ROMA – Di automobili che si spostano sull’acqua anche in condizioni difficili se ne sono viste molte, a cominciare dal Maggiolino anfibizzato di Bent Axel Schlesinger che nel 1964 attraversò per la prima volta lo Stretto di Messina (impresa ripetuta nel 1984) o dalla Panda Terramare di Maurizio Zanisi che nel 2006 vinse le difficoltà della Manica.
Ma di vetture capaci di percorrere lunghi tratti di mare viaggiando in immersione fino a 30 metri di profondità non se ne erano praticamente viste, dato che l’iconica Lotus subacquea di James Bond era un ben realizzato trucco cinematografico. E non è nemmeno da considerarsi tale la performance della Tesla Model S Plaid impiegata nello scorso febbraio in una navigazione ‘semi sommersa’ fino al parabrezza nei circa 2 metri d’acqua di un bacino artificiale.
Ecco perché quanto è riuscito a fare in Australia il 29 luglio un fuoristrada Toyota Land Cruiser serie 40 del 1978 (trasformato con propulsione elettrica) è subito entrato nel Guinness Book of Records per la guida subacquea più lunga. L’auto si è immersa nello stretto portuale di Darwin sul lato di Mandorha ed emersa 4,2 miglia nautiche (7,8 km) dopo a Mindi Beach. Il team, composto da numerosi ingegneri meccanici (guidati da Glen Summers) ma anche sommozzatori e addetti alle imbarcazioni di appoggio, è stato ispirato da un simile tentativo di record nei primi Anni ’80 con un Land Cruiser il cui motore (convenzionale) funzionava grazie a un doppio snorkel da 60 metri). Il veicolo si bloccò dopo 3 km e l’allora tentativo di record fallì. Adesso la propulsione elettrica, presente ad esempio nei sottomarini ha consentito di portare a termine l’impresa.
“Queste auto più vecchie sono facili da convertire – ha dichiarato Summers al magazine locale Cosmos – e sono resistenti perché semplici. Non abbiamo fatto nessun lavoro sulla carrozzeria e nemmeno sui pannelli, e non c’erano cablaggi elettrici o airbag da straccare”.
Sotto l’acqua la Toyota Land Cruiser si è mossa molto lentamente, da 1 a 3 chilometri all’ora anche perché I pneumatici erano stati completamente riempiti d’acqua per fare da zavorra e appoggiarsi sul fondo. Quello che il team non si aspettava era il tempo che hanno richiesto le manovre – esattamente come avviene in superficie – per superare un impantanamento nel fango. Ogni volta che ciò accadeva, il team subacqueo di appoggio ha dovuto attaccare al Land Cruiser dei palloncini per sollevarlo dal fango. E la stessa cosa è stata fatta per superare un gasdotto. Nonostante questi rallentamenti (complicati dalla frequente necessità di cambi dei driver) l’auto denominata Mudcrab – cioè granchio del fango – 12 ore dopo l’immersione è emersa dal mare dall’altra parte del porto, un percorso che viaggiando sul traghetto si compie in 15 minuti.