Sicilia, riforma forestali ferma: "Servono altri 20 milioni" - Live Sicilia

Sicilia, riforma forestali ferma: “Servono altri 20 milioni”

Parla il presidente della commissione Attività produttive dell'Ars Orazio Ragusa

PALERMO – In mezzo ai legittimi e naturali dubbi su moine elettorali, rimandate altrettanto naturalmente al mittente cronista, la legge sui forestali resta al palo all’Ars, a languire in Commissione. Una ridda di numeri che dicono di ore di lavoro da aumentare, di “tariffa” oraria da rivedere e che si riducono, alla sintesi, a un solco profondo fra la proposta del governo regionale e gli operai; in mezzo lo stesso pontiere istituzionale, il presidente della Commissione Attività produttive Orazio Ragusa, in quota Lega. Lui le giacche le tira un po’, anche se tiene a precisare che “non si tratta di fronda o mancato allineamento al governo”, e invita alla “conciliazione”, a dare più giorni e qualche quattrino in più alle tre categorie di forestali di stagione: “Basta un piccolo sforzo – dice a Livesicilia – cioè una ventina di milioni in più, da aggiungere ai 232 già assicurati dall’esecutivo”. Insomma, devono diventare almeno 250. Per Ragusa, “lo stallo è evidente, dopo aver svolto tutte le audizioni. I lavoratori non ci stanno e, francamente, anche io ritengo che vada data maggiore certezza a queste persone, sia che lavorino 78, 101 o 151 ore. C’è grande aspettativa per questa riforma, il governo può diventare la chiave di volta di un cambiamento vero, dopo trent’anni, e in sintonia con Glasgow e il G20”. Conciliazione, per Ragusa. C’è chi, sul fronte sindacale e del bacino pronuncia diversamente: distanza, spaccatura.

“Obiettivo riforestazione”


“Ma partirei da lontano – continua Ragusa – io ascrivo al merito di questa Commissione un duro lavoro di quattro anni, avendo portato a casa la riforma della pesca, elaborato quella dei consorzi di bonifica e avere dato impulso all’agroecologia, le coltivazioni sostenibili, riconoscendo a chi le pratica la veste di soggetti abilitati a partecipare ai tanti bandi che da qui a poco saranno emanati dalla Ue. Non vorremmo perderci, a prescindere dalle rispettive appartenenze, proprio sulla riforma dei forestali”. I quali, però, sono pur sempre ancora sedicimila, una situazione che ormai è passata nel bagaglio nazionale dei sarcasmi più usati. Un esercito. E qui scatta la domanda servita: proprio non c’entra la campagna elettorale? “Macché – risponde il deputato, che fa Ragusa, provincia, pure all’anagrafe – saranno pure tanti, ma si tratta solo di predisporre le condizioni per arrivare davvero alla riforma. Martedì incontrerò l’assessore al Bilancio e gli dirò le stesse cose. L’età media intanto è alta, si aggira sui 55 anni. E poi, senza nascondere che vanno accompagnati alla pensione per venire a capo, nel giro di qualche anno, di una riforma radicale del settore sulla base della formazione specialistica, posseggono know-how nelle potature e negli impianti, possono servire alle enormi prospettive aperte dagli ultimi allarmi del G20 sul clima: la riforestazione diverrà asset, attività cruciale. Poniamola così: non è un conflitto da aprire, ma un’opportunità, possono trasferire le proprie conoscenze a chi li sostituirà, da formatori”.

I numeri della discordia



In soldoni, ecco le distanze che separano le proposte del governo dalla pace forestale, le quali hanno trovato “profonda insoddisfazione nel corpo dei lavoratori, spesso costretti, è il segreto di Pulcinella, ad arrotondare con il lavoro nero nei campi per sostenere le proprie famiglie”. Per Ragusa “ci vuole più flessibilità e maggiori introiti e monte ore per gente che vive il più delle volte in zone montane e isolate, i forestali servono. Serve un piccolo sforzo per conciliare i due mondi, quello dell’economia di Armao che ha le sue ragioni, e quello dei lavoratori che aspettano questa riforma con ansia”. Le risorse già appostate ammontano a 232 milioni, un’altra ventina agli operai potrebbe bastare, “mandando a regime annuo il relativo fondo”. Per quanto riguarda i giorni da incrementare, quelli che fanno 78 giorni potrebbero arrivare a 140, così come gli stagionali che ne fanno 101, e un aumento a 180 per gli operai a 151. Considerando i 60 euro circa di compenso giornaliero, i numeri stanno lì. Ma Ragusa insiste: “I numeri sono cosa relativa, non c’è da allarmare i lavoratori su un presunto mancato riscontro del governo”. Governo il quale, dall’altra parte, propone però 120 giorni a chi ne fa 78, stessa cosa per i centounisti, e 180 per chi ne fa già 151. Notabene: nel giro di sei anni, per effetto del turn over, andrebbero tutti a 180 giorni all’anno. Periodo ritenuto dalla controparte eccessivamente lungo, “dal momento che in tanti allora – ammette Ragusa – saranno in pensione”.

Cattiva fama e nuove opportunità



Lavoratori spesso accompagnati da timbri non esattamente lusinghieri, i forestali siciliani, numero altissimo se raffrontato ad altre regioni. Ragusa lo sa ma rilancia: “Ci sono piccoli Comuni che non hanno nemmeno il personale per i servizi più elementari. Si possono utilizzare per il verde e il decoro urbano o, ancora, in funzione di prevenzione anti alluvioni, per pulire i canaloni. Più dignitoso e utile alzarsi al mattino, andare a potare, fare prevenzione antincendio e altri lavori di pubblica utilità, che girarsi i pollici con il reddito di cittadinanza”.


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