Rino Martinez, cronaca di un orrore | "Ho visto i bambini piccoli morire" - Live Sicilia

Rino Martinez, cronaca di un orrore | “Ho visto i bambini piccoli morire”

Il ritorno da un viaggio incredibile, pieno di pericoli e di insidie. E il racconto che colpisce

PALERMO- Guardi Rino Martinez e capisci che l’Africa non lo lascerà mai. E che lui non lascerà mai l’Africa. Gli è entrata dentro come una musica insistente. Ha preso dimora. E non se ne andrà. Guardi i suoi occhi, con le occhiaie del dolore, che cercano speranza e che la trovano, seppure a fatica. Adesso, Rino, mentre prende un caffè, mentre scruta i palazzi e le strade di Palermo, mentre si sente schiacciato, fuori dalla foresta profonda dei pigmei, è soprattutto un uomo stanco. Da quell’Africa, la sua eterna Africa, è tornato, dopo averla percorsa ancora una volta, con l’associazione ‘Ali per volare’, per i progetti di solidarietà, per l’ospedale, per curare persone che nessuno immagina come tali. Ma il cielo primitivo sopra i villaggi gli è rimasto addosso, accanto al muso dell’ippopotamo e all’urlo del gorilla di notte. E sono lì e premono per uscire dal ripostiglio delle esperienze indimenticabili.

Rino racconta con la sua bella voce da cantautore. E’ un’altra melodia che cura le dissonanze della sofferenza: “Sono partito il primo maggio e sono arrivato nella foresta equatoriale congolese. Lì ci sono i pigmei, proprio all’interno, dove non si vede mai nessuno. Ci sono gli ippopotami, i gorilla e abbiamo avuto a che fare, con un po’ di spavento, pure con un serpente anaconda. E ci sono le paludi, le malattie, le piaghe… Non è una prospettiva credibile, se non la vivi direttamente, se ne hai un vago sentore. Quando ne parlo qui, la gente rimane a bocca aperta come se la mia fosse la testimonianza di uno che è piombato da un pianeta lontano”.

La voce di Rino si colora di scuro: “Sai, i pigmei sono universalmente riconosciuti per la bassa statura, ma nessuno si preoccupa di loro come esseri umani. Rammenti la storia di Mama Pauline, con la sua malformazione al viso, che abbiamo salvato a Palermo grazie a una incredibile operazione e medici fantastici? Ecco, in questo video c’è la festa che le hanno riservato al villaggio”. Si scorgono ragazzi meravigliati per il miracolo della guarigione. Sono imbarazzati. Poi, una ragazza bellissima tende le mani: “Ehi, Mama…”. E cominciano gli abbracci.

La voce di Rino si rischiara un po’: “Ci sono villaggi che nelle carte geografiche nemmeno esistono. Tutti mi chiamano ‘emmatà’, cioè colui che aiuta. Oppure ‘l’angelo’. Loro hanno una religione semplice, il misticismo del sole, della luna, delle stelle. A undici anni le bambine si sposano e mettono al mondo i figli. Li ho visti nascere, in condizioni tremende, e mi sono sentito puro, lo spettatore dell’infinito. Ma li ho visti anche morire i bambini, nonostante tutti gli sforzi per evitarlo. Se la mamma non può nutrire due figli, uno lo abbandona. Non è cattiveria, è una scelta tragica. O ne salvi uno, o muoiono tutti e due”.

La voce si rimpicciolisce: “Sì, ho visto morire i bambini, con i medici e gli infermieri che cercano sempre un prodigio. Ma ho visto pure i sorrisi dei bambini che giocano, anche se hanno la pancia gonfia per le infezioni. Avverto impotenza e amore, mescolati in uno strano modo. Io sono l’uomo bianco con i capelli lunghi, così mi vedono. Sono quello che va lì dove nessuno andrebbe”.

Silenzio. Il caffè nella tazzina è gelido, pure lui impotente. Dai, Rino, ricorda di come hai conosciuto Lucio Battisti, del tuo affetto per Lucio Dalla e di quando…”. E Rino racconta della sua vita di cantautore, amato da tantissimi, con i semitoni di cento aneddoti. E la voce torna lentamente a casa. E i suoi occhi, adesso, cantano.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI