PALERMO – L’ultima parola sul nome non è ancora stata pronunciata ma di certo c’è che il nuovo soggetto politico lanciato da Raffaele Lombardo, Roberto Lagalla e Gianfranco Miccichè non metterà in soffitta il Movimento per l’autonomia. La colomba lombardiana simbolo del Mpa, che quest’anno compie venti anni dal suo ‘primo volo’, resterà in vita.
Il patto Lombardo-Lagalla-Miccichè
Lombardo ha accettato il rassemblement centrista con il sindaco di Palermo e l’ex presidente dell’Ars ma non ha alcuna intenzione di abbandonare la sua creatura. Dall’unione con i nuovi compagni di viaggio nasceranno gruppi consiliari in giro per la Sicilia e una pattuglia di deputati all’Ars più consistenti: ed è in quest’ottica che la nuova ‘cosa’ centrista intende muoversi.

Più forza significa anche maggiore capacità di rivendicazione degli spazi, alla vigilia di una nuova tornata di nomine di sottogoverno alla Regione: dai Consorzi (di bonifica e universitari) ai vertici Iacp, senza dimenticare Esa, Crias e Ircac. Il Mpa, quindi, resterà in piedi. Lombardo non vuole ripetere l’errore del 2012, quando diede vita a quel Partito dei siciliani mai entrato nel cuore dell’elettorato.
La colomba Mpa continua a volare
La convention del 22 marzo a Enna, provincia che dopo Catania è diventata la seconda patria del Mpa, darà maggiori risposte su nome e simbolo dell’alleanza che, intanto, conferma un dato di fatto: la capacità di Lombardo di spiazzare alleati e avversari. Una capacità di protagonismo unita all’indole camaleontica che in venti anni ha portato Lombardo a braccetto con la Lega e in alleanza con il centrodestra di Silvio Berlusconi, ma mantenendo sempre la propria ‘autonomia’ di movimento.
Raffaele Lombardo, autonomista e autonomo
Accadde così che il Lombardo presidente della Regione, al quarto rimpasto dopo due anni di legislatura, voltò le spalle all’allora Pdl e ad una buona parte degli alleati (Cuffaro compreso) per governare con quel Partito democratico che aveva sconfitto alle Regionali. “Ma il ribaltone lo ha fatto il Pdl in Aula non votando una buona legge”, disse in quei giorni. Di acqua ne è passata sotto ai ponti dalla stretta di mano tra il governatore autonomista e l’allora segretario regionale dem Giuseppe Lupo: la colomba Mpa ha continuato a trovare appoggi nel panorama della politica nazionale e regionale.
Da governatore fu barricadero e dialogante, capace di sbattere i pugni sul tavolo per chiedere a più riprese “l’attenzione di Roma” ma anche di tessere trame politiche più concilianti. La prima mossa una volta giunto a Palazzo d’Orleans fu lo stop al progetto dei termovalorizzatori avviato dal suo predecessore Totò Cuffaro, e c’è chi giura che anche oggi Lombardo non sia entusiasta della soluzione individuata per risolvere il problema dei rifiuti.

Il rapporto Lega-Mpa
Travagliato, e fatto di amore e odio, il rapporto con la Lega. Il patto del 2006 con Umberto Bossi “per porre fine alla conflittualità tra autonomia e federalismo e trasformare i conflitti in sinergie e collaborazione tra Nord e Sud del paese”. Un’alchimia politica che portò a bagnare le spinte secessioniste del Carroccio nell’autonomismo espresso dal movimento fondato dal leader originario di Grammichele.
Il 2008, l’alleanza con Berlusconi
Due anni dopo la caduta del governo Prodi l’ingresso stabile nella coalizione di centrodestra. Il ponte sullo Stretto come regalo di nozze che Berlusconi portava in dono al Movimento per l’autonomia. Il risultato di quell’alleanza furono otto deputati e due senatori in Parlamento per la pattuglia autonomista. Anche quella una scommessa vinta nei numeri da Raffaele Lombardo.

Lega-Mpa, amore e odio
Nell’ottobre 2023 l’amore sembrava risbocciato a dispetto del periodo autunnale. Matteo Salvini scese a Palermo per firmare idealmente la nascita di un nuovo polo tra i due partiti ma alla fine all’interno del Carroccio siciliano ebbe la meglio la linea di Luca Sammartino, per nulla entusiasta di quel ritorno di fiamma. Cinque mesi dopo Lombardo annuncerà la fine anticipata del nuovo percorso. “Un’occasione perduta – spiegherà -. Una iniziativa voluta da Salvini ma ‘picconata’ dai cosiddetti leghisti siciliani”.

Il rapporto Lombardo-Schifani
Sono gli stessi giorni nei quali il Mpa e il suo leader assumono i panni di ‘grillo parlante’ della coalizione di centrodestra che sostiene Renato Schifani alla presidenza della Regione. Per mesi gli uomini di Lombardo all’Ars non mancano di segnare con la penna rossa ciò che non va nell’azione di governo, a cominciare dal nervo scoperto Ast. Un Mpa di lotta e di governo, insomma, concavo e convesso allo stesso tempo, come solo il suo leader sa essere.
Ne viene fuori inevitabilmente un inasprimento dei rapporti tra il leader autonomista, che per un certo periodo non lesina critiche pubbliche al suo successore. Segnali di fumo verso Palazzo d’Orleans che portano ad un incontro chiarificatore per mettere fine, almeno all’apparenza, alle guerre sotterranee nate subito dopo le elezioni europee.
Con il voto per Bruxelles Lombardo ha portato il suo Mpa in orbita Forza Italia. I voti autonomisti per Caterina Chinnici hanno fatto lievitare il risultato degli azzurri, guidati in Sicilia da Schifani. Il matrimonio è stato celebrato poi a metà dicembre: Mpa ufficialmente “affiliato” a Forza Italia, con la benedizione di Antonio Tajani. Tutto questo avveniva appena 24 ore dopo l’annuncio della nuova avventura politica: Lombardo, Lagalla e Miccichè insieme.

“Nessun complotto contro Schifani, che resta il nostro candidato per il 2027”, si affrettarono a chiarire i tre nel giorno del lancio dell’alleanza a Palermo. Il 20 dicembre arriverà anche il brindisi natalizio a suggellare la pace anche tra Schifani e Miccichè sotto lo sguardo di Lombardo, eterno mattatore della politica siciliana.