I boss di Palermo braccati: pizzo, pistole e baci in bocca FOTO

Palermo, boss e picciotti braccati: pizzo, pistole e baci in bocca FOTO

Immagini depositate agli atti delle ultime inchieste

PALERMO – Braccati, spiati e fotografati. Ci sono immagini depositate agli atti delle ultime inchieste che svelano la presenza mafiosa e la violenza di cui boss e picciotti sono capaci.

Armati e violenti

Possedere un’arma è motivo di vanto. “Dimmi una cosa, me la devo portare?”, chiedeva Daniele Segreto mostrando una pistola in videochiamata. Ne aveva già due, ma “non ti nego che le altre davvero me le comprerei”. Segreto, indicato dagli investigatori come uomo di fiducia del boss di Porta Nuova detenuto Calogero Pietro Lo Presti, era fra i presenti alla discoteca Notr3 nella notte in cui uccisero Rosolino Celesia.

Armati e violenti. La città diventa teatro di risse, aggressioni e guerriglia urbana. Cosa Nostra è rimasta “indifferente, nella consapevolezza che tra i soggetti coinvolti vi erano quasi sempre esponenti delle principali casate mafiose o comunque persone ‘amiche’ e che le armi utilizzate erano il più delle volte passate dalle mani degli associati”.

Secondo la Procura di Palermo, “la recrudescenza della violenza è stata sovente cavalcata da Cosa Nostra, che ha così alimentato il proprio potere, approfittando della intimidazione ingenerata nella popolazione”.

Con il fucile in strada

Violenza chiama violenza. Lo scorso luglio qualcuno ha sparato contro tre auto parcheggiate in via Cassarino nella zona di via Perpignano. Viene identificato in Bilel El Gana che usci di casa armato con una naturalezza che crea sgomento. L’episodio sarebbe stato preceduto da un’aggressione subita in un locale. La reazione furono i colpi di fucile contro le auto. I mafiosi di Porta Nuova intervennero. Gli tolsero l’arma e lo costrinsero a pagare i danni.

Auteri “ti amo”

Altro scatto simbolico è quello che ritrae Giuseppe Auteri, che durante la sua latitanza, finita con l’arresto dello scorso marzo, sarebbe diventato il reggente del mandamento di Porta Nuova. Tra i suoi favoreggiatori ci sarebbe Vincenzo Madonia. Li lega un affetto profondo manifestato apertamente.

Sul suo profilo TikTok “Vincent Madonia”, all’indomani dell’arresto di Auteri, postava una foto del boss seguita dalle parole: “II mio maestro di vita e di tutto ti amo zio”.

Il vivandiere del latitante

La latitanza di Auteri è finita in una casa modesta di via Giuseppe Recupero a pochi passi da via Oreto. Le telecamere piazzate dai carabinieri del Nucleo investigativo hanno immortalato la presenza di Pietro Di Blasi, un operaio insospettabile che avrebbe affittato la casa e fatto da vivandiere al boss. Lo hanno fotografato con i sacchetti della spesa mentre entrava nella palazzina al civico 6.

Poche ore dopo l’arresto del latitante, Di Blasi si è presentato in via Recupero, dove era ancora in corso la perquisizione, ammettendo di essere l’affittuario della casa ma negando di essere a conoscenza della presenza di Auteri.

Pizzo a tappeto

Nel covo di Auteri gli investigatori hanno trovato la lista dei commercianti che pagherebbero il pizzo a Palermo. Ci sono nomi di commercianti molto noti. Ed ecco un’altra immagine simbolo. Un anno e mezzo fa il direttore tecnico di un’impresa che stava ristrutturando un edificio in via del Celso, nel centro storico di Palermo, denunciò di essere stato avvicinato da un uomo.

“Qui non siete in regola mettetevi a posto”, gli disse. I carabinieri hanno estrapolato l’immagine del presunto esattore: Francesco Paolo Putano, che si presentò in sella ad un motorino elettrico.

Baci in bocca

La regola del pizzo vale sempre. Serve soprattutto per controllare il territorio. Altre tradizioni, come il bacio in bocca, cominciano a scricchiolare nonostante ci sia qualcuno che si ostina a ricalcare il vecchio cliché di appartenenza mafiosa.

Tonino Seranella è stato fotografato mentre baciava Francesco Paolo Viviano. Arrestato nel blitz Alexander (dal nome del capomafia Alessandro D’Ambrogio ndr), scarcerato nel 2022, Seranella non avrebbe perso tempo per mettersi a disposizione della famiglia mafiosa di Palermo Centro.

Mandamento che vai, bacio che trovi. A San Lorenzo, Domenico Serio, fratello del reggente Nunzio, rimarcava la sua appartenenza mafiosa baciando Francesco Stagno. Le indagini lo piazzano al vertice della famiglia di Tommaso Natale. Una decisione che sarebbe stata presa da Calogero Lo Piccolo prima che finisse in carcere.

Il rituale del bacio sulla bocca non piaceva all’anziano Giovanni Cusimano, secondo cui era una manifestazione pacchiana che non faceva parte della tradizione di Cosa Nostra: “… ora questa è un’altra novità… che si baciano in bocca… no i mafiosi non si baciavano in bocca… io non mi sono baciato mai in bocca…”.


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