Pta di Giarre, Fidelbo si difende:| “Non c’era un progetto simile” - Live Sicilia

Pta di Giarre, Fidelbo si difende:| “Non c’era un progetto simile”

Il marito della senatrice Anna Finocchiaro, imputato nel processo sul Pta di Giarre, ha rilasciato dichiarazioni spontanee prima di sottoporsi all’esame.

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CATANIA – Si apre con un lungo elenco di competenze, specializzazioni, progetti innovativi, in un’unica parola il know how, la difesa personale di Melchiorre Fidelbo, imputato per truffa aggravata ed abuso d’ufficio, insieme ad Antonio Scavone, Giuseppe Calaciura e Giovanni Puglisi, nell’ambito del processo per l’affidamento senza gara del sistema di informatizzazione del Pta di Giarre. Prima di sottoporsi all’esame, il marito della senatrice del Pd Anna Finocchiaro chiede di poter rilasciare dichiarazioni spontanee per ricostruire l’intera vicenda. Fidelbo punta tutto sulle proprie capacità per dimostrare di essere stato tra i pochi, all’epoca dei fatti, ad avere specifiche competenze sui progetti di Casa della salute, frutto di una lunga esperienza maturata nel campo della progettazione della politica sanitaria e dell’informatica medica.

L’excursus dura oltre un’ora e in più di un’occasione l’imputato sottolinea l’unicità del progetto presentato dalla Solsamb, società creata con un capitale di appena 40mila euro nell’estate del 2007, nello stesso periodo in cui sul sito del Ministero alla Salute esce il bando per il cofinanziamento di progetti sperimentali per la realizzazione delle nuove strutture territoriali, poi divenute Pta.

“L’obiettivo non era dare vita ad una società a scopo di lucro – spiega Melchiorre Fidelbo – Certo, era un’azienda a tutti gli effetti ma volevamo principalmente incidere sulla sanità pubblica, migliorandola. In tutta la Sicilia – ribadisce più di una volta – non c’era un progetto di Casa della salute come il nostro. Solo quello di Giarre aveva tutti i requisiti previsti dal bando: efficacia, tempi di realizzazione, costi e tempi di attesa. Tutti gli altri progetti delle altre sedi – prosegue – non contenevano queste caratteristiche se non in linee generali. Inoltre noi non fornivamo un semplice software ma una piattaforma digitale”.

L’individuazione della sede, così dichiara Fidelbo, fu indicata da Antonio Scavone, all’epoca direttore generale dell’Asp di Catania, che colse l’occasione per rifunzionalizzare il nosocomio giarrese, la cui struttura per buona parte non era utilizzata e versava nel degrado. “Volevamo che divenisse un luogo di riferimento per l’utenza – spiega l’imputato – L’idea del ministro Livia Turco coincideva esattamente con quello che intendevamo realizzare. Nel 2010 il decreto assessoriale di Massimo Russo per la costituzione del Pta, che stabiliva l’individuazione di percorsi per i pazienti affetti da patologie a lungo termine, ci diede ancora più forza”.

Fidelbo poi smentisce quanto dichiarato nell’udienza precedente dal coimputato Antonio Scavone. “Escludo categoricamente – dice in aula – una telefonata in mia presenza a Saverio Ciriminna con cui non avevo alcun rapporto personale ma solo istituzionale”.

Nessuna sollecitazione dice ancora l’imputato sarebbe stata compiuta nei confronti dei funzionari ministeriali e regionali. “Al Ministero chiesi solo informazioni in merito al finanziamento – spiega Fidelbo – e quando ho saputo dalla funzionaria Paolina Caputo che era stato assegnato, ma che si rischiava di perderlo per la mancanza del cofinanziamento regionale, mi attivai per evitare che accadesse. Ho svolto solo un ruolo informativo – ribadisce – tra il Ministero e l’assessorato regionale dove, con l’arrivo di Massimo Russo era cambiato l’intero staff e nessuno era a conoscenza del finanziamento”.

Sulle dichiarazioni spontanee appena rilasciate il pubblico ministero Alessandro La Rosa chiede che l’imputato fornisca alcune precisazioni. A colpire è la sicurezza con cui si è detto convinto che il progetto della Solsamb fosse l’unico ad avere i requisiti a differenza degli altri, compilati in modo generico. Il pm chiede se avesse avuto modo di visionarli. “Non ricordo se la dottoressa Caputo me li mostrò – dice in aula Melchiorre Fidelbo – però mi convinsi che il nostro era un progetto molto più specifico rispetto agli altri”.

L’imputato dichiara di essere rimasto all’oscuro delle modalità, del tutto irrituali, con cui il progetto della Solsamb era giunto al ministero, ovvero brevi mano. Motivo per il quale non era stato nemmeno valutato, come già dichiarato in aula dal funzionario Caputo. I soci di Melchiorre Fidelbo, Salvatore Sciacca, Salvatore Sciacchitano e Giovanni Benedetto, primi testi della difesa, saranno ascoltati nella prossima udienza fissata per il 28 aprile. Il primo luglio poi a salire sul banco dei testimoni sarà l’ex assessore regionale alla Sanità Massimo Russo.

 

 


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