Palermo, mafia e voti: un virus spia nel telefono del boss Sansone

Palermo, mafia e voti: un virus spia nel telefono del boss Sansone

Si conosce solo una piccola parte delle conversazioni registrate

PALERMO – Nel telefono cellulare di Agostino Sansone era stato “iniettato” un virus spia. È diventato un microfono per gli investigatori. Si indagava su altro, ma è sopraggiunta la necessità di interrompere il perverso rapporto, di ciò è convinta la Procura, fra il boss e il candidato al consiglio comunale Piero Polizzi. Entrambi sono stati arrestati ieri.

Gli irredimibili di Cosa Nostra si erano rifatti sotto. Agostino Sansone è fratello di Gaetano e Giuseppe. Impronta corleonese, la loro. Sono “come la Svizzera”, raccontò non molto tempo fa Filippo Bisconti, capomafia pentito di Belmonte Mezzagno.

Così ha spiegato il senso della sua affermazione: “… praticamente se ne fregavano di fare riferimento a qualcuno, che loro praticamente non intendevano incontrare nessuno, quando avevano bisogno di qualche cosa se la risolvevano loro stessi, non andavano a cercare nessuno. Per Svizzera s’intendeva che non volessero fare riferimento a chicchessia, proprio questo specifico argomento era il senso di questa Svizzera, tra virgolette”.

E con questa autorità da grandi vecchi avrebbero gestito la famiglia dell’Uditore. Al suo fianco Agostino Sansone avrebbe voluto Manlio Porretto. Figura strana la sua. Ufficialmente incensurato, eppure si rammaricava della collaborazione con la giustizia di Giovanni Ferrante, boss dell’Acquasanta. Non ci sono più i mafiosi di una volta, diceva. Quelli capaci di serrare i ranghi e zittire i riottosi. O meglio, ci sono ma vivono in provincia. Provincia mafiosa.

Ed ecco l’ennesimo richiamo a corleonesi. All’ala più oltranzista di Cosa Nostra. I Sansone non hanno smesso di guardare al passato e probabilmente non è un caso che la nipote di Agostino Sansone abbia sposato la figlia di Filippo Guttadauro e Rosalia Messina Denaro, una delle sorelle del latitante.

I vecchi tentato di rifarsi sotto. Conforta il fatto che, ancora una volta, la risposta della Procura della Repubblica e gli investigatori è stata immediata. Il virus spia è servito. Si conosce solo una piccola parte delle conversazioni registrate. Ci sono dei personaggi da identificare. Quel qualcuno da incontrare in orario di ufficio e l’uomo “fortissimo a Palermo”. Gente potente da assoldare per gli affari.


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