Caro politico, guarda quest'uomo a terra e vai a Villa Sofia

Caro politico, guarda quest’uomo a terra e vai a Villa Sofia

L'indecenza di un pronto soccorso. E le risposte che mancano.

Caro politico, impegnato nella campagna elettorale, vuoi essere almeno un po’ credibile? Dicci subito come intendi risolvere i tanti guai della sanità, cominciando dal pronto soccorso. Non raccontarci la favoletta del Ponte di Messina, non impegnarti in crociate più o meno surreali, anche se portano consenso. Dicci, qui e ora, cosa farai, per esempio, per riportare il pronto soccorso dell’ospedale ‘Villa Sofia’, a Palermo, a un livello accettabile di decenza: perché risulta al di sotto.

Ma non approfittarne per dare la colpa a medici, infermieri, operatori e altri: lavorano tantissimo e riescono a sorridere, a essere gentili, nonostante le condizioni atroci in cui sono costretti a muoversi. Il personale sanitario è vittima, quanto i pazienti, della disorganizzazione, dei buchi, delle mancanze e di tutte quelle faccende che spetterebbe alla politica organizzare. E’ la questione nazionale per eccellenza, la sanità. E siciliana.

Noi, che siamo stati in quel pronto soccorso, da pazienti, abbiamo visto avverarsi le cronache che scriviamo da anni, parole al vento, essendo la risposta, concretamente, un’alzata di spalle. Come per dire: così va il mondo. E, anche con il braccialetto degli ospiti involontari della struttura, abbiamo raccolto la disperazione dei medici. Uno ha detto: “C’è un allarme generalizzato a livello nazionale che cade nell’indifferenza. Nei programmi elettorali non c’è alcuna proposta organica e sostenibile per risolvere il problema”.

E nel frattempo le persone soffrono. Soffre quell’uomo disteso a terra la cui storia abbiamo riportato e di cui riproponiamo la foto, stavolta a colori, affinché non ci siano, ancora una volta, alzate di spalle. Soffrono i lavoratori con ritmi da infarto. Soffrono gli operatori esperti che hanno troppi capelli bianchi di rassegnazione. E soffrono i giovani che abbiamo incontrato, tutti appassionati, impegnati e capaci di bruciare lo stress in un sorriso. Loro, quell’infermiera dei tamponi, quel dottore, quella dottoressa, possono essere il futuro di una sanità migliore. Ma serve, appunto, la politica.

C’è una generazione di ragazze e di ragazzi in camice che si è sperimentata, con generosità, nel corso della pandemia e che ha salvato il salvabile, dando linfa fresca agli eserciti in battaglia contro il Covid. In pochi mesi quei soldati semplici valorosi hanno acquisito un’esperienza di decenni, sono pronti. Vogliamo davvero sprecare l’occasione? Vogliamo che vengano sommersi, precocemente, dai capelli bianchi di una sconfitta annunciata?

Caro politico, vai al pronto soccorso di Villa Sofia e osserva. Non avanzare proclami roboanti, non sventolare la bandierina. Guarda il dolore degli anziani, costretti sopra le lettighe per lunghissime ore, l’impazienza di chi sta male e deve attendere troppo per una visita, perché prima si deve pensare a chi sta più male. Non c’è ipocrisia possibile. O ti impegni, e allora sarai preso in considerazione dalle persone che, comunque, sperano… Oppure, caro politico, continuerai a narrare favole e resterai un cantastorie, in una terra che ha un tremendo bisogno di fatti. (Roberto Puglisi)


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