PALERMO – Il Piano c’è. Ma è solo un punto di partenza. Il cammino che porterà al passaggio dalle Province ai liberi consorzi sarà una corsa ad ostacoli. E potrebbe protrarsi più a lungo del previsto. L’assessore alle autonomie locali Patrizia Valenti, infatti, spiega: “Il governo ha l’interesse a completare la riforma entro il 31 dicembre, così come previsto dalla legge. Ma una cosa è certa: il transito dai vecchi ai nuovi enti porta con sé problemi di varia natura. Bisogna fare tutto con grande attenzione, senza farsi sopraffare dalla fretta”. Niente fretta, quindi. E così, l’ipotesi di un commissariamento lungo, lunghissimo (che potrebbe giungere fino al dicembre del 2014) non è così lontana. “Al momento – conferma l’assessore Valenti – non possiamo escludere nulla. Ma siamo comunque fiduciosi”.
Ma, come detto, i problemi sul tappeto sono tanti. E la scelta di riprendere l’attività dell’Ars a metà settembre non aiuterà certo a far presto. Al momento, la (vera) riforma delle Province è tutta in due disegni di legge approvati in giunta e in un documento di sintesi, frutto dello sforzo dei “gruppi di lavoro” individuati dall’assessorato per affrontare i diversi temi ancorati al transito dalle Province ai Consorzi. “I gruppi di lavoro – prosegue l’assessore Valenti – sono formati da illustri docenti universitari ed esperti dei vari settori. Il loro contributo è stato importantissimo, e rappresenta la base da cui partire, visto che quegli studi si basano su dati e cifre oggettivi”. Si partirà da lì, insomma. I due disegni di legge (uno che contiene il ‘modello di conversione’ dal vecchio al nuovo ente, l’altro con le norme transitorie) e lo studio dei gruppi di lavoro, poi, verranno messi a disposizione dei vari capigruppo, delle varie forze politiche dell’Assemblea regionale. “E’ previsto – aggiunge la Valenti – che gli esperti possano incontrarsi con i deputati, al fine di giungere a una sintesi e di poter fornire i chiarimenti che i parlamentari legittimamente chiederanno”.
Lo schema di partenza, però, è chiaro. Il passaggio ai liberi Consorzi avverrà contestualmente alla nascita delle tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Quanti saranno i Consorzi? Al momento, non esiste una cifra ufficiale. “Nel nostro disegno di legge – puntualizza Patrizia Valenti – non abbiamo previsto un numero, ma abbiamo fissato dei limiti di popolazione. Il limite minimo è di 150 mila abitanti, quello massimo di 500 mila. Se fosse considerato quest’ultimo, visto che le tre città metropolitane ingloberanno circa 2,5 milioni di abitanti, i nuovi consorzi sarebbero non più di cinque”. Ma quasi certamente non sarà così. Sia perché non sono ancora stati fissati i limiti delle città metropolitane, sia perché la “mappa” sarà il frutto, come detto, di una ulteriore concertazione.
Anche se la “bozza Valenti” non ha finora raccolto molti entusiasmi da parte delle forze politiche. Sia di opposizione, che di maggioranza. “Quella dell’assessore Valenti – attaccano i deputati del Partito dei siciliani Roberto Di Mauro e Vincenzo Figuccia – è una proposta schizofrenica, evidentemente sganciata da logiche di risparmio e di efficienza, che sembra rispondere in modo palese ad interessi di singoli politici, se non addirittura del solo presidente Crocetta e del suo partito di riferimento”.
Ma, critico è anche il Pd, attraverso le parole del deputato Giovanni Panepinto: “La bozza di riforma delle competenze delle Province presentata dall’assessore Patrizia Valenti – ha detto – è carente e fragile: appare come un assemblaggio di idee senza un progetto organico. Il gruppo Pd lavora da tempo ad una riorganizzazione armonica di funzioni e competenze, che metta al centro i Liberi Consorzi in equilibrio con gli altri due livelli: Regione e Comuni”.
Ed è proprio il rapporto tra i vari enti locali a sollevare il maggior numero di dubbi. Nella bozza del governo, infatti, ai Consorzi verrà destinata la competenza sulla gestione dell’acqua e dei rifiuti, oltre a maggiore titolarità in tema di Turismo. “Ma in altri casi – precisa l’assessore Valenti – proveremo a mettere ordine, togliendo ai Consorzi le competenze, ad esempio, sui Beni Culturali e sulla Formazione, che fanno già ampiamente capo alla Regione. Dobbiamo eliminare i casi di sdoppiamento delle funzioni, che si traducono solo in nuovi uffici, nuovi responsabili, nuove indennità. Non capisco – aggiunge – le polemiche provenienti dai gruppi politici. La riforma verrà portata al vaglio del Parlamento, e ciascuno potrà fornire il proprio contributo”.
Questo, da settembre. Ma intanto alcune questioni già scottano. A cominciare dal rischio di vedere, a settembre, i portoni dei licei linguistici siciliani chiusi. Mancano i soldi per pagare il personale. Ma l’assessore Valenti descrive una situazione assai più differenziata. “Intanto – spiega – abbiamo aggiunto uno stanziamento di cinque milioni ai dieci già previsti. Dovranno servire per garantire il diritto allo studio. Ma il tema non è avvertito in maniera analoga in tutte le zone della Sicilia. A Ragusa e Siracusa, per esempio, i licei linguistici non sono più di competenza delle Province. Mentre a Trapani, l’ente ha sforato il patto di stabilità. Per questo motivo, anche se destinassimo delle somme, non potrebbero essere spese. Per questo – prosegue – nel Trapanese abbiamo pensato a un’altra soluzione: statalizzare i licei, magari consentendo il mantenimento della specificità attraverso dei corsi”.
Uno dei temi che sarà invece certamente al centro delle discussioni settembrine (e oltre) è ovviamente quello riguardante il destino del personale dei Consorzi. E su questo punto, l’assessore Valenti annuncia: “Noi opereremo soprattutto un riordino delle competenze tra i nuovi enti, la Regione e i Comuni. Il personale, quindi, seguirà il settore nel quale ha lavorato. Per intederci, se un dipendente della Provincia si era occupato di Beni culturali, e noi decideremo di trasferire queste competenze in mano alle Soprintendenze, allora quel dipendente verrà trasferito alla Regione. Lo stesso avverrà per le competenze che pensiamo di trasferire ai Comuni, come quelle riguardanti le scuole. Ma ovviamente, tutto questo – puntualizza – dovrà passare attraverso un’attenta verifica dei singoli patti di stabilità e tramite un trasferimento di fondi per quegli enti – penso proprio ai Comuni – che sono già in gravi difficoltà finanziarie”.
Tutti nodi da sciogliere, sulla carta, nel ristretto varco compreso tra la fine di settembre e il 31 dicembre. Poco più di tre mesi, che potrebbero non essere sufficienti. Anche perché in quei giorni, governo e parlamento dovranno affrontare altre emergenze scottantissime come quelle – e il tema non è del tutto slegato da quello delle Province – riguardante i ventimila precari degli enti locali, per i quali bisognerà studiare un piano di stabilizzazione. Proprio per questo, ma non solo, è già emersa l’idea di “posticipare” il passaggio ai liberi Consorzi, di un anno. Una proposta avanzata, ad esempio, dalla Funzione pubblica della Cisl: “Crediamo – spiega il segretario generale Gigi Caracausi – che quel lasso di tempo potrebbe consentire di fare le cose per bene, senza traumi e senza errori. Siamo assolutamente favorevoli – aggiunge – alla lotta agli sprechi legata al riordino, ma questa non può passare sulla testa dei dipendenti della Provincia. E comunque, la riforma non potrà essere varata senza l’accordo con le parti sociali. E in questo senso, attendiamo una convocazione da parte dell’assessore”.
Assessore che, come detto, non scarta l’ipotesi: “La fretta – ammette – può essere cattiva consigliera. Crediamo di poter varare la riforma entro il 31 dicembre. Ma non possiamo nemmeno escludere un possibile spostamento di qualche mese, se questo può consentire di superare alcune emergenze e giungere a un Piano ampiamente condiviso”. Insomma, i commissariamenti potrebbero andare avanti ancora per un po’ e la riforma, annunciata già per “fatta” alcuni mesi fa, andare in contro a una lunga, magari lunghissima gestazione.