"Lombardo? Ero lì per i siciliani |Ma a Crocetta tendo la mano" - Live Sicilia

“Lombardo? Ero lì per i siciliani |Ma a Crocetta tendo la mano”

L'ex assessore Caterina Chinnici: "Corro per il Pd, ma non sono iscritta al partito. Sono in lista per dimostrare che i siciliani possono avere rappresentati di cui essere fieri. Al presidente dico: collaboriamo".

L'intervista a Caterina Chinnici
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PALERMO – A Rosario Crocetta, che la attaccò in una tesissima direzione nazionale del Pd, tende la mano. Ma no, Caterina Chinnici non rinnega i suoi anni al fianco di Raffaele Lombardo nei governi dell’autonomia: “Non c’è niente che butterei di quell’esperienza”. Attenzione, però: quella della figlia del giudice istruttore caduto per mano mafiosa in via Pipitone Federico non è la difesa di un governo nel suo complesso. “Io – dice – sono entrata in quell’esecutivo da tecnico, con spirito di sacrificio. Non ho lavorato per Lombardo: ho lavorato per i siciliani”.
Crocetta, però, l’ha attaccata proprio per questo: “È stata assessore di Lombardo, condannato per mafia. Ognuno paga le conseguenze delle sue scelte”, ha detto in direzione. Quella scelta è stata un errore?
“Come le dicevo, io sono entrata in giunta per servizio. L’ho fatto col massimo impegno, portando con me quei valori. Che si sono tradotti in provvedimenti: le potrei citare quelli a favore dei giovani, usando i fondi comunitari, oppure i provvedimenti contro il disagio sociale. Ho portato il principio di legalità nella concessione dei sussidi, inserendo criteri oggettivi di priorità con codici simili a quelli di un pronto soccorso, ho portato avanti il primo progetto per assistere i bambini autistici…”.
Rivendica quegli anni, insomma. Ma che effetto le fa, adesso, sapere che il presidente della Regione che l’ha chiamata al suo fianco è stato condannato in primo grado per concorso esterno?
“Io considero quell’esperienza comunque positiva. Perché, le ripeto, sono rimasta neutrale rispetto alla politica. Il mio più grande vanto è la legge 5 del 2011”.
Traduciamo: di che legge parliamo?
“La riforma della pubblica amministrazione, la cosiddetta ‘legge Chinnici’, anche se a me non piace chiamarla così. Abbiamo introdotto norme anticorruzione che hanno anticipato la normativa nazionale. Insomma: io rendo conto del mio operato”.
Hanno anticipato la normativa nazionale”, dice lei. E io aggiungo: hanno anticipato uno dei cavalli di battaglia del presidente successivo, appunto la lotta alla corruzione. Quel presidente è il Crocetta che la attaccava: come vanno i rapporti con quello che in fondo è un esponente del suo partito?
“Un attimo: un esponente del mio partito no. La mia non è una candidatura politica”.
Non è iscritta al Pd?
“Non sono iscritta al Pd. Non sono iscritta a nessun partito”.
Ok, si candida da indipendente.
“Esatto. Ho apprezzato che Renzi e il partito abbiano voluto la mia candidatura. Al ministero della Giustizia ho dedicato grande attenzione alla Sicilia…”.
Un attimo, su Renzi ci torniamo. Non ha risposto alla mia domanda: è possibile conciliare i rapporti con Crocetta dopo quell’attacco?
“Non amo lo scontro. Guardo al mio impegno personale. Le rispondo più esplicitamente: nessuno scontro con Crocetta. Credo nella collaborazione, nella condivisione. Da parte mia c’è la massima serenità nei confronti del presidente”.
Come valuta l’operato di Crocetta da presidente della Regione?
“Le ripeto: io guardo il mio lavoro. Punto”.
Ok, torniamo alla candidatura. Perché nel Pd? Negli anni del governo Lombardo non veniva percepita come un assessore democrat. Come è nata questa discesa in campo?
“La proposta mi è stata fatta in condivisione fra la Sicilia e Roma. Ho visto nel Pd una forte spinta al rinnovamento. Io credo sia necessario superare le logiche del rigore per far ripartire lo sviluppo. È un impegno che va oltre la politica. È una candidatura istituzionale, non di parte”.
Per fare cosa? Mi indichi tre priorità.
“Mio padre si definiva un siciliano autentico. Il suo era un impegno per affermare la legalità, che è presupposto di sviluppo. Così mi considero io: della Sicilia conosco potenzialità e disagio. Penso di poter portare in Europa i valori di mio padre. E credo di aver testimoniato con la mia storia personale che posso farlo. Credo che la Sicilia possa esprimere in Europa dei rappresentanti di cui andare fieri”.
E invece cosa rimpiange di non aver fatto nella sua esperienza da assessore?
“Le ripeto: io credo di aver fatto molte cose. Avevo avviato anche altro, ma non c’è stato il tempo”.
Insomma: non tutto è da buttare del governo Lombardo.
“Della mia esperienza da assessore non credo ci sia alcunché da buttare”.
Poco fa parlava di suo padre…
“Un attimo: le stavo elencando le priorità per l’Europa”.
Prego.
“Io ho una formazione giuridica, e quindi mi dedicherei all’armonizzazione delle legislazione europee. Non c’è uniformità su molti temi: penso ad esempio alle adozioni internazionali. E poi vorrei orientare le politiche europee verso il superamento del rigore, attraverso la cooperazione e l’interscambio tra Paesi, e attivare risorse convogliare per valorizzare l’agricoltura, la pesca, i nostri porti, la ricerca e l’innovazione”.
Dicevamo: suo padre. In questi giorni si parla molto di antimafia e politica, di spaccature e strumentalizzazioni. Qualche giorno fa il figlio di Pio La Torre ha detto una frase molto efficace: “Non sono più antimafia di altri perché porto questo cognome”. Come si conciliano le differenti e belligeranti antimafie?
“Glielo dicevo prima: le polemiche non sono nel mio modo di essere. Fare antimafia, per me, è impegnarsi giorno dopo giorno, nelle piccole cose. Le polemiche, le spaccature, le lascio ad altri”.
Sì, ma cosa si può fare attivamente per ricompattare l’antimafia?
“Se c’è un obiettivo condiviso si deve fare di tutto per arrivare insieme. Non c’è molto altro da fare: ricercare la condivisione. Spero che la mia candidatura possa ricompattare le divisioni del Pd e dell’antimafia. È questo il mio spirito”.
Un’ultima domanda: le manca la magistratura?
“Certo, ho trascorso la mia vita facendo il magistrato. Ma questa è una bella esperienza. E spero di essere utile”.


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