"Pizzo al bar del Tribunale" | Quattro condanne per estorsione - Live Sicilia

“Pizzo al bar del Tribunale” | Quattro condanne per estorsione

Il titolare denunciò di essere stato costretto a pagare 28 mila euro. Condannati il presunto estorsore e due parenti della vittima indicati come i mediatori della "messa a posto".

 

PALERMO – La condanna è pesante, specie se si considera che gli imputati hanno ottenuto lo sconto di un terzo della pena per via del rito abbreviato. Il processo riguardava il pizzo richiesto al titolare del bar del Tribunale.

Dieci anni sono stati inflitti a Benedetto Marciante, sei anni ciascuno a Francesco e Michele Lo Valvo, padre e figlio, tre anni e mezzo per Gianfranco Cutrera. I primi tre sono stati condannati per estorsione aggravata dall’articolo 7 che interviene quando il reato viene commesso favorendo Cosa nostra. Cutrera, invece, è stato assolto dall’estorsione e condannato per intestazione fittizia di beni.

Fu un caso eclatante quello scoperto dai carabinieri e dal pubblico ministero Sergio Barbiera. Marciante, considerato legato al clan di Resuttana, fu arrestato in flagranza di reato, dissero gli investigatori, mentre intascava la seconda tranche del pizzo: 18 mila euro in contanti. Neppure il fatto che il bar si trovasse all’interno del Tribunale lo avrebbe fatto desistere. Un video immortalò la consegna dei soldi avvenuta in un capannone di via Cervantes.

Francesco e Michele Lo Valvo sono parenti del commerciante. Sarebbero stati i mediatori dell’estorsione. Coloro che sarebberio intervenuti per fare ottenere uno sconto all’imprenditore. Una ricostruzione che i Lo Valvo hanno sempre respinto. La prima richiesta era stata più pesante. Marciante avrebbe preteso una tabaccheria. Poi, sarebbe sceso a 38 mila euro e infine a 28 mila, di cui 23 mila sborsati in due rate. Il pagamento del saldo di 5 mila euro saltò grazie alla ribellione dell’imprenditore che, assistito dall’avvocato Stefano Giordano, scelse la strada della denuncia. “Una strada che paga sempre, nonostante la paura con cui, inevitabilmente, ci si deve confrontare”, spiega oggi il legale. Per convincere l’imprenditore a pagare lo avevano pure picchiato e allora aveva capito di non avere altra via di uscita che chiedere aiuto ai carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo investigativo.


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