Palermo, "Pubblici ufficiali e talpe", caccia agli spioni dei boss

“Pubblici ufficiali e talpe”, caccia agli spioni dei boss

Alcuni hanno provato a scappare, uno c'è riuscito ed è latitante

PALERMO – C’era una talpa, o addirittura una rete di spioni al servizio dei boss di Porta Nuova. “Pubblici ufficiali”, dicono gli investigatori, su cui si concentrano le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Giovanni Antoci, Luisa Bettiol e Gaspare Spedale mettono in fila gli episodi, vecchi e nuovi.

Il 17 novembre dell’anno scorso Giuseppe Mangiaracina, uno degli arrestati nell’ultima operazione dei carabinieri del comando provinciale, diceva di essere stato informato che il prossimo a finire in carcere sarebbe stato “Tonino”: “Si è fermato qua, dice: ‘A Tonino su puortanu'”.

Secondo lui, rischiavano “il signor Franco pure” e “loro mirano a Massimo, a Massimo”. E cioè a Franco e Massimo Mulè, padre e figlio, vecchi boss di nuovo in carcere con l’accusa di essere i capi della famiglia di Palermo Centro.

Il 21 novembre successivo un’altra persona lo informava che le forze dell’Ordine erano “pronte” e che avrebbero effettuato “10” arresti. Mangiaracina era rassegnato: “… c’è una bella cosa preparata… qua siamo… ciò che viene ci prendiamo”.

Poi informava Franco Mulè: “… c’è la settanta appattata… una grossa cugghiuta, vedi che aspettano… grossa”. E l’anziano boss, killer scampato all’ergastolo, chiedeva: “A Natale? Cu tu rissi? La devono fare alla Carini (la caserma dei carabinieri, ndr)?”.

Anche Gaetano Badalamenti, pure lui arrestato, avrebbe avuto una soffiata: sapeva dell’arresto di esponenti di Porta Nuova, tra cui “u luongo” (cioè Tommaso Lo Presti “il lungo”, effettivamente finito in cella).

Nessuno è scappato. Erano pronti a farlo anche Giuseppe Incontrera, il boss assassinato alla Zisa, e il figlio Salvatore. La notte 25 marzo 2021, appena saputo dell’arresto di Giuseppe D’Angelo e Nicolò Di Michele, temendo di essere anche loro destinatari di un provvedimento restrittivo, si sono allontanati da casa perché “in giro c’era un macello”. Quando le acque si sono calmate sono rientrati a casa.

Chi ha fatto perdere le proprie tracce è Giuseppe Auteri. Il boss di Porta Nuova si è allontanato da casa fra il 14 e il 16 settembre dell’anno scorso. È diventato latitante il 6 luglio, e cioè dalla notte in cui i carabinieri sono andati a bussare alla porta della sua abitazione e in altre 17 durante il blitz denominato “Vento”. Il suo nome fa capolino in ogni nuova operazione.


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