“Palermo non è merce di scambio, il Pd dica cosa vuol fare” - Live Sicilia

“Palermo non è merce di scambio, il Pd dica cosa vuol fare”

L’assessore Giusto Catania: “Il modello Draghi è già fallito”

PALERMO – “La sinistra a Palermo è pronta: abbiamo la lista, il simbolo e lavoriamo per preservare la città da logiche regionali o nazionali. Nel centrosinistra e a destra, invece, hanno paura di governare e usano la città come merce di scambio: noi non ci stiamo, il modello Draghi qui ha già fallito”. Parola di Giusto Catania, uno dei leader della sinistra palermitana che lancia un appello al centrosinistra: “Abbiamo perso troppo tempo, è arrivato il momento di decidere”.

Mancano poco più di tre mesi alle elezioni palermitane, eppure centrosinistra e centrodestra sembrano avere ancora le idee confuse, il Pd dialoga addirittura con Micciché…

“Sì, c’è in corso un dibattito che secondo me nasce dalla paura di vincere le elezioni e di governare Palermo. C’è la consapevolezza che governare una città come la nostra, in questo momento, è difficilissimo e quindi l’asse si sposta su un altro livello, non sul governo della città ma su come costruire lo scambio fra la Regione e il Comune, con Palermo che fa da tappa intermedia. Un ragionamento che rifiuto ma che sta facendo, oltre alla destra, anche un pezzo del centrosinistra. E non uso il termine sinistra perché parlo del Pd”.

A Palermo si voterà qualche mese prima delle Regionali, è normale che le cose siano collegate…

“Ma non è normale trattare Palermo come merce di scambio. La sinistra, e mi riferisco al progetto di ‘Sinistra civica ed ecologista’, è stata l’unica a fare un ragionamento che è fuori da questo schema: noi siamo convinti di poter vincere le elezioni e di poter governare la città con una proposte politica chiara, senza scambi, strane alchimie politiciste e non partecipando alla fiera delle vanità in cui ognuno si alza la mattina e si candida a sindaco”.

Ninni Terminelli però si è detto disponibile alla candidatura…

“No, Terminelli ha fatto una cosa diversa: ha detto che un gruppo di cittadini ha chiesto una sua disponibilità e lui, correttamente, mette a disposizione le proprie competenze rimettendosi alle decisioni collettive di ‘Sinistra civica ecologista’, un progetto che unisce la sinistra tradizionale, quella civica, quella ecologista e quella dei movimenti. Proposte simili sono arrivate anche a me, a Mariella Maggio, a Barbara Evola, a Fausto Melluso, a Luigi Carollo ma nessuno si è autocandidato, rimandiamo tutto a un ragionamento collettivo. Abbiamo anche altre disponibilità in grado di rappresentare tutta la coalizione”.

E Mariangela Di Gangi? Viene dalla sinistra, ma è già in campo…

“Mariangela ha scelto un altro percorso, più autonomo e individualista provando a dar voce a un pezzo della società palermitana. Mi pare legittimo, ma noi stiamo facendo una scelta diversa lavorando a uno spazio collettivo, più grande e inclusivo. Non è utile disperdere le energie e spero ancora che Mariangela voglia dare il suo contributo a questo progetto”.

Il dibattito nel centrosinistra riguarda anzitutto la coalizione, ossia se allargare o meno al centro arrivando addirittura oltre…

“Per noi c’è una sola coalizione possibile ed è quella composta dalle forze politiche che hanno votato il piano di riequilibrio: la sinistra, il Partito Democratico, il Movimento cinque stelle e le realtà civiche e sociali che stanno in questo campo. Noi abbiamo fatto una scelta chiara, mentre in questo momento registriamo fibrillazioni negli altri partiti che non hanno consentito di definire il percorso che passa dalla coalizione, da una cornice programmatica e infine dalle modalità di scelta di un candidato sindaco che deve rappresentare veramente tutti. Certamente non possiamo continuare con questa ambiguità, né con un candidato sindaco diverso al giorno, bisogna decidere adesso”.

Partiamo dal Pd: Barbagallo si incontra con Micciché, a Roma Letta parla con Renzi….

“Il Partito democratico palermitano si colloca su un’altra linea rispetto a quello regionale che invece sta inseguendo la logica dello scambio. Attenzione, non voglio mettere le dita negli occhi agli amici del Pd ma vogliamo aiutarli nel dibattito e sono convinto che prevarrà il buon senso del gruppo dirigente palermitano dem. Do piena fiducia a chi sta subendo un’offensiva regionale e nazionale che li sta mettendo in difficoltà. Palermo però ha la sua storia, le sue peculiarità, non possiamo utilizzare la città come merce di scambio per alchimie nazionali, la discussione si deve fare a Palermo. Sinistra civica ecologista, tanto per fare un esempio, non ha replicato le logiche nazionali che vedono Articolo 1 al governo, Sinistra italiana all’opposizione e Rifondazione addirittura fuori dal Parlamento: qui andiamo tutti insieme, anche se nel resto d’Italia non si fanno alleanze di questo tipo”.

E il M5s?

“Inevitabilmente risente della balcanizzazione che c’è a livello nazionale, ma anche i movimenti civici hanno espresso due candidate a sindaco, quindi è evidente che c’è qualche problema. In questo quadro l’unica certezza siamo noi, l’unica lista che mette insieme le diversità e propone unitariamente una linea politica”.

Non teme che il “modello Draghi” sia un modo per mettere fuori gioco voi e Fratelli d’Italia, ossia le così dette ‘ali estreme’?

“Ma è un tentativo che a Palermo è già fallito un anno e mezzo fa, quando Italia Viva lo ha proposto e il sindaco Orlando insieme a noi lo ha respinto. In questo momento un pezzo del Pd non parteciperebbe, così come resterebbero fuori il M5s e la società civile. Ma sia chiaro, se il Pd decide di fare altro noi continueremo con il M5s, i movimenti civici e con chi condivide la nostra idea di futuro”.

Cosa dovrebbe fare il centrosinistra, adesso?

“Riunirsi subito, confermare la coalizione e stabilire quattro o cinque elementi programmatici unitari che facciano da cornice: nessuna privatizzazione dei servizi, ma anzi una multiutility pubblica che si occupi di acqua, rifiuti, energia, cimiteri, manutenzione strade e trasporti; sviluppo industriale e produttivo che passi dalla conversione ecologica, ci sono miliardi di euro a disposizione; stop al consumo di suolo; investire sulla macchina comunale con un vero decentramento, creando anche dieci municipi. Infine bisogna stabilire il metodo per la scelta candidato sindaco: ci sono le primarie, i town meeting, assemblee pubbliche nei 25 quartieri… l’importante è che si arrivi a una vera sintesi delle culture politiche della coalizione. Tutti ovviamente concorrono al governo della città, quindi definiamo metà della squadra mentre l’altra metà toccherà al sindaco che vincerà”.

Siete in giunta da dieci anni: perché non le avete fatte queste cose?

“Perché le forze politiche non erano d’accordo. Nel 2017 abbiamo delegato al candidato il programma, mentre questa volta è necessario che le forze politiche ci mettano la faccia o ci ritroveremo dopo cinque minuti con i voltagabbana che votano contro il tram o sparano a zero dopo aver governato per anni”.

Si dice che Orlando sia pronto a mollare il Pd anche in caso di “campo largo”…

“E’ sulla nostra stessa lunghezza d’onda. E a tal proposito, c’è un elemento da non sottovalutare e forse è improprio che sia io a evidenziarlo visto che il Pd esprime il sindaco, il vice e quasi tutta la giunta, ma lo faccio ugualmente: Orlando e quello che rappresenta deve essere parte di questo percorso. Il centrosinistra deve farsi carico delle tantissime cose buone fatte in questi anni e anche dei fisiologici errori e dobbiamo chiedere al sindaco di essere parte attiva di questa sfida, è un suo diritto ma anche un suo dovere per quello che rappresenta. Abbiamo ancora bisogno di far vivere dentro questo percorso di futuro un pezzo del presente e del passato della città”.

C’è ancora tempo per le primarie?

“Io più che le primarie preferirei le assemblee nei 25 quartieri della città, non per sentire bisogni che già conosciamo ma per presentare proposte. Forse però non c’è più il tempo, quindi propongo di far scegliere il sindaco ai candidati di tutte le liste: noi mettiamo i nostri 40 a disposizione, gli altri facciano lo stesso e decidiamo in modo democratico”.

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