sto arrivando… due minuti… sono andato a comprare il prezzemolo”, diceva Freschi ad Angelo Lombardo mentre al bar lo attendeva Capizzi.

“C’è un domicilio”, disse Lombardo un’altra volta a Freschi invitandolo a raggiungerlo al bar. Eppure, annotano gli investigatori, quando uscì dai locali nulla portò con se da consegnare a un cliente.

Che l’assunzione di Freschi costituisse una mera copertura emergerebbe dalla telefonata di Gaetano Lombardo: “Ehi Totò, ma sei vicino al bar?… ti sei dimenticato il casco”. Freschi, però, si muoveva in bici.

Al Bar Aurora si fece vivo anche Giuseppe Greco, nipote di Miche, lo storico capomafia conosciuto come il ‘papa’ della mafia e zio di Leandro Greco, oggi detenuto, che aveva preso in mano le redini del mandamento di Ciaculli.

Fresco per mascherare il suo attuale ruolo mafioso non solo avrebbe fatto finta di lavorare come cuoco, ma anche volontariato in un’associazione. Gli bastava un foglio di carta, nulla di più, da consegnare al Tribunale: “… tipo una lettera come prima… dico… io venivo sempre a fare volontariato e tutto”.


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