PALERMO – Un sit-in davanti all’ospedale Ingrassia di Palermo, che fa parte di una mobilitazione regionale, per chiedere, da parte della Cgil, che venga ricostruita la sanità pubblica, ma anche per manifestare solidarietà ai medici e al personale dei pronto soccorso e dei reparti ospedalieri vittime di aggressione, una di queste registrate proprio all’ospedale Ingrassia qualche giorno fa.
“Tutti gli ospedali presentano carenze”
“Abbiamo scelto l’ospedale Ingrassia, ma avremmo potuto scegliere qualsiasi altro ospedale perché si somigliano tutti per carenze strutturali e di organico – ha dichiarato Mario Ridulfo segretario generale Cgil Palermo -. Essere qui significa porre al centro dell’opinione pubblica l’attenzione per la condizione di un sistema sanitario che fa acqua da tutte le parti. La pandemia non è stata sufficiente per dimostrare che occorre investire. Oggi viviamo una condizione di pericolo per la sanità e la salute pubblica. Una delle problematiche è la carenza di personale e lavoro precario in un luogo dove non dovrebbe esserci“.
“L’utenza resta in attesa e vendiamo aggrediti”
Tra i manifestanti anche gli infermieri, una su tutte Francesca Denaro, infermiera all’ospedale Civico che ha visto con i suoi occhi le aggressioni subite dai colleghi: “L’utenza resta in attesa, anche per ore. A volte, per la mole di lavoro, non si riesce a dare la giusta informazione ai parenti in attesa. Capitano dei malumori che, poi, sfociano in quelle diventano vere e proprie aggressioni. Lo scorso anno all’ospedale Civico ci fu il decesso di un paziente e i parenti distrussero il pronto soccorso. Un’altra volta, sempre lo scorso anno, i parenti di un paziente appena deceduto hanno aggredito il chirurgo che stava dando loro le informazioni“.
“Serve nuovo personale”
“La vera carenza è nel personale, ormai abbiamo dotazioni organiche obsolete e vecchie. Le piante organiche andrebbero fatte sul carico di lavoro – ha spiegato Tino Corrao Segretario Aziendale Arnas – . Non si può continuare con questi coefficienti, siamo all’osso. Questa non è una problematica aziendale, ma regionale perché i commissari e i direttori si trincerano dietro alla dotazione emanata a livello assessoriale e non possono far altro che portarle avanti“.