PALERMO – Duro lavoro durante le vacanze di Natale, dati rassicuranti e una ripartenza al 50 per cento: ci sono aspre lotte sul quando, ma fino a prova contraria la ricetta per tornare alle superiori è questa. Al di là dell’ultima pronuncia del consiglio dei ministri, che la notte scorsa ha optato per un rientro l’11 gennaio, anche i presidi palermitani ripartono fra certezze e preoccupazioni. Ogni dirigente scolastico del capoluogo sta esplorando tutti i meandri di un sistema che nei mesi si è cambiato più volte d’abito. Qualsiasi strumento per aggiornarsi è ben accetto, dalle riunioni istituzionali ai confronti fra colleghi in chat, poiché alla base c’è sempre quel ‘bersaglio grosso’ mai perso di vista: tornare a riprendersi la scuola (ecco come, al netto delle date, secondo le parole dell’assessore Roberto Lagalla di ieri 4 gennaio). Ma gli addetti ai lavori sanno bene che il Covid darà loro filo da torcere, e così cercano di restare in equilibrio fra l’osservanza della normativa e i propri timori personali.
Fra rigore e imprevisti
Vito Lo Scrudato, preside del liceo classico Umberto I, distingue “due piani. Il primo è quello normativo: al momento sappiamo che fino al 18 gennaio vige il rientro del 50 per cento degli alunni, dopodiché accoglieremo il 75 per cento. L’ultima novità è che nella prima fase non ci sarà l’obbligo di scaglionare gli ingressi in fasce orarie. Questo è ciò che sappiamo di dover fare, e ci siamo preparati: sia redigendo un piano di ingresso, sia provvedendo a garantire le distanze in tutti i locali del liceo”. Nel dettaglio Lo Scrudato spiega che “tutte le classi quinte frequenteranno al completo, e si alterneranno nel seguire le lezioni a distanza e in presenza. Questo anche grazie ai banchi monoposto senza rotelle, ormai tutti a disposizione. Insomma c’è un piano dettagliatissimo, realizzato con il nostro responsabile della sicurezza e il medico scolastico”.
“Si può fare, noi siamo pronti”, ribadisce il preside dell’Umberto I, ma precisa che “l’incidenza del contagio non possiamo prevederla. Dal sindacato autonomo dei dirigenti scolastici di cui sono vicepresidente emergono preoccupazioni comuni. Noi vogliamo riaprire, e per riaprire faremo tutto ciò che potremo e dovremo fare; tuttavia abbiamo il sentore di un peggioramento delle condizioni della pandemia anche in Sicilia. Come dirigente scolastico dell’Umberto I quindi ho pensato di offrire a tutto il personale scolastico un tampone di cui si fa carico la scuola, con una convenzione, da fare su base volontaria poco prima dell’inizio della didattica. Sto meditando di offrire questa possibilità anche agli allievi, in questo caso a carico loro ma essendo in regime di convenzione i costi sono veramente ridottissimi”.
Il ‘balletto’ delle direttive e la didattica mista
Questa e altre soluzioni affollano la mente dei vertici scolastici palermitani. “Il tema del rientro in presenza ci sta tenendo al lavoro tutto il tempo – dice Daniela Crimi, dirigente del liceo linguistico Ninni Cassarà –. Abbiamo cambiato tre o quattro volte i piani. Ormai abbiamo una circolare pronta, ma aspettiamo il momento più opportuno così da non confondere le idee”. Crimi racconta le difficoltà nell’incrociare correttamente le disposizioni del Ministero della Salute, del Ministero dell’Istruzione e del prefetto di Palermo. “Quello che sappiamo oggi è che alla fine il prefetto e il provveditorato agli studi hanno disposto l’orario unico 8-13. Fare e disfare, però, per sessantaquattro classi e 1.400 alunni, non è facile”.
A complicare la situazione sarà l’impiego della didattica mista, un ibrido fra le lezioni in presenza e quelle in streaming. “Chiaramente fra le due cambia tutto – spiega la preside –. Per dirne una, la didattica a distanza non affolla un’unica banda, mentre quella mista pesa su una rete che deve già gestire tutto il sistema scuola. Ma sono diverse anche le ore scolastiche: in Dad sono suddivise in 40 minuti in sincrono e 20 in asincrono, cioè con gli alunni scollegati. Lo prevede la legge per salvaguardare la vista dei ragazzi. Con la didattica mista questo sistema salterà, perché l’ora tornerà a 60 minuti ma gli alunni collegati da casa dovranno comunque disconnettersi a 40. Per gli insegnanti, gestire questa doppia modalità non è certo facile. Tutto questo ci sta logorando”, conclude Crimi, “è da mesi e mesi che lavoriamo la sera per la mattina, all’insegna sì della fluidità, ma anche dell’incertezza e della precarietà”.
E i compiti? “Non è facile per nessuno…”
Determinazione da un lato, paura dall’altro. La musica non cambia all’istituto superiore professionale-tecnico Ernesto Ascione, come spiega il dirigente scolastico Sara Inguanta: “Sicuramente la situazione ci pone davanti molti interrogativi. Noi stiamo applicando le direttive, ma certamente le preoccupazioni ci sono. Per esempio non abbiamo un monitoraggio preciso degli effettivi contagi: dato il regime di didattica a distanza di questi mesi, diversi genitori con casi di Covid in casa non si sono sentiti tenuti a comunicarci eventuali positività”.
Altri nodi verranno al pettine in merito alla “presenza di docenti con patologie. In questi casi non posso che affidarmi alla loro volontà personale, e in caso nominare dei supplenti. Io posso solo seguire le direttive e applicare in base alla funzionalità. A questo proposito – aggiunge – ho ritenuto opportuno contingentare comunque gli ingressi, nelle fasce orarie 8-13 e 9-14. Il resto verrà recuperato a distanza”. E i compiti? “Nelle ore rimanenti. Certamente non è facile per nessuno… Anche i ragazzi da questa esperienza dovranno imparare”.
Al Regina Margherita emozioni, musica e danza
Al liceo Regina Margherita, invece, il rientro avrà un fortissimo impatto emotivo. Lo dice il dirigente scolastico Domenico Di Fatta, ricordando che “il nostro professore Paolo Spinoso è scomparso proprio a causa del Covid. Sarà una situazione particolare. Per il resto, più che ‘possiamo tornare a scuola’ direi ‘dobbiamo’. Siamo pronti perché dobbiamo essere pronti”. Di Fatta dirige “l’unico liceo musicale e coreutico di Palermo, con tutti i problemi legati all’uso di strumenti a fiato, al coro e alla danza”. Ma la scuola sta già “cercando di determinare il numero esatto di alunni che possono fare danza, che rientra fra le attività sportive con distanziamento di due metri non statici. Certamente non sarà possibile una partecipazione di classe, e lo stesso vale per il coro che però sarà più semplice da gestire”.
Poi anche Di Fatta lascia un po’ di spazio ai dubbi. “Probabilmente avrei aspettato qualche altro giorno – confessa –. C’è una curva di contagi che sta salendo, per cui penso che attendere non sarebbe stato male. Parlando della nostra scuola, poi, si trova in corso Vittorio Emanuele dove c’è una popolazione scolastica di più di diecimila alunni di scuole superiori. Sottolineo che la scuola non è un focolaio, ma cosa può succedere fuori? Tutti siamo stati ragazzi: nei momenti in cui si attende la campanella, tutti questi giovani di così tante scuole diverse riusciranno a mantenere il distanziamento? Chi li controllerà?”.
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