Schifani e il fattore Miccichè

La talpa che scava: Schifani e il fattore Miccichè

Le fibrillazioni in Forza Italia. Si avvicina la resa dei conti.
LA SFIDA ENDEMICA
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(Roberto Puglisi) “Ben scavato vecchia talpa”. Il grido scespiriano di Amleto, principe di Danimarca, non è paragonabile ai sussurri spesso velenosi dei nostri palazzi del potere. Ma anche qui – parafrasando – c’è una talpa metaforica che scava e rosicchia nelle sicurezze di Renato Schifani e le rende inquiete. Il suo nome è noto, lo stesso presidente della Regione non ne ha mai fatto mistero. Si chiama Gianfranco Miccichè.

L’affondo di Schifani

“Per ora mi occupo di fare il presidente della Regione, anche se il mio partito mi sta a cuore – ecco la recente sortita del governatore -. Registro, però, che Forza Italia vive una situazione estremamente critica, direi quasi pirandelliana. Vi è un gruppo compatto attorno a Forza Italia, al simbolo e anche al presidente della Regione, e poi c’è un altro parlamentare (Miccichè, ndr) che è coordinatore forse solo di se stesso”.

La rottura che viene da lontano

Si parlava (anche) di amministrative. Una vicenda delicatissima che attiene alla presentazione delle liste, ai bilancini, alle alchimie che in ogni partito, come pure in Forza Italia, dovranno guidare le sfide nei territori. Ma la portata del contrasto è endemica, dura da tempo e non accenna a sanarsi. Schifani non ha accettato il Vietnam quotidiano che Miccichè aveva apparecchiato a Musumeci e ha affrontato la disfida con piglio risoluto. Tuttavia, Gianfranco è sempre lì. A scavare e a punzecchiare, in beata solitudine, ogni volta che gli capita l’occasione, provando a turbare i sonni di Renato.

Una delle ultime punzecchiature? Sulla storia dei precari Covid: “Questo atteggiamento fariseo di alcuni deputati nella questione dei precari Covid non è certamente la posizione di Forza Italia. Se invece di accettare l’elemosina di 200 milioni di euro sugli otto miliardi che spettavano alla Sicilia, si fosse fatta una vera trattativa, adesso ci sarebbero i fondi per risolvere la questione. A questo punto trovi il governo la soluzione”.

Io e Gianfranco…

Agli atti di una insanabile diversità, rimane, con il resto, una intervista del presidente Schifani in cui narrava, dal suo punto di vista, i retroscena di un dissidio. “Io e Gianfranco – ecco le parole precise – ci siamo incontrati a casa mia. Un caffè, una bella chiacchierata, garbata e cordiale. E siamo riusciti a trovare una sintesi. Lui avrebbe scelto il Senato, mantenendo il rapporto con la Sicilia con una presenza politica qualificata. Stretta di mano. Lui contento, Berlusconi pure, io contentissimo perché abbiamo sempre intrattenuto un rapporto umano. E poi…”. Dopo le virgolette, un cataclisma di incomprensioni continue.

Il fastidio del governatore, adesso, è scandito dalla denuncia della situazione ‘pirandelliana’, altrimenti regnerebbe il silenzio. Gli ultimi sviluppi somigliano al preludio di una chiassosa resa dei conti. Le amministrative incombono e le talpe scavano. Alla fine, di chi saranno le buche?


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