Silenzio e dolore per Rosy | che ha visto la sua morte in faccia - Live Sicilia

Silenzio e dolore per Rosy | che ha visto la sua morte in faccia

Questa mattina l'ultimo saluto alla giovane, vittima dell'ex convivente. Il silenzio assordante nella chiesa, i palloncini bianchi, le lacrime della madre. E un parroco che si augura che tutto questo non accada mai più.

I funerali della ragazza
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PALERMO- Circa sessanta persone si sono riunite questa mattina all’interno della chiesa di S. Maria delle Grazie a Villagrazia per celebrare i funerali di Rosy Bonanno, la giovane uccisa dall’ex convivente, alla presenza del figlio di due anni. La donna aveva denunciato per ben sei volte il suo assassino, Benedetto Conti. Non ci sono lacrime per Rosy. Il parroco celebra la messa nel silenzio di una famiglia sconvolta al punto da non poter salire all’altare per salutare con un ultimo pensiero la ventiseienne vittima della meschinità di un uomo violento. Qualcuno dei presenti cerca il fresco dei ventagli, in questa rovente mattina di luglio, e mentre un ragazzo colto da un malore viene portato via dagli amici, la funzione prosegue in un clima di calma rispettosa. Non un singhiozzo, non un lamento, solo scambi di sguardi di comprensione tra la gente.

Rosy era seguita con amore dalla comunità ed era assidua frequentatrice della piccola chiesetta di quartiere, dove oggi, coloro che sapevano, senza potere fare niente, si sono riuniti per onorare la sua breve vita. Alcuni dei presenti discutono a bassa voce sul perché di questa morte, fanno ipotesi, si raccontano aneddoti che avrebbero potuto essere sintomi e segnali ma che sono stati ignorati. Un di gruppo uomini fuori dalla parrocchia si lascia scappare un ‘si sapeva’.

Vengono spese, dopo il Vangelo, nell’omelia, parole rassicuranti come ‘anima salva’ e ‘vita eterna’ . Però, non bastano a placare la rabbia e l’incredulità della madre di Rosy che al momento della comunione , una volta in piedi, si lascia andare in un sommesso pianto sulla bara chiara. Le dà un bacio sulla tempia, una donna che la porta di nuovo al suo posto, in prima fila, a sedersi con gli occhi fissi sul feretro che contiene sua figlia.

Lapidarie le parole del parroco: “Le autorità devono partecipare alla vita dei cittadini e prevenire eventi come questo”. Si attendono invano i rappresentanti di queste autorità, che nonostante avessero comunicato la loro partecipazione non accennano ad arrivare. La gente sembra accorgersi di questo vuoto. Sembra che percepisca di vivere in una condizione di confine, fuori dall’ufficialità, probabilmente troppo lontano per essere raggiunti dalle cariche statali, dalla giustizia, dalla prevenzione.

La funzione si conclude nel silenzio che l’ha accompagnata fin dal suo inizio, quando appena fuori dalla parrocchia, davanti un altare allestito dai familiari, in un grido di dolore,  la madre della donna libera decine di colombe bianche e un piccolo pappagallo rosa. Un uomo chiede gentilmente di applaudire.  Mentre i genitori di Rosy tentano di darsi forza a vicenda, il feretro viene sistemato nel carro funebre adornato da palloncini bianchi con gli ultimi pensieri dedicati alla ventiseienne madre, che si è trovata da sola, due giorni fa, a guardare negli occhi il suo assassino.


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