La voce rotta solo al momento del grazie alla moglie per il sostegno e l’amore ultratrentennali, Massimo Midiri – da oggi e per i prossimi sei anni Magnifico rettore dell’Università di Palermo – traccia nella cerimonia di passaggio del sigillo dalle mani di Fabrizio Micari nella sala magna dello Steri, il sentiero di un’Ateneo che deve cambiare, appresso a un mondo che cambiato lo è già, dalla pandemia e dall’incalzante globalizzazione dell’offerta culturale: “Trasparenza, merito, democrazia, coinvolgimento”, i sensi unici che Midiri, cinquantanovenne ordinario di Radiologia, promette di imboccare. Annuncia l’assoluta fiducia nella “Consulta di prorettori che sarà chiamata a condividere decisioni e strategie”, ringrazia con i numeri l’opera del predecessore Micari: “Trovo un Ateneo in ottima salute che ha non solo raccolto ma pure vinto molte sfide: 18 milioni di euro di utile dopo un periodo di pesanti affanni finanziari, 43 mila iscritti, borse di ricerca raddoppiate”.
“FERMARE L’ESODO DEGLI STUDENTI”
Poi un messaggio che può essere letto anche nel linguaggio cifrato di istituti e dipartimenti: “Dobbiamo insistere nel creare un Ateneo studente-centrico, fermo restando il forte impegno finanziario e progettuale sulla ricerca. L’Italia è già in coda alle classifiche dei giovani laureati, la Sicilia è in grave affanno. Vero che abbiamo aumentato gli iscritti e abbiamo retto molti colpi anche grazie alle sedi distaccate di Agrigento, Trapani e Caltanissetta, ma dobbiamo essere attrattivi e vicini coniugando la didattica a distanza senza diventare una anonima università telematica. Solo così attrarremo iscritti e, soprattutto, rallenteremo l’esodo verso le università del centro-nord e del resto d’Europa”. Midiri, nel proprio articolato intervento, ha posto pure l’accento sulla necessità di volgere gli sforzi della ricerca “alla transizione ecologica e alla sostenibilità, annunciando l’istituzione di centri studi a esse dedicati”. Sulla ricerca, “è necessario allargare la platea dei bandi semplificando una burocrazia ancora penalizzante e dotandosi di strumenti per sfruttare al meglio le risorse del Pnrr”.
LA SICILIA E IL QUADRILATERO ACCADEMICO
Saluti e buoni auspici dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, dal presidente della Regione Nello Musumeci, dal sindaco Leoluca Orlando, dal decano dell’Ateneo palermitano Salvatore Gaglio. Proprio Musumeci insiste sulla “priorità di frenare l’emorragia di studenti dalla Sicilia, regione dalla quale un terzo degli studenti emigra. Dobbiamo invertire la tendenza, con l’impegno della Regione su tutte e quattro le università siciliane. Poniamoci noi come punto di riferimento dei giovani di molti Paesi africani e del Medio Oriente in difficoltà. Per me deve diventare realtà un corso tenuto in inglese e arabo per questi potenziali iscritti. Intanto, manterremo e potenzieremo i tirocini per laureato negli uffici regionali”. Musumeci scambia poi uno sguardo di intesa con Micari, ringraziandolo “per la preziosa collaborazione, a partire dal Policlinico, luogo sul quale abbiamo trovato assieme la sintesi per puntare alla qualità della ricerca coniugata all’assistenza. Tutto ciò alla faccia di certi pregiudizi su presunte difficoltà di carattere politico…”. Orlando alza lo sguardo alle volte restaurate della sala magna celebrando “la qualità dell’ufficio tecnico”, augurandosi di continuare, “in continuità con l’operato di Micari nella costruzione di una vera città universitaria , che nel quotidiano costruisca comunità e non somma di appartenenze”. L’arcivescovo Lorefice sottolinea la “comune vocazione all’inclusione e alla comunione, dimostrata nella istituzione di un corso portato avanti dall’Ateneo insieme con la Facoltà teologica, su Religioni e culture”.