Riscossione Sicilia cerca casa| "Troppi 98 mila euro al mese" - Live Sicilia

Riscossione Sicilia cerca casa| “Troppi 98 mila euro al mese”

La società partecipata dalla Regione cerca due nuovi locali a Palermo e Messina. Oggi paga un maxi affitto per la sede del capoluogo: "Ce ne serve una più piccola".

Nell’era della spending review l’imperativo, alla Regione siciliana, è tagliare. E di tagli, il governatore Rosario Crocetta, ne ha annunciati già dal giorno del suo insediamento a Palazzo d’Orleans. Una delle spese individuate sulle quali poter risparmiare era il costo dei locali presi in affitto, ad esempio, dalle partecipate della Regione. Come Riscossione Sicilia, ex Serit, e cioè la società che si occupa della riscossione delle imposte nell’Isola, una delle poche sopravvissute alla ‘rivoluzione’ di Crocetta. La società, che ha sedi in ognuna delle nove province siciliane e sportelli in moltissimi altri comuni, però, ha pubblicato di recente due avvisi pubblici per la ricerca di immobili (a pagamento) a Palermo e Messina.

Sì: ‘Riscossione Sicilia’ cerca due immobili in affitto da adibire a sportelli di riscossione e direzione provinciale. Mille e cinquecento metri quadri a Palermo e mille e settecento a Messina, da destinare ad uffici e locali dove ricevere il pubblico, rigorosamente in città e non in periferia. Una bella spesa, in tempi di spending review.

Verrebbe da chiedersi, allora, come mai la società non faccia affidamento, come previsto da una circolare, su immobili già di proprietà della Regione, ottenendo così un abbattimento dei costi d’affitto e di manutenzione dei locali. Il presidente di Riscossione Sicilia, l’avvocato Lucia Di Salvo, fa sapere che il cda della partecipata, del quale anche lei è membro in quanto presidente, in realtà aveva fatto richiesta agli uffici regionali di poter usufruire di locali dismessi o inutilizzati. Le esigenze, infatti, sono mutate “in relazione agli addetti, che negli ultimi anni – ha detto il presidente della società – a livello regionale sono passati da 1500 a 750, e ai flussi di pubblico presso gli sportelli”.

In pratica, i locali sono rimasti semivuoti e i costi elevati delle spese d’affitto, a questo punto, sono inutili. “Pensate – ha spiegato la Di Salvo – ad una famiglia composta da dieci persone che occupa una casa di 200 metri quadri: che senso avrebbe rimanere lì se in quella stessa famiglia rimanessero in due? Sarebbe uno spreco”.

La risposta della Regione, però, è stata negativa: non c’è, a quanto sembra, nessun locale a disposizione: le caratteristiche, non sindacabili, dei locali che cerca Riscossione (centralità dell’immobile, buon collegamento con i mezzi pubblici per facilitare il raggiungimento agli utenti e grandezza degli spazi), non corrispondono a nessuno degli spazi inutilizzati dei quali dispone la Regione. E così la dirigenza della società partecipata è stata costretta ad avviare la ricerca di locali a pagamento.

Quelli attualmente occupati, infatti, sono “troppo grandi e troppo costosi”: la sede di Palermo di via Orsini 9 costa ben 98 mila euro al mese Iva inclusa. Parliamo di un locale di quasi 7 mia e 500 metri quadri (due palazzine più un parcheggio) che, adesso, Riscossione Sicilia non si può più permettere. Ecco, allora, che in sostituzione dell’immobile di via Orsini la società ne cerca uno di ‘appena’ 1500 mq.

Diversa la situazione a Messina, dove attualmente li 1445 mq della sede di via Ugo Bassi 136 costa alla partecipata quasi 22 mila euro al mese. Ma la società, nella città dello Stretto, adesso cerca una sede più grande: l’avviso, infatti, parla di 1700 mq.

Riscossione Sicilia, comunque, fa sapere che si andrà al risparmio. I due nuovi immobili, infatti, avrebbero un costo che farebbe risparmiare alla società più di un milione di euro l’anno, tra spese di affitto e gestione. Cifra che, naturalmente crescerebbe esponenzialmente se la società potesse occupare degli uffici gratis. “Pensiamo ad immobili confiscati alla mafia, per esempio”, ha detto il presidente di Riscossione Sicilia. Intanto, però, la ricerca è partita, fermo restando che, nel caso in cui la Regione trovasse un posto da poter far occupare alla società, il ‘bando’ “sarà annullato”.


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