Sbagli e "fallimenti" dei figli: quali le responsabilità dei genitori?

Sbagli e “fallimenti” dei figli: quali sono le responsabilità dei genitori?

Essere madri e padri: una delle sfide più grandi della vita
IL PARERE DELLA PSICOLOGA
di
5 min di lettura

CATANIA – Oggi piú che mai appare evidente come la Famiglia sia da considerarsi un’entità sfuggente e multiforme.
Sebbene si parli di un’istituzione antica quanto il genere umano essa, pur essendo stata costantemente presente nel corso del tempo e pur avendo da sempre rappresentato un’“agenzia insostituibile per lo sviluppo dell’essere umano”, non è mai rimasta la stessa poiché si è sempre adattata al tipo di cultura e al periodo storico di appartenenza.

Quelle realtà in comune

In virtú di ciò risulta alquanto complicato fornirne una definizione univoca e riportare una descrizione omogenea delle sue funzioni ma, al di lá delle sue continue trasformazioni, sembrano esserci delle “indiscutibili evidenze che accomunano le realtà familiari di tutti i tempi e di tutti i luoghi”: 

la famiglia è il primo gruppo sociale di cui l’individuo farà parte fin dalla sua nascita;

i membri della propria famiglia sono i primi soggetti con cui condividerà esperienze e stati mentali; 

ed è quindi “sulla base delle esperienze vissute in famiglia che l’individuo plasmerá la sua personalità futura”. 

Relazioni e formazione

La famiglia è dunque “l’unità di base dell’evoluzione e dell’esperienza di un individuo”, del suo successo cosí come del suo fallimento, delle sue gioie e dei suoi dolori, essendo il principale terreno che dà il nutrimento umano, morale, psicologico e culturale, e che consente la crescita e lo sviluppo di un soggetto: essa assolve al fondamentale compito di “formare la persona” attraverso la sfera di relazioni che si sviluppano all’interno di essa ed ai valori che in essa vengono condivisi, sia esplicitamente che implicitamente.

Date queste importanti premesse è evidente come siano soprattutto le modalità attraverso cui vengono esercitati i ruoli e la qualità delle relazioni che si verificano al suo interno a definire l’“idoneitá o meno delle competenze e delle funzioni” dei membri che la costituiscono; in particolar modo delle figure genitoriali, ritenute indispensabili per la formazione dei piú piccoli, futuri uomini e donne del domani.

La grande responsabilità

Appare dunque innegabile la “grande responsabilità” insita in tale compito, che non sempre però è vissuta con serenità, soprattutto quando gli errori ed i fallimenti dei figli vengono imputati ad un inadeguato svolgimento delle capacità genitoriali e dei relativi ruoli educativi.

É quello che sta accadendo anche in questi ultimi giorni, a proposito dei tanti commenti riguardanti alcuni fatti di cronaca -nello specifico il femminicidio di Giulia Cecchettin– che sembrano puntare il dito, in maniera abbastanza feroce, contro i genitori di Filippo Turetta ritenuti quasi “corresponsabili” dell’omicidio dell’ex fidanzata del figlio, secondo una visione che li ritiene colpevoli di non aver saputo svolgere evidentemente in maniera adeguata il proprio “ruolo genitoriale”.

Il polo “affettivo” e il polo “normativo”

In generale, all’interno di ogni realtà familiare, dovrebbero coesistere due fondamentali funzioni svolte dalle figure di accudimento: quella “affettiva” della cura e dell’accoglienza, e quella “normativa” delle regole e dei divieti,

Se non esercitate nel giusto modo si potrebbe rischiare di mandare in giro per il mondo figli “non adeguatamente sazi della presenza e dell’affetto genitoriale” ed “affamati di conferme ed attenzioni” che finiranno per gravare inevitabilmente sulle loro relazioni amicali e sentimentali, e/o figli non abituati a ricevere dei “NO”, nè a mettere in conto una “limitazione della propria volontà” nel rispetto altrui, perché tutto è stato sempre loro concesso.

Ed è proprio di questo che vengono accusati i genitori di Filippo, ricevendo da piú parti dure colpevolizzazioni in merito al fatto che non spettava alla fidanzata “prendersi cura del figlio”, bensí a loro! Cosí come dipenderebbe da una “mancata abitudine a ricevere dei rifiuti” l’incapacità di accettare il NO della fidanzata e, dunque, la chiusura della loro storia sentimentale.

Madri e padri

Come loro, anche se in occasioni differenti e per fortuna non cosí gravi, molti altri madri e padri vengono oggi additati ed incolpati dei fallimenti dei propri figli; soprattutto i cosiddetti “narcisisti”, affetti da quella che può essere considerata la piú diffusa psicopatologia della genitorialità moderna: “genitori che si sostiene trascurino emotivamente la prole e ne rigettino le esigenze affettive, poiché troppo occupati a perseguire il successo nel lavoro e nelle relazioni sociali, che non riescono a curarsi in maniera idonea dei bisogni dei figli perché troppo impegnati ad occuparsi dei propri”

Purtroppo c’è un’importante quota di verità nel fatto che l’abdicazione del proprio ruolo da parte di questi genitori ed il voler demandare ai figli delle responsabilità che dovrebbero essere proprie, provocano in questi ultimi un “forte senso di smarrimento”, frutto del non potere fare affidamento su guide valide e sicure.

Il timore dell’abbandono

Proprio in questo va individuata una certa “corresponsabilità genitoriale” nell’attuazione di condotte trasgressive ed irresponsabili, sempre piú diffuse al giorno d’oggi, da parte di “figli incapaci di regolare adeguatamente i propri stati emotivi e di prevedere le conseguenze di certe azioni sconsiderate”. Accanto a ciò, un “forte timore dell’abbandono” fa inoltre essere questi soggetti continuamente bisognosi di ricercare all’esterno della propria famiglia le attenzioni ed il compiacimento che non hanno mai avuto.

Il mestiere dei genitori

Se tutto ciò è innegabile, è altrettanto vero però che il “mestiere dei genitori”, da che mondo è mondo, è il piú difficile di tutti, anzi “impossibile”, come sosteneva Freud; e che proprio per tale ragione é degno di esso solo chi nell’esercitarlo “parte proprio dalla sua insufficienza, esponendosi con coraggio al rischio dell’errore e del fallimento”.

Percorsi di “supporto alla genitorialitá” alla presenza di figure specialistiche dell’ambito psicologico si ritengono molto utili ed importanti, e vanno considerati proprio nella direzione di un “sostegno nell’esercizio di questo importantissimo quanto difficile ruolo”, affinché poter superare i vari ostacoli che si incontrano durante il percorso di crescita dei figli, così da non perdere mai la giusta fiducia in sé stessi, il coraggio e la determinazione necessari per l’esercizio delle proprie “funzioni educative”.

La sfida più grande

..D’altronde essere dei “buoni genitori” è una delle sfide piú grandi che si possano incontrare nella propria vita, essendo quella con i figli una relazione che si coltiva giorno dopo giorno, all’insegna dello sperimentarsi sul campo e del crescere insieme a loro

ed uno dei fattori predittivi piú importanti di un buon esito è sicuramente il riconoscimento della propria “condizione di fallibilità” a partire dalla messa in discussione di quell’eccessivo bisogno, presente oggi ancora piú di ieri, di riconoscersi e mostrarsi a tutti i costi “genitori perfetti di figli perfetti!”.

[Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), in formazione presso Scuola di Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI