Piani per aria, alluvioni e rumore | "Attività rimaste ferme per 5 anni" - Live Sicilia

Piani per aria, alluvioni e rumore | “Attività rimaste ferme per 5 anni”

Il presidente Musumeci e l'assessore Cordaro: "Recuperato il tempo perso. Rischiavamo una multa dell'Ue".

PALAZZO D'ORLEANS
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PALERMO – Il presidente della Regione Nello Musumeci e l’assessore al Territorio e all’ambiente Toto Cordaro hanno presentato stamattina a Palazzo d’Orleans il piano regionale di risanamento della qualità dell’aria, il piano di gestione del rischio alluvioni e il piano del rumore. “Tre strumenti – ha detto il presidente della Regione – per cui negli anni precedenti era stata avviata una attività che negli ultimi cinque anni si era arenata. Abbiamo lambito l’attivazione delle procedure d’infrazione. Il dipartimento è riuscito in sette mesi di attività a terminare i tre programmi, che sono stati deliberati dalla Giunta e che sono stati trasmetti al ministro all’Ambiente”.

“Desidero evidenziare che occorre lavorare con questo metodo. – ha proseguito Musumeci – La programmazione è decisiva anche se non fa notizia. Solo sul fronte dell’ambiente mancano 6 piani di programmazione. Non si può intervenire nel settore ambientale se non abbiamo un piano che ci presenti vulnerabilità ed emergenze. Un piano a cui si sta lavorando è quello dell’aree di elevato rischio di crisi ambientale. Dobbiamo capire cosa succede nella zone del siracusano, nel milazzese, cosa è accaduto nella zona gelese. Come sapete lì il polo è al centro di un processo di riconversione industriale, facilitato dalla Regione che ha già sottoscritto il piano di riconversione industriale. Lo si attendeva da anni, finalmente con il ministero abbiamo sottoscritto l’accordo e messo le risorse: 15 milioni da parte del governo centrale e 10 milioni da quello regionale. Ora bisognerà vedere cosa faranno le imprese”.

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Esprime soddisfazione Toto Cordaro. Secondo l’assessore, l’attività del dipartimento al Territorio riesce a portare alla luce tutti i piani oggi presentati con anni di ritardo rispetto ai tempi europei. “Per ciò che riguarda il piano di tutela di qualità dell’aria. – ha raccontato – Siamo a otto anni di ritardo rispetto al decreto di recepimento di una direttiva del 2008. Rispetto al piano di mitigazione dell’inquinamento acustico, la direttiva europea è del 2002 e un decreto di recepimento del 2005. Tredici anni di ritardo, di ignavia. Rispetto al piano per la gestione delle alluvioni, infine, la direttiva europea è del 2007 e decreto legislativo di recepimento nel 2010. Voglio solo sottolineare – ha concluso Cordaro – come il piano alluvioni costituisce la condizione per la realizzazione del Po Fesr 2014-2020″.

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il dirigente generale del dipartimento al territorio e all’ambiente Giuseppe Battaglia e Vincenzo Infantino, direttore tecnico dell’Arpa Sicilia. Il primo ha sottolineato come l’attività di programmazione del dipartimento all’ambiente pur non facendo notizia è una attività che incide sulla salute dei cittadini. Il secondo invece ha illustrato alcune misure contenute all’interno di due dei piani: il piano rumore e il piano di riqualificazione dell’aria.

Le principali fondi di inquinamento in Sicilia sono le emissioni industriali e nelle città il traffico. Ma ci sono altri fattori inquinanti che spaventano i cittadini. L’Arpa riceve segnalazioni per numerose altre fonti di inquinamento come le emissioni delle navi nelle aree portuali, o gli scarichi delle navi che trasportano petrolio. I piani prevedono attività per fare fronte a tutti questi problemi e così provare a ridurre la litigiosità che si viene a creare per via dei sospetti di rischio alla salute.

Nel piano di qualità dell’aria ci sono venticinque misure e per ognuna c’è un responsabile. Per le aree industriali, per esempio, è previsto la revisione delle aree industriali. Poi ci sono misure per la riduzione delle produzioni di ammoniaca da escrementi animali, azioni per il potenziamento del trasporto pubblico e misure per introdurre l’obbligo per le aziende di installare nelle aree dei propri impianti dei misuratori d’inquinamento.

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