MESSINA – “Servono infrastrutture complementari, dotazioni idriche, interventi sulla mobilità e bisogna attenzionare i 7 torrenti che dovrebbero essere attraversati dal tunnel di collegamento con il ponte sullo Stretto”.
Interventi nelle zone a maggior rischio e timori per la gestione dei cantieri. Il sindaco di Messina Federico Basile rivendica un ruolo centrale della città nell’appalto per il ponte e guarda dritto ai nodi, ma senza preoccupazione.
Il progetto per la realizzazione del ponte va avanti, ma non mancano i problemi, che aria tira a Palazzo Zanca?
“Osserviamo l’andammento delle procedure amministrative che hanno portato a 60 osservazioni sul parere della commissione ambientale. Adesso si attende il Cipess, noi siamo stati sempre critici non tanto sulla realizzazione dell’opera ma sull’impatto che può esserci sulla nostra città”
Lei è politicamente favorevole o contrario al ponte?
“Questa domanda non affascina un sindaco che rispetta la legge nazionale, che prevede la costruzione di quest’opera. Il ponte è importante per lo sviluppo economico e imprenditoriale, ma il progetto, risalente a 11 anni fa, non è detto che tenga conto della mutata coondizione del territorio”
A cosa si riferisce?
“Per esempio al tema del dissesto idrogeologico, realizzare un tunnel che attraversa 7 assi torrentizi diventa un elemento da attenzionare”.
Voi fate richieste compensative?
“Noi abbiamo, come prevede la normativa, fatto richieste di opere complementari, chiedendo che le somme distratte nei confronti dell’opera ritornino in città come infrastrutture, dotazioni idriche e mobilità”.
Che risposte avete ricevuto, durante le varie interlocuzioni?
“Con l’amministratore delegato Ciucci ci siamo incontrati di recente, sembrerebbe che l’elenco di opere richieste non si discosti da ciò che sia possibile realizzare secondo la normativa. Il tema non è cosa mi diano in cambio del ponte: seguendo un iter legislativo abbiamo approntato un elenco di infrastrutture che servono al territorio prima ancora del ponte. Non può passare l’idea che l’opera complementare sia una merce di scambio”.
Lei ha rivendicato anche un ruolo diverso per il Comune, a cosa si riferisce?
“A Messina ci sarà circa il 60% dell’impatto dell’opera, è chiaro che ci deve essere una interlocuzione notevole. Noi chiediamo al Comune di essere presenti in tutti i tavoli e nell’ultimo periodo c’è stata una qualcosa è cambiato”.
Vorrebbe un ruolo diverso di Messina anche nella gestione della società Stretto di Messina?
“C’è un problema atavico per l’assenza, nella società Stretto di Messina, di rappresentanti del Comune di Messina e di Villa San Giovanni. È un vecchio problema, una polemica ormai superata. Però bisogna discutere delle decisioni che vengono prese con il territorio”.
Cosa temete?
“In questo momento la città è piena di cantieri, abbiamo il porto, le ciclabili, i parcheggi, le vie cittadine. Temiamo che la gestione dei cantieri possa appesantire una città che è già in trasformazione. È un tema corale”.
Altro elemento è il rischio sismico, cosa ne pensa?
“Allargo le braccia, scopro che l’Ingv non ha una competenza specifica, con il sindaco di Villa San Giovanni abbiamo detto che forse è meglio che l’Ingv ci dia un parere in relazione all’opera che deve nascere. Non entro nel merito tecnico, l’elemento critico è legato al fatto che la progettazione riguarda una città che dopo 11 anni è cambiata”.
Le prossime mosse?
“Non abbiamo letto cosa ha detto la Commissione e vediamo come farà il Cipess sulle 60 osservazioni”.