Catania, inchiesta Interporti: arrivano le richieste di parte civile - Live Sicilia

Catania, inchiesta Interporti: arrivano le richieste di parte civile

Stamane l’udienza preliminare è stata rinviata dal Gup Rizza al 4 luglio per legittimo impedimento di un indagato.
QUESTA MATTINA
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CATANIA – La Società Interporti di Sicilia (SIS), al centro dello scandalo su presunte induzioni indebite e corruzione che ha riguardato, tra gli altri, l’ex amministratore Rosario Torrisi Rigano, chiede di costituirsi parte civile. E la stessa richiesta è stata presentata dalla Cgil, che ha assistito alcuni dipendenti firmatari di un esposto che diede il via all’indagine.

Si è aperta questa mattina l’udienza preliminare a carico di sette persone, per cui la Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio. Tra gli indagati figura l’ex amministratore unico della società interporti; l’assessore regionale all’Economia Marco Falcone, nella sua precedente veste di assessore alle Infrastrutture; e l’ex vicepresidente della Regione, Gaetano Armao.

Stamani l’udienza, dopo la presentazione delle richieste di costituzione di parte civile, è stata rinviata dal Gup Marina Rizza al prossimo 4 luglio, per un legittimo impedimento dell’assessore Falcone. A luglio il Gup deciderà sulle richieste di parte civile, a cui si sono opposti i difensori degli indagati.

È l’inchiesta nell’ambito della quale a gennaio furono temporaneamente poste agli arresti domiciliari quattro persone, tra cui Torrisi Rigano. Gli altri erano l’ex deputato regionale Nino D’Asero, l’imprenditore Salvatore Luigi Cozza e una dipendente dell’azienda, Cristina Sangiorgi.

L’indagine, condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Catania e diretta dalla Procura, riguarda ipotesi di reato da settembre 2019 a marzo 2021. La settima richiesta di rinvio a giudizio riguarda Giuseppe Li Volti, ex assistente parlamentare e coordinatore della segreteria particolare di Falcone.

Gli indagati sono difesi dagli avvocati Francesco Giammona, Andrea Pruiti Ciarello, Ottaviano Pavone, Carmelo Peluso, Antonino Favazzo, Tommaso Tamburino, Isabella Giuffrida, Laura Biondo e Dario Fina. La richiesta di rinvio a giudizio è stata depositata dal sostituto procuratore Fabio Saponara, con il visto del procuratore aggiunto Agata Santonocito.

Ecco tutte le ipotesi di reato

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione e contraffazione e uso di pubblici sigilli. Sarebbero emerse presunte “interferenze illecite” che avrebbe esercitato D’Asero su Torrisi Rigano, tramite alcuni politici regionali, per revocare il licenziamento per giusta causa della Sangiorgi.

Ulteriori pressioni sarebbero state finalizzate a garantire, sempre alla Sangiorgi, una posizione lavorativa ‘gradita’ in azienda. Infine sarebbe stata fatta pressione sull’amministratore perché omettesse “l’avvio di doverose procedure disciplinari per il rifiuto (della Sangiorgi, ndr) di svolgere gli incarichi e di lavorare in smart working durante la prima fase della pandemia”.

Per intercedere a favore della donna, ricostruisce l’accusa, D’Asero si sarebbe rivolto a Falcone, Armao e Li Volti. I tre, secondo la Procura, avrebbero “esercitato pressioni sull’amministratore unico della Sis, al fine di far revocare il licenziamento della dipendente”. Va evidenziato che per gli assessori dello scorso governo e per Li Volsi questa – l’ipotesi di concorso in induzione indebita – è l’unica accusa. L’ipotesi di corruzione, il presunto “accordo corruttivo”, riguarda invece solo Torrisi Rigano e Salvatore Luigi Cozza.


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