Rocca Busambra, racconto dal rilievo più alto della Sicilia occidentale FOTO - Live Sicilia

Rocca Busambra, racconto dal rilievo più alto della Sicilia occidentale FOTO

I segreti dell'escursione sulla montagna in provincia di Palermo

Una passeggiata tra querce, lecci, pini, eucalipti e frassini. Camminando nel verde di Rocca Busambra è possibile avvistare l’aquila reale e la bonelli, il nibbio bruno e il falco lanario. Una volta raggiunta la vetta, una vista mozzafiato attende i visitatori. Da lassù si possono ammirare meravigliosi paesaggi.

Percorsi solitari o angoli di vegetazione variopinta, una full immersion in un mondo di fiabe senza tempo. Rocca Busambra è la cima più alta dei monti Sicani, da lì lo sguardo si perde fino al Parco delle Madonie e alla costa tirrenica del palermitano e, foschia permettendo, dell’Etna. L’imponente parete rocciosa di Rocca Busambra, rilievo più alto della Sicilia occidentale con i suoi 1612 metri, sovrasta la riserva naturale orientata del bosco della Ficuzza.

Un luogo veramente incantato. I sentieri utilizzati dagli escursionisti per raggiungere la cima sono Piano della Tramontana ad est e la Ciacca di Bifarera ad ovest. Nel luogo di Rocca Ramusa, torrione isolato nella parte occidentale di Busambra e del Bosco della Ficuzza, è stato da poco scoperta una fortificazione medievale.

“Il nome busambra è di origine araba e significa oscuro – spiega Angelo Vintaloro, direttore Museo Civico di Corleone – toponimo che tradotto in nigrum e poi nivuru in siciliano è rimasto ad indicare il rilievo boscoso di 1112 metri alla base della parete nord nei pressi della Ciacca di Bifarera. Vicino alla cima di Rocca Busambra, protetti all’interno di ampie fratture, crescono sparuti aceri. La parete nord è ombrosa e umida e sulle sue cenge irraggiungibili si conserva flora rupestre endemica tra cui l’Armeria gussonei. A nord delle pareti calcaree si sviluppa il Bosco della Ficuzza, uno dei più continui della Sicilia occidentale. Il toponimo medioevale che designava l’intera divisa amministrativa era Bufarera, parola rimasta nel dialetto siciliano ad indicare una varietà di fichi”.

Altri luoghi di particolare bellezza sono: Portella del Vento, pizzo di Mezzaluna (nelle Campagne di Campofelice di Fitalia), pizzo di Casa e il pizzo Marabito (gli ultimi due nel territorio di Mezzojuso).

“Il territorio intorno al Pizzo di Casa – spiega Vintaloro – è conosciuto dalla gente del posto come Marabito, toponimo derivato dal termine arabo murabit che significa: ‘colui che predica l’Islam nella via’. Il termine è anche entrato nel dialetto siciliano: murabitu, nel significato di morigerato. Il pizzo di Casa ed il pizzo Marabito sono rilievi di compatti calcari dolomitizzati del Triassico superiore (Norico-Retico) sormontati da formazioni pelagiche giurassiche e cretaciche alcune delle quali presentano spettacolari pieghe tettoniche. A pizzo di Casa -prosegue – c’è un sito archeologico molto importante e ricco, mentre a pizzo Marabito insiste una fortificazione medievale. Pizzo Morabito è, inoltre, luogo di leggende che riguardano tesori argutamente custoditi da demoni all’interno di grotte rese invisibili o inaccessibili con la magia”. 

Sulla cresta di Busambra, sopra pizzo Nero, il paesaggio è di colline boscose, radure erbose e con rocce di arenaria. Le rocce si presentano spesso suggestivamente modellate dal vento con i caratteristici tafòni, forme incave rotondeggianti dovute all’erosione eolica. Il colore di queste rocce va dal giallo chiaro al marrone scuro, nella tipica colorazione della ruggine dovuta alla presenza, in questi sedimenti, di ossidi di ferro.

“L’aspetto attuale del bosco – commenta Vintaloro – è il risultato dell’interazione permanente tra fattori ambientali e disturbi antropici. In condizioni naturali avremmo una prevalente copertura boschiva di sughera, leccio, querce caducifoglie del ciclo della roverella e cerro. In realtà il pascolo e il taglio periodico mantengono piuttosto rado lo strato arboreo e la luce favorisce lo sviluppo di leguminose e rosacee spinose, piante che bene affrontano il morso degli erbivori pascolanti. I cespuglieti sono caratterizzati quindi dai generi Calicotome, Pyrus, Prunus, Spartium, Erica e Rosa. Il grande numero di animali pascolanti favorisce le piante nitrofile come le Asteraceae spinose dei generi Sylibum, Carduus e Cirsium e le Liliaceae Asphodelus e Asphodeline. I rimboschimenti operati a partire dagli anni Cinquanta hanno sostituito parte delle essenze arboree spontanee con pini, eucalipti, frassini, e castagni. Altre specie aboree che si incontrano spesso – aggiunge – sono l’acero, il perastro, il melo selvatico, il nespolo d’inverno. Costituiscono sottobosco invece il biancospino, il pungitopo, il Citisus, il ciclamino, la vitalba, l’asparago, il caprifoglio. Nelle zone umide si incontrano salici, saliconi, pioppi, olmi, fichi, sambuco, equiseto, canne e tifa. Gli invasi d’acqua, ospitano ranuncoli acquatici e Potamogeton”.

Per quanto riguarda l’avifauna rapace è possibile avvistare l’aquila reale, l’aquila del bonelli, il nibbio bruno e il nibbio reale, il falco lanario (presente solo in Sicilia con 100 coppie), il falco pellegrino, il falco grillaio. “Molto raro ed episodico – aggiunge Vintaloro – il piccolo avvoltoio migratore capovaccaio (Neophron percnopterus). Fra gli uccelli di bosco oltre a scriccioli, cinciallegre, cinciarelle, pettirossi, merli, cardellini, rampichini, capinere, tortore e colombacci, sono presenti la ghiandaia, il picchio rosso maggiore, il picchio muratore, lo storno nero e la coturnice nella forma endemica ‘whitakeri’. D’inverno – conclude – ci sono anche fringuelli, pispole e beccacce. Fra i mammiferi predatori – conclude – è presente la martora, il gatto selvatico, l’istrice, la volpe e la donnola. Mentre fra gli insettivori il riccio”.


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