PALERMO – Un permesso premio di sei ore è stato concesso nei mesi scorsi all’ergastolano Domenico Pace, 58 anni, di Palma di Montechiaro. È detenuto da 35 anni perché fece parte del commando della Stidda che uccise il giudice Rosario Livatino.
Nessun pericolo
Il 23 luglio 2024 il Tribunale di sorveglianza di L’Aquila ha escluso l’attualità di collegamenti con la criminalità organizzata e il pericolo di un loro ripristino nonostante alcuni parenti di Pace abbiamo ricoperto recentemente un ruolo di vertice.
Secondo i giudici, a mettere al riparo da ogni rischio sono “la lunga detenzione sofferta, il ruolo secondario all’epoca ricoperto all’interno del clan e il fatto che Pace non risulti avere avuto rapporti con i cugini del padre deceduto, mentre i suoi fratelli risiedono altrove e svolgono regolare attività lavorativa”.
Pur in assenza di collaborazione con la giustizia, il Tribunale ha valutato significative la buona condotta del detenuto in carcere (il direttore si era però opposto al permesso), e “una ben avviata revisione critica del proprio passato, tenendo egli comportamenti dimostrativi di una dissociazione dall’ambiente criminale di provenienza e della recisione dei legami con esso”.
Giustizia riparativa
È emerse la “assoluta impossibilità di Pace di provvedere all’adempimento delle obbligazioni civili e degli obblighi di riparazione”, ma “l’adempimento è stato perciò sostituito con la partecipazione a convegni pubblici sul giudice Livatino, in cui egli ha raccontato la sua esperienza quale condannato per il suo omicidio e il suo percorso detentivo fino ad approdare a percorsi di giustizia riparativa”.
Il procuratore generale della Corte di appello aveva fatto ricorso in Cassazione contro la concessione del permesso premio, ritenendo che non si fosse tenuto conto del parere negativo della Direzione distrettuale antimafia di Palermo e della Direzione nazionale antimafia. I supremi giudici hanno rigettato il ricorso.
Killer di Rosario Livatino
Non è il primo permesso che viene concesso a Pace, killer di Rosario Livatino. Il “giudice ragazzino” aveva 38 anni quando fu assassinato, il 21 settembre del 1990, sul viadotto Gasena lungo la strada statale 640 Agrigento -Caltanissetta. Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato “martire della giustizia e indirettamente della fede”, ed è stato beatificato il 9 maggio 2021.