Scapagnini, Stancanelli, Bianco |Le tante vite di Salvo Di Salvo - Live Sicilia

Scapagnini, Stancanelli, Bianco |Le tante vite di Salvo Di Salvo

È l'unico assessore uscente eletto. "Sento addosso la responsabilità - afferma - di poter rappresentare una buona fetta del Pd"

L'INTERVISTA
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5 min di lettura

CATANIA – La sua carriera politica in consiglio comunale inizia con la seconda era Scapagnini. Viene riconfermato consigliere con il sindaco Stancanelli e diventa assessore poi con la quarta amministrazione Bianco. Oggi, che il primo cittadino è Salvo Pogliese, torna in aula da consigliere ma siederà tra gli scranni dell’opposizione. Sono tante e molteplici le vite politiche di Salvo Di Salvo, ex delegato all’Urbanistica dell’amministrazione Bianco, unico degli assessori uscenti candidati eletto.

Un risultato che fa caso a sé, considerate alcune caratteristiche dell’esponente politico: Di Salvo è infatti privo di un partito di riferimento, non aveva consiglieri a li legati e, il suo mentore politico di sempre, Lino Leanza, è scomparso da anni, portato via da un bruttissimo male. Eppure, l’ex esponente del Mpa – era capogruppo di maggioranza con Stancanelli sindaco – parte integrante di un’esperienza amministrative bocciata dai cittadini, è riuscito a mantenere consenso, forse addirittura ad aumentarlo, e a ottenere il risultato sperato nonostante non avesse, di fatto, consiglieri in aula o nei quartieri, segreterie e apparati politici. E nonostante il fatto di essersi legato – e a doppia mandata – al sindaco Bianco, di cui in questi anni è stato assessore fedelissimo.

Consigliere, un risultato inaspettato. Chi ringrazia?

Ritengo che sia stato premiato il lavoro svolto in questi cinque anni, di dialogo con la città. Un lavoro che ho portato avanti in modo trasversale e su cui ho basato la mia attività di assessore, mettendo al centro tre azioni principali: confronto, partecipazione, scelta condivisa. Aprendo alle associazioni, agli ordini professionali, alle categorie produttive, con una presenza costante sul territorio.

In base ai numeri emersi delle urne, il gradimento nei suoi confronti sembra simile in ogni parte della città. Merito della delega alle manutenzioni?

Facendo un’analisi del voto devo dire che, pur essendo il risultato al di sotto delle mie aspettative, ho apprezzato il fatto che in ogni sezione io ho preso delle preferenze. Questo è la testimonianza che non provengo da apparati o segreterie politiche, ma parto dalla funzione che ho avuto in questi anni, ovvero l’uomo di Leanza, autonomo all’interno della giunta Bianco, che ha fatto campagna elettorale da solo e al quale la città ha restituito tanto in termini di apprezzamento. Il risultato che ho ottenuto non è frutto di un Caf né di un patronato. Non ho avuto picchi in alcun quartiere, ma piccole presenze diffuse in tutto il territorio.

Chi ringrazia, dunque, per il risultato?

Enzo Bianco, sicuramente. che ha creduto in me e mi ha dato l’opportunità di fare l’assessore per cinque anni con una delle deleghe più importanti, quella all’Urbanistica e poi alle Manutenzioni. Abbiamo portato avanti una fitta attività di programmazione ma anche di azione, e a breve partiranno i lavori. Ringrazio anche chi allora era in vita e tutto il gruppo di Articolo 4 (fondato da Lino Leanza, scomparso nel 2015 n.d.r.) che mi designarono assessore, anche se il cammino poi non è proseguito con loro, sul profilo politico. E poi tutti quelli che hanno creduto in me e mi hanno appoggiato.

Lei è stato capogruppo Mpa, partito di maggioranza del sindaco Stancanelli. Da domani, sarà oppositore di alcuni suoi ex alleati. Quale sarà il suo atteggiamento?

La mia esperienza nasce con Umberto Scapagnini. All’epoca sono stato eletto con una lista civica e poi sono stato riconfermato con Stancanelli, assumendo nell’ultimo anno un atteggiamento molto critico nei confronti della sua amministrazione e della Giunta tecnica. Oggi mi ritrovo all’opposizione di un sistema di centrodestra che non era quello con il quale avevo condiviso un percorso. Il mio atteggiamento in aula sarà dettato dal mandato che i cittadini, che hanno creduto in una continuità amministrativa, mi hanno affidato. Per cui farò opposizione, in modo intelligente, costruttivo e disponibile al dialogo sui temi più importanti, ma un’opposizione allo stesso tempo che possa essere di garanzia rispetto a tutto il lavoro fatto in questi cinque anni. Io ho l’obbligo di difendere tutto quello che in questi anni abbiamo realizzato e avviato. Inoltre, con queste elezioni, considerato che all’interno del Consiglio comunale non c’è più un rappresentante storico del Partito democratico, un Rosario D’agata per esempio, mi sento addosso la responsabilità di poter rappresentare una buona fetta del Pd per portare avanti le azioni sulla logica della visione di un modello ideologico-politico che è in contrapposizione con quella del governo della città.

Dunque, il progetto di Enzo Bianco camminerà sulle sue gambe e su quelle degli altri suoi, pochi, colleghi provenienti dalla stessa esperienza? Nessuna seduzione verso il salto dello steccato?

La cultura del cambiacasacca non fa parte della mia ideologia politica. Credo che oggi più che mai ci sia la necessità all’interno del centrosinistra di fare sintesi e aprire un dialogo costante e quotidiano con tutte le forze politiche presenti che hanno dimostrato di avere consenso. Da chi fa riferimento all’area Sammartino-Sudano, a quella di Anthony Barbagallo, da quella di Concetta Raia e Angelo Villari a quella di Giovanni Burtone, a quella di Bianco, a quella di Berretta. Tutte correnti che rappresentano il Partito democratico e che devono, oggi più che mai, riuscire ad individuare una linea di indirizzo politico per questa città che possa essere rappresentata dai consiglieri che sono seduti all’interno del senato cittadino.

Quanto ha pesato, secondo lei, la legge elettorale, e dunque le poche liste a sostegno e lo sbarramento al 5%, sulla sconfitta della proposta di Enzo Bianco? 

A mio giudizio, questa legge non garantisce il principio di democrazia e di partecipazione, perché la percentuale del 40% per l’elezione al primo turno del sindaco è troppo bassa e perché il trascinamento delle liste e il voto disgiunto non è un meccanismo immediatamente comprensibile da tutti. La nostra coalizione ha avuto comunque risultati importanti, sia con la lista Catania 2.0 che con Con Bianco per Catania. Anche Cambiamento reale e Primavera per Catania sono arrivate quasi alla soglia. Qualche lista in più, forse, avrebbe potuto portarci al ballottaggio. Ma, siccome quel che è fatto è fatto, adesso occorre stare all’opposizione portando avanti una visione politica coerente.

 

 

 

 

 


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