Bissoli: “Tutto su Incarbone,| Basilotta e Lombardo” - Live Sicilia

Bissoli: “Tutto su Incarbone,| Basilotta e Lombardo”

Nomi e cognomi di peso si intrecciano nella fase embrionale della più grande opera che Catania abbia mai visto. Il promotore Bissoli, al centro di tutto, si difende, e svela quasi tutti i retroscena. Tranne uno: i soldi chi li mette?

CATANIA- Per il progetto di edificazione del Pua i cittadini non potranno mai conoscere l’identità di coloro che sono pronti a investire circa 300milioni di euro, si tratta di un fondo estero anonimo e l’imprenditore Renzo Bissoli, promotore dell’affare, sollecitato sul punto risponde così: “Consegneremo tutti i particolari agli organi preposti al controllo, non possiamo rendere pubblici i nominativi degli investitori che fanno parte di un fondo estero, ma sulla trasparenza stiamo investendo molto, prevedendo l’istituzione di un protocollo di legalità anche se non è obbligatorio per gli appalti privati”.

Bissoli ha lavorato molti anni in alta Italia, ma non ha mai troncato il suo legame con la Sicilia, è stato amministratore della Smeb che, perdendo una concessione regionale, è stata costretta a portare i libri in tribunale. Da lì è arrivata l’iscrizione a carico di Bissoli, nel registro degli indagati. “Un atto dovuto -replica- gli atti giudiziari stanno confermando che ho operato correttamente e che l’azienda fallì non per l’azione degli amministratori ma per fattori esterni”.

A quel punto si era già aperto, per Bissoli, un altro capitolo. Un grande investimento, l’ennesimo in grado di trasformare i terreni di Mario Ciancio in oro, anche quelli che confinano con l’aeroporto di Catania, i cui indici di edificabilità sono stati salvati dalle prescrizione Enac grazie all’inserimento in un comparto edificatorio creato da Bissoli. Quanto basta per sorseggiare uno champagne con Ciancio.

Ma a infuocare la calda estate d’agosto è arrivata la sentenza di condanna di Raffaele Lombardo, che immortala l’imprenditore Bissoli al telefono con l’ingegnere Mariano Incarbone, adesso condannato in appello al processo Iblis per concorso in associazione mafiosa ma, è bene precisare, incensurato quando nel 2007 dialogava di affari con Bissoli.

C’è un’esclamazione che resterà celebre, racchiude in poche battute la gioia dei due imprenditori per la lieta notizia dell’approvazione di un importante passaggio burocratico: “Uno a zero, palla al centro”.

Non trattandosi di mondiali, né di Champions League, che ci faceva Bissoli al telefono con Incarbone? “Incarbone -risponde Bissoli a LivesiciliaCatania- era uno degli imprenditori più stimati di questi città ed era interessato a verificare se con le sue aziende poteva lavorare nel progetto del Pua”.

Il rapporto tra i due, secondo Incarbone, sarebbe iniziato “a Lourdes”, per una questione di “fede”.

E quando le cose iniziarano ad andare male per le aziende di Incarbone, Bissoli si dimostra disponibile tanto da scomodare “il capo”, Raffaele Lombardo. “Parlai con Lombardo e con altre persone proprio di Incarbone, ma mi ricordo che non mantenne le promesse, tanto che Incarbone disse <Ci sta prendendo per il culo>”.

“Non avevo alcuna interessenza con le imprese di Incarbone -continua Bissoli- era uno che cercava lavoro da me ed era assolutamente incensurato. Tutti stimavano e parlavano bene di Incarbone, io non sapevo niente della sua storia, era appena arrivato a Catania. Io voglio dirlo chiaramente: lo considero ancora una persona perbene”.

C’è poi un certo signor Santo La Causa, capo militare della mafia che ammazza, che parla del progetto sulla Playa e del ruolo di Incarbone.

“Io non so chi sia questo La Causa”, si difende Bissoli.

Ma non è finita. Quando si sparge la voce che alla Playa dovrebbe sorgere una mega struttura, Bissoli non fa mistero di aver incontrato uno dei Basilotta “il fratello, non Vincenzo”.

“In quella fase -ricorda ancora Bissoli- venne anche lui per cercare lavoro e io gli dissi, come dicevo a tutti, che era ancora troppo presto. Ho sempre detto a tutti una cosa importantissima: <Guardate che ci sarà un protocollo di legalità che sarà applicato anche se si tratta di un appalto privato. Sarà chi di dovere che vaglia la possibilità>”.

L’inizio dei lavori potrebbe avvicinarsi, ci sarà anche il famigerato protocollo di legalità, ma conoscere nomi e cognomi di coloro che investiranno 300milioni di euro a Catania, è fondamentale per garantire la trasparenza dell’intera operazione.


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