Costa: "La politica ha tradito la sanità, noi da eroi ad abusivi"

Costa: “La politica ha tradito la sanità, noi da eroi ad abusivi”

Intervista al commissario Covid di Palermo. Al passo d'addio. Cosa dice Renato Costa.

“Non ho problemi a dirlo, non ho mai avuto reticenze. Sono contento perché chi ha lavorato in trincea durante la pandemia, lavorerà ancora. Ma sono complessivamente triste. Siamo passati da eroi ad abusivi e penso che la politica abbia tradito le aspirazioni di una sanità migliore”.

Renato Costa, ormai ex commissario, nel suo ufficio minuscolo all’hub della Fiera del Mediterraneo, a Palermo si prepara alla chiusura annunciata da tempo. Dal primo gennaio la struttura commissariale per l’emergenza Covid non esisterà più. Intorno a lui, alcune future memorie di una esperienza. La lettera di un amico. La dedica di un giornalista. Appunti e annotazioni. E, per ultimo, la coppa vinta in un triangolare con le altre strutture commissariali. Conoscendo le ascendenze ideologiche del presidente in pectore, la squadra l’hanno ribattezzata subito ‘La Dinamo Costa’. Ma la scrivania è spoglia. Perfino il pc su cui è passata tutta Palermo è stato portato via.

Si chiude, dunque, dottore Costa?
“Sì e avverto un impasto tra soddisfazione e rimpianto”.

Proviamo a spiegare.
“Sono felice per quello che è stato realizzato e per i legami inscindibili che si sono creati. Sono contento perché abbiamo messo in sicurezza Palermo. Mi rincuora sapere che chi ha lavorato avrà una proroga. Ma sono triste perché stiamo cancellando qualcosa che sarebbe servito”.

Parliamo dei suoi ragazzi.
“E’ un termine che mi piace, nel senso del rapporto, mai del possesso. Loro sono la parte bella, la parte coraggiosa, quelli che hanno avuto la forza di scendere in campo contro la pandemia. E, all’inizio, non c’erano i vaccini”.

Pure gli amministrativi?
“Certo, perché, nell’idea di una sanità di prossimità, non occorrono soltanto medici e infermieri. Ci vuole la logistica, ci vuole un archivio. Ci vuole, insomma, una organizzazione”.

E lei?
“Io torno nel mio reparto, al Policlinico. Torno a fare il medico a tempo pieno. Torno nell’ambulatorio popolare di Borgo Vecchio, mi sono messo a turno”.

Insomma, non le dispiace di abbandonare la carica e – i maligni dicono – uno stipendio importante?
“Rispetto a quanto prendo io come primario, ho perso qualche migliaio di euro in tre anni. Qui non ho nemmeno la tredicesima. E non è vero che la Fiera sia costata tre milioni al mese”.

Si era conteggiata quella cifra.
“Calcoli sbagliati, siamo a meno di un terzo. E parliamo di una struttura in cui nessuno ha mai guardato l’orologio, con tante persone che si sono impegnate allo stremo”.

La politica?
“La politica non ha compreso l’occasione. Non ha capito la svolta possibile. E noi, mi ripeto, siamo passati da eroi ad abusivi. Bastava rendere ordinario ciò che, ovviamente, non poteva essere più emergenziale e dare tutto all’Asp che avrebbe gestito un patrimonio di competenze, nel luogo in cui era nato. Così avremmo avuto quello che abbiamo avuto durante la pandemia: una assistenza continua, l’attenzione ai bisogni, la sanità del territorio. Insisto sull’importanza del posto, la Fiera, che tutti ormai conoscono”.

E quello che esiste non basta?
“Non l’ha scritta lei la cronaca del paziente disteso a terra al pronto soccorso di Villa Sofia?”.

Sì.
“Appunto”.

La politica, allora?
“Ha tradito un progetto. Insisto: mai avuto il vizio dei peli sulla lingua. Mi dispiace molto, anche perché il Covid c’è ancora. E ci sarà. E temo che ci sarà la sanità siciliana di sempre con i pazienti abbandonati a se stessi”.

E la sanità stessa?
“C’è chi ha compreso il valore di una esperienza. Altri si sono messi di traverso, per una idea miope e antiquata”.

Chi?
“Ci sarà tempo per riflettere, a freddo”.

Le notizie che arrivano dalla Cina non sono confortanti.
“No. Ed è sconfortante il clima da rompete le righe. Con l’idea disumana che, al massimo, pagheranno i più deboli. All’inizio c’era molto solidarietà, perché tutti si sentivano a rischio. Ora siamo all’ognuno per sé”.

Il trentuno dicembre…
“… Non dormo la notte, ma vado avanti. Nei giorni scorsi siamo stati per l’ultima volta alla Vucciria a vaccinare. Lo abbiamo fatto gratis, fuori dagli orari di lavoro, come omaggio alla città”.

Palermo non vi dimenticherà, commissario Costa.
“Lo spero”.

Lei chi non dimenticherà?
“Tutti quelli che abbiamo aiutato, con un pensiero affettuoso particolare per i fragili e per gli anziani. Li ho nel cuore”.

Chi ha sentito accanto?
“Tutti quelli che ci sono stati. Il pensiero va, per esempio, a Giusy e a Paolo, collaboratori strettissimi, a Rosario, a Simona…. Ma tutti, proprio tutti.

E ancora?
“Abbraccio mia moglie, che è medico come me. Nei momento più duri mi diceva: vai avanti, Renato, noi due siamo una cosa sola. A raccontarlo mi commuovo”.

Si nota, commissario.
“Lei ha proprio deciso di farmi piangere?”. (Roberto Puglisi)


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI