Sì alla riforma, ma è polemica | Ecco come cambieranno le Ipab - Live Sicilia

Sì alla riforma, ma è polemica | Ecco come cambieranno le Ipab

Dalla giunta via libera al ddl. Ma all'Ars i deputati ne stanno già esaminando un altro. Le novità

PALERMO – Il governo ha approvato il suo disegno di legge. All’Ars, però, ne stanno già esaminando un altro. La riforma delle Ipab, le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, è già un caso.

La riforma del governo

La giunta regionale ha approvato il 26 settembre il disegno di legge con cui intende riformare i 137 istituti siciliani. La proposta di riforma non modifica le attività svolte dagli enti che continueranno a essere impegnate nell’assistenza ai poveri, agli ammalati, agli e nel settore dell’educazione; ma introduce novità quanto alla gestione dei patrimoni immobiliari, a volte di valore milionario, al risanamento finanziario degli enti e all’organizzazione delle Istituzioni. Il ddl prevede anche la creazione di un albo dei lavoratori degli enti. “Il disegno di legge – così ha salutato l’approvazione, il presidente della Regione Nello Musumeci – mira, in ogni caso, a creare un sistema integrato di interventi e servizi ristabilendo la rilevanza sociale degli Enti”. 

Un altro testo in prima commissione

Ma, come nel caso del ddl semplificazione, il ddl Ipab, potrebbe mandare in fibrillazione i fragili equilibri dell’Assemblea regionale siciliana. In commissione Affari istituzionale, infatti, ci sono già due testi di riforma delle Ipab: uno è del Pd e l’altro è firmato dalla deputata M5s Angela Foti e da due esponenti di punta del centrodestra, Stefano Pellegrino (Forza Italia) e Giovanni Di Mauro (Popolari e autonomisti). La commissione, guidata proprio da Pellegrino, ha già dedicato alcune seduta alla riforma delle Ipab, prendendo come testo base quello Foti-Pellegrino-Di Mauro. E domani proseguirà l’esame del ddl, come da calendario. La mossa del governo, dunque, potrebbe sparigliare le carte e irrigidire le opposizioni, che avevano più volte in passato sollecitato la giunta a presentare un testo e che in commissione Affari istituzionali hanno la maggioranza. “Il Pd –  dice il capogruppo Giuseppe Lupo – ha presentato il proprio ddl costringendo il governo, che aveva nascosto la testa sotto terra come uno struzzo, a muoversi – e prosegue – L’iter in commissione è già partito, se vuole il governo presenti emendamenti al testo base già in discussione”.

La trasformazione in enti privati

Una delle prime modifiche proposte nel disegno di riforma a che fare con tipologia di enti che nasceranno con l’approvazione della legge. Infatti in alcuni casi, le Ipab smetteranno di essere tali perdendo la natura giuridica “pubblica” e diventando delle fondazioni o associazioni Onlus oppure ancora degli enti ecclesiastici. Questo cambiamento sarà deciso guardando agli atti fondativi di ciascuna istituzione. Se la volontà del fondatore era di dare vita a un istituto privato allora entro un anno e mezzo dall’approvazione della legge il Cda dovrà adottare lo statuto che rispetti questa volontà. Se non provvederanno gli amministratori allora la Regione nominerà un commissario affinché tutte le strutture seguano le nuove regole. Questi enti faranno richiesta del riconoscimento della personalità giuridica ala prefettura che verificherà la presenza dei requisiti e la correttezza del procedimento seguito. Così, non potranno diventare associazioni le Ipab che non sono state costituite da degli associati come non potranno diventare enti ecclesiastici gli enti che non abbiano il collegamento a un’istituzione religiosa.

La nascita delle Aspi

Quando si constaterà la mancanza dei requisiti allora si percorrerà la seconda strada: quella della creazione di un’Aspi, delle vere e proprie aziende pubbliche. Perché però avvenga questo passaggio occorrerà che le Ipab che si candidano a questa trasformazione soddisfino un altro requisito: avere, negli ultimi tre anni, un volume medio di entrate ordinarie paria 750mila euro, senza includere in questa cifra il valore delle rendite patrimoniali. Se quindi l’Ipab avrà una certa consistenza l’assessorato consentirà alla trasformazione in ente pubblico.

La natura pubblica delle Aspi comporterà il rispetto dei principi che reggono l’attività amministrativa e la missione del pareggio di bilancio, comporterà il rispetto degli obblighi di pubblicità e trasparenza e la differenza fra poteri di indirizzo politico e poteri gestionali. Le Aspi, quindi, avranno un Dirigente capo e poi avranno un Cda con tre componenti: uno nominato dall’assessorato alla Famiglia, uno nominato dal Comune in cui ha sede l’azienda o di quello maggiormente rappresentativo e di un componente nominato o nel rispetto dell’atto costitutivo; se dovesse mancare una simile indicazione la nomina sarà fatta dall’assessore alla Salute. Inoltre ci sarà un collegio di revisione contabile nominato dall’assessore alla Famiglia e un organismo di valutazione indipendente per le performance dell’amministrazione dell’Aspi.

Il compito di queste aziende rispecchierà le funzioni attuali delle Ipab ma innoverà le modalità di svolgimento delle attività. Come delle imprese pubbliche le Aspi potranno convenzionarsi con i Comuni, i distretti socio sanitari e le Asp per offrire i servizi e potranno partecipare alla programmazione delle politiche dei servizi sociali a livello locale e regionale. E, se in possesso dei requisiti e dei permessi potranno svolgere anche attività di formazione professionale.

La gestione del patrimonio

Una delle grandi novità introdotte dalla riforma è la possibilità di vendita del patrimonio se “disponibile” e cioè se non impiegato nello svolgimento dell’attività statutaria. I fondi risultanti dalla vendita dovranno essere usati per la copertura di disavanzi o per la valorizzazione del patrimonio.

All’atto della trasformazione, infatti, occorrerà provvedere a redigere un inventario dove indicare il patrimonio indisponibile e quello che ha bisogno di un restauro perché di valore storico e artistico. Le Aspi inoltre dovranno indicare all’assessorato alla Famiglia il piano di gestione e conservazione del patrimonio.

I piani di risanamento

Le cronache hanno spesso portato alla luce la situazione di forte indebitamento di alcune Ipab. La proposta di legge dispone così che entro cinque anni dalla trasformazione in Aspi le aziende realizzino un piano di risanamento. Nulla dice invece il ddl sui patrimoni privati dato che in questi casi l’autonomia sarà massima. Inoltre, per evitare ulteriori situazioni di crisi, le legge fisserà un tetto al disavanzo degli enti pari al 15 per cento delle entrate.

Il personale

Le Aspi o gli enti privati acquisiranno il personale delle Ipab. Le Aspi potranno assumere anche a tempo determinato per raggiungere i livelli di standard richiesti da periodi o fasce orarie di maggiore criticità e fabbisogno. E una buona notizia viene dall’articolo 21 del ddl. Infatti verrà “istituito un albo dei dipendenti delle Ipab a cui attingere, anche su istanza del dipendenti che facciano richiesta di continuare a prestare la propria attività per Enti Pubblici, per la copertura di esigenze di personale di strutture pubbliche operanti nel settore socio-sanitario, nel rispetto delle vigenti norme di mobilità”. Non si capisce così se la norma riguarderà solo le Ipab che diventano Aspi o anche quelle che si trasformano in enti di diritto privato, e se possa riguardare i soggetti già licenziati dalle Ipab o quelli che potrebbero essere licenziati da Istituti che saranno messi in liquidazione. C’è di certo che il personale che ne avrà i requisiti potrà partecipare a dei bandi di mobilità ed essere assunto in altre aziende pubbliche operanti nel settore socio-sanitario.

 


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