PALERMO – Ci sono i lavoratori, convocati dal sindacato, per protestare contro la manovra del governo Meloni. Ci sono gli studenti che rispondono con un corteo colorato, tra scuole da migliorare e l’onda di un naturale ribellismo giovanile. Sono mondi diversi che si uniscono sotto la bandiera della protesta, nel giorno dello sciopero generale, a Palermo.
Lo sciopero generale
La manifestazione, a livello nazionale, è stata proclamata da Cgil e Uil, la Cisl non c’è. Le scelte reciproche approfondiscono un solco già datato. Il colpo d’occhio è su luoghi differenti, per una coreografia che non offre la percezione della quantità complessiva di partecipanti. Al Politeama c’è una parte della Cgil e una di studenti. Al Teatro Massimo altri studenti. Davanti all’Ars, nell’attesa che tutti convergano lì, la Cgil presidia con la Uil.
“Sicilia bistrattata”
Da Palazzo dei Normanni arriva l’eco delle parole dei segretari generali, anticipate a Livesicilia.it. “Oggi scioperano e sono in piazza le lavoratrici e i lavoratori di settori importanti perché riguardano diritti fondamentali di tutti i cittadini, come quelli alla salute, all’istruzione, alla mobilità, ai servizi che solo una pubblica amministrazione efficiente può garantire – dice Alfio Mannino, comandante della Cgil Sicilia -. Sono lavoratori bistrattati da questo governo nazionale, che si spinge pure a volere fare cassa sulle loro pensioni, che non mette risorse sufficienti per il rinnovo dei contratti e il contrasto al caro-vita. Ma bistrattati sono in realtà tutti i siciliani e tutta la Sicilia”.
“Qui malgrado le intimidazioni”
“Malgrado le ultime intimidazioni, lavoratori e lavoratrici sono scesi oggi in piazza contro le misure prese dal governo Meloni che penalizzano il Mezzogiorno e i siciliani. La manovra economica non guarda ai lavoratori, ai giovani e per quanto riguarda le pensioni arriva perfino a peggiorare la legge Fornero cercando anche di fare la cassa sui dipendenti pubblici”. Così la segretaria generale della Uil Sicilia, Luisella Lionti.
La Cgil a piazza Politeama
A piazza Politeama , in precedenza, c’è chi borbotta, osservando la panoramica. Le bandiere della Cgil garriscono, ma, se non ci fossero gli studenti, la folla non sembrerebbe ragguardevole. Roberto, un professore, dice: “Temo per il futuro dei miei figli, scendo in piazza soprattutto per loro e per difendere il diritto allo sciopero”. Il riferimento è alla precettazione che ha ridotto da otto a quattro ore l’agitazione nel settore dei trasporti.
La protesta della scuola
Ci sono, dunque, i ragazzi delle scuole. Raccontano di sentirsi invisibili, di volere più ascolto da parte dei professori che “comunque sono bravi”. Ci sono dei tazebao spontanei, con striscioni e la solita cornice da festa rumorosa. Uno scenario antico che confina con malesseri sempre nuovi, approfonditi dalla dura esperienza del Covid. Lo dice (nelle video interviste curate con Roberto Parisi) Giovanni, studente del ‘Medi’ che partecipa al raduno del Teatro Massimo, organizzato dal Coordinamento studenti palermitani: “Abbiamo bisogno di spazi aggregativi e di riflessione. Abbiamo bisogno di sviluppare un pensiero critico. C’è troppo conformismo in giro”.
“Se guardiamo al nostro futuro in questa terra – spiega Alessandro Bianchi, rappresentante di istituto dell’Almeyda, sempre al Massimo – vediamo solo disoccupazione, precarietà o emigrazione. Non vogliamo cedere a questo ricatto, ma lottare fin da ora per pretendere investimenti per la Sicilia nel campo dell’istruzione, del lavoro e delle infrastrutture. Scegliamo di restare, ma con la garanzia delle stesse opportunità offerte al Nord Italia”. Ma anche i ragazzi appaiono divisi, nella sfilata e nelle destinazioni. Il corteo di piazza Verdi punta verso la facoltà di Lettere e filosofia, mentre gli altri sono in marcia verso l’Ars.