Papa Francesco e don Pino | Le parole che aspettiamo - Live Sicilia

Papa Francesco e don Pino | Le parole che aspettiamo

Il regalo del pontefice che trasmetteremo ai nostri figli.

Voci dalla comunità
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3 min di lettura

Cosa viene a dire Papa Francesco a Palermo? È qualcosa che sapremo solo sabato, ma su cui possiamo iniziare ad interrogarci.

Immaginiamo di trovarci all’indomani della visita del Papa. È il 16 settembre. Tutto è finito e ciascuno di noi ha fatto ritorno a casa. Sappiamo cosa il Papa ha detto. Ma è importante anche a chi si è rivolto. Francesco ha parlato ai poveri. A coloro che una cultura dello scarto considera non-popolo. Più che esclusi, scarti. A coloro che vivono per strada e si affidano alla compassione altrui per sopravvivere. A quanti guardano con disperazione al futuro, perché fuori dal mercato del lavoro. Agli ammalati. Agli anziani soli. Ai carcerati. A coloro che fuggono dalla guerra e dalla povertà, per trovare in Europa la possibilità di un futuro.

Francesco ha parlato ai laici. A coloro che, semplicemente, sono l’immensa maggioranza del popolo di Dio. Ha chiesto loro di liberarsi dalla cultura dell’ossequio. Di prendere in mano quella Parola che il Signore non ha riservato agli specialisti, né perché fosse tenuta in una libreria, bensì fosse aperta e annunciata con la propria vita. Ha chiesto di farsi prossimi dell’uomo mezzo morto incontrato per strada. Ha chiesto di non essere maestri, ma testimoni.

Francesco ha parlato ai preti. Ha chiesto di abbandonare ogni clericalismo. Di camminare con il popolo. Di pregare e vivere con il popolo di Dio. Di parlare al cuore​ dell’uomo, laddove si decide tutto. Dove si sceglie tra l’indifferenza e la comunione con il Cristo povero.

Francesco ha parlato ai giovani. Ha chiesto loro di non avere paura. Di non conformarsi alla mentalità del mondo. Di liberarsi dalla timidezza, che li porta a cercare un riparo all’ombra del potente di turno. Di essere audaci e creativi, amici dell’uomo e amici di Dio. Di avere sogni.

Francesco ha parlato alla città. Alle sue periferie in cerca di speranza. Alle sue classi dirigenti, senza una visione del futuro. Alla sua borghesia impaurita. Al suo popolo ferito. Francesco ha parlato a tutti. Perché questo fa la Chiesa. Parla a tutti. Parla ai padri e ai figli. A chi crede e a chi non crede. O crede in un altro modo. E si preoccupa di tutti. Non prima di qualcuno e poi di qualcun altro. Perché così le ha insegnato il suo maestro, la cui croce abbraccia tutta l’umanità.

Infine, Francesco ci ha detto chi è padre Puglisi. Sì, lo hai detto a noi siciliani, a quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e a quanti pensano di saperlo, perché hanno vissuto sotto lo stesso cielo. Francesco è venuto a dirci chi è questo prete martire, dal sorriso luminoso, ucciso dalla mafia venticinque anni fa. Perché noi non sappiamo chi è Puglisi e abbiamo bisogno di qualcuno che ce lo spieghi e ci dica com’è possibile che un uomo senz’armi né potere, dotato solo del piccolo libro del Vangelo e con un’immensa fiducia nell’uomo, possa cambiare il mondo.

Ecco il segreto che Francesco viene a rivelarci. Ci dirà tutto questo e anche molto altro. Lo dirà meglio, non c’è dubbio. E attendiamo con gioia di ascoltarlo, come si attende un regalo, dapprima solo annunciato, ma nulla può impedirci di fantasticare su cosa​  possa essere. E sarà bello, un giorno, trasmettere questo regalo ai nostri figli.

Quel giorno, Papa Francesco ha detto…


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