"L'uomo moderno |smarrito davanti al potere" - Live Sicilia

“L’uomo moderno |smarrito davanti al potere”

Un inno a resistere ai falsi miti e a non scoraggiarsi nonostante la crisi. Questo in sintesi il messaggio lanciato del presidente della Cei oggi a Catania per le celebrazioni agatine.Tra le candelore il "giovane" cereo del Villaggio Sant'Agata.  VIDEO-INTERVISTA - LEGGI L'OMELIA INTEGRALE DI BAGNASCO - ANCHE PAPA FRANCESCO RICORDA SANT'AGATA

Il cardinale bagnasco
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CATANIA – Un esempio di fortezza nella fede. Un modello da seguire. Angelo Bagnasco, vescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale Italiana, così vede Agata. Questo è infatti il nucleo dell’omelia che il cardinale ha pronunciato oggi in Cattedrale, durante il tradizionale pontificale in onore della martire catanese. “Abbiamo tutti bisogno di essere incoraggiati per non diventare cristiani timidi e paurosi. Il mondo ha bisogno della nostra testimonianza: l’uomo moderno è spesso smarrito davanti ad una cultura che esalta il potere e il denaro, il successo facile e l’apparenza. Sono, questi, fantasmi che mietono morte, che generano delusione e tristezza. Non si può costruire vita e la società su valori apparentemente fragili: è come edificare sulla sabbia. Agata ha costruito la sua tenerissima età sulla roccia di Dio, per questo ha resistito alle violente con serenità“.

L’invito di Bagnasco è rivolto, tuttavia, non solo a tutto il contesto ecclesiale, ma, tra le righe, anche a chi siede nei luoghi del potere:La Chiesa è un popolo in marcia, viviamo con gioia il nostro essere popolo la fede, la famiglia, ineguagliabile grembo della vita,  il senso del dovere, la fierezza di essere onesti nonostante tutto, la capacità di dedizione e di sacrificio, fanno la storia di tanta gente umile e semplice che non fa notizia ma fa storia”.

Uno dei passaggi più pregnanti, ha riguardato i giovani devoti agatini, gli stessi che hanno passato tutta la notte, fino al rientro, in compagnia della santa. L’esortazione è delle più edificanti: “Fate sentire la vostra giovinezza, la vostra voce, il vostro entusiasmo, avvolte turbolento, ma bello. Noi adulti vi siamo vicini con rispetto, offrendovi una parola, e forse un esempio, di sapienza e di speranza. Noi abbiamo bisogno di voi, e voi di noi. Agata ci precede”.

 

I responsabili della candelora del Villaggio sant'Agata.

Previsto intorno alle 18 l’uscita del fercolo per il tradizionale giro interno. Ci sarà stavolta anche il cereo dei macellai, fermo ieri a causa di un problema tecnico. A precedere la santa  ci sarà sicuramente il cereo del Villaggio sant’Agata, l’ultimo riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa catanese. Racconta Fabrizio Lanzafame, uno dei responsabili della candelora:”Il nostro principale obiettivo è quello di rappresentare il quartiere. Della nostra presenza durante la festa, dobbiamo ringraziare sicuramente il nostro presidente, che si è impegnato sia spiritualmente che economicamente. I lavori per costruire questa candelora sono durati tre anni. Per noi è quindi un grande onore precedere Agata”.

Nonostante la giovane età, il cereo ha tuttavia una sua storia particolarissima: “Sì – racconta Lanzafame – il nostro quartiere, già negli anni 80, aveva un suo cereo, anche se piccolino, ma non riconosciuto dalla chiesa catanese, e quindi non scendeva in processione. Girava solo tra le strade del villaggio. Successivamente si è optato affinché venisse costruito un vero cereo da offrire ad Agata. E abbiamo iniziato un percorso di istituzionalizzazione”. Finita la festa, l’attività dei portatori, continua :”Sant’agata rimane sempre nel nostro cuore, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Dopo il sei, ci riorganizziamo per quella successiva”.

Un dettaglio del cereo.

Fabrizio Lanzafame ha inoltre spiegato alcuni dettagli tecnici che fanno luce sullo sforzo di porta il cereo in processione: “Siamo in otto a portarlo. Il peso complessivo è di circa 580 chilogrammi. E non è diviso, purtroppo, in parti uguali. Le stanghe, quelli che portano il sacco sulla testa, chiamata vaddedda, che portano all’incirca 90 chilogrammi. Poi abbiamo la curia davanti, quel cinturone mastodontico, che viene portato appunto dai portatori, che è il timone della candelora, e determina la sagghiata, ovvero il movimento di sollevamento della candelora. Questo porta circa 40 chilogrammi. Poi ci sono due lati, che hanno il compito di mantenerla in verticale. Per loto il peso è di circa 35 chilogrammi”.

Lanzafame spiega pure la tradizionale annacata: “Ci sono dei canoni da seguire. Sta al capo ciurma dare i segnali giusti, e fare riposare le stanghe e i lati, per dare quel senso gioioso e danzante che in gergo si chiama la tunnata. Vi vuole sicuramente molta esperienza per fare questo tipo di lavoro. E devo dire che tutte le candelore sono bravissime in questo”.

 


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