"Ciancimino, i Ros, la trattativa" - Live Sicilia

“Ciancimino, i Ros, la trattativa”

Ore 13.20. La domanda del pm Ingroia è stata di fatto l'ultima alla quale l'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli ha risposto oggi intervenendo al processo al generale del Ros Mario Mori accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Claudio Martelli ha lasciato il palazzo di Giustizia. Il processo è stato aggiornato al prossimo 4 maggio
Martelli ha deposto al processo Mori
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Claudio Martelli

Claudio Martelli

Ore 13.20. La domanda del pm Ingroia è stata di fatto l’ultima alla quale l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli ha risposto oggi intervenendo al processo al generale del Ros Mario Mori accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Claudio Martelli ha lasciato il palazzo di Giustizia. Il processo è stato aggiornato al prossimo 4 maggio

Ore 13.15 Il pm Antonio Ingroia ha chiesto all’ex ministro Martelli se nel periodo in cui era Guardasigilli, i primi collaboratori di giustizia avessero avanzato richieste di copertura politica o agevolazioni di altra natura in virtù delle loro confessioni: “No, mai – ha risposto Martelli -. I collaboratori di giustizia si sentivano già coperti dalla legislazione varata”.


Ore 12.57.
Dopo una breve pausa è ripresa la deposizione dell’ex ministro della Giustizia Martelli al processo Mori. “Ho sempre considerato Vito Ciancimino una delle menti criminali più raffinate in organico a Cosa nostra. Un boss mafioso a tutti gli effetti, tra i più efferati e più pericolosi in virtù del suo inserimento negli ambienti amministrativi”.

Ore 12.20 “Se minimamente avessi avuto sentore di una trattativa l’avrei denunciata pubblicamente”. Così l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, rispondendo alla domanda del pm Nino Di Matteo relativa alla sua eventuale conoscenza di una trattativa tra Stato e Cosa nostra.

Ore 12.15. Alla domanda del pm Nino Di Matteo, riguardo la presunta trattativa tra Stato e mafia, Claudio Martelli ha risposto: “Seppi di alcuni movimenti che avvennero in quel periodo. Come il fatto che il Ros si stava adoperando per procurare il passaporto a Vito Ciancimino. Il giudice Ferraro poi mi disse di aver incontrato il capitano dei carabinieri De Donno, il quale le aveva fatto riferimento ad un’azione del Ros destinata a porre fine al periodo stragista. Ritenni questa una palese insubordinazione del Ros, così informai il ministro della Difesa Scotti e ai vertici della Dia”.

Ore 11.53. “Nell’estate del ’92, poco dopo la strage di via D’Amelio, incontrai il generale Delfino – spiega Martelli – che mi disse ‘non si preoccupi, le arresteremo Riina. Le faremo un bel regalo di Natale'”. L’ex ministro della Giustizia ha quindi ricordato quando, sempre nell’estate del ’92 “Fui chiamato da Craxi, che voleva riorganizzare i ministeri. Mi propose di lasciare quello della Giustizia per andare alla Difesa. Mi impuntai per restare, per onorare la memoria di Falcone, e lui accettò. Così non avvenne per Scotti, che da ministro degli Interni passò agli Esteri, dicasterò che lasciò poco dopo”.

Ore 11.33. “Qualcuno temeva una situazione ‘jugoslava’ anche in Italia, nel ’92 dopo l’uccisione di Lima”.


Ore 11.10.
Ingroia ha chiesto a Martelli cosa fece il ministero in materia di 41 bis. “Trovammo delle resistenze molto forti e delle forti perplessità riguardo alle nostre idee sul 41 bis – spiega Martelli -. In primis quella del presidente della Repubblica dell’epoca, Oscar Luigi Scalfaro. Così adottammo il provvedimento con un carattere di temporaneità. In fase di discussione in aula – ricorda  Martelli -, ci furono molti pareri contrari anche da parte di qui parlamentari più garantisti, che temevano una ripercussione negativa sul clima delle carceri. Non si stava discutendo su pensioni o qualcosa di simile – continua l’ex Guardasigilli – si stava discutendo di mafia, e ricordo che il riserbo fuori dal palazzo era assoluto. Anche in casa evitavo di parlare di certe cose”.

Ore 11. E’ appena iniziata la deposizione dell’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli. L’ex Guardasigilli, dopo aver prestato giuramento, ha risposto alla domanda di Antonio Ingroia che gli ha chiesto se durante la sua legislatura furono varate norme in materia di Antimafia. “Bisogna distinguere due periodi – ha detto Martelli – durante il primo vi fu il tentativo, su impulso di Giovanni Falcone, di riordinare il generale assetto delle procure distrettuali in tutta Italia. Ripescai una proposta di Valiani, risalente agli anni ’70, in cui si faceva riferimento ad una procura unica nazionale e remammo in tal senso. Si trattò di un rinnovo totale, che mirava al potenziamento dell’azione di contrasto alla criminalità, al miglioramento della conservazione delle prove e al miglioramento degli strumenti investigativi. Approvammo anche una norma in materia di antiracket, che nacque a seguito dell’omicidio di Libero Grassi qui a Palermo”.

Ore 10.09 – Non è ancora iniziata la deposizione in aula dell’ex ministo della Giustizia Claudio Martelli, teste nel processo al generale del Ros Mario Mori accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. L’ex Guardasigilli passeggia davanti l’aula della Quarta Sezione penale del tribunale di Palermo, dove il pm Nino Di Matteo nel frattempo ha ripercorso le ultime tappe del processo.

Riprende stamattina a Palermo il processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Muro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss mafioso Bernardo Provenzano nell’ottobre del 1995. In aula verrà ascoltato l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, citato dai rappresentati dell’accusa, i pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia, ma non Liliana Ferraro, magistrato ed ex dirigente del Ministero della Giustizia, collaboratrice di Giovanni Falcone. Il magistrato ha presentato ai pm un certificato medico in cui ribadisce l’impossibilità di essere presente per motivi di salute. Martelli e Ferraro sono stati citati dopo le dichiaraizoni rese in aula da Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino, nell’ambito della presunta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra dopo le stragi del 1992.


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