Sistema sanitario regionale: vecchi problemi e nuovi dilemmi - Live Sicilia

Sistema sanitario regionale: vecchi problemi e nuovi dilemmi

Con l'allentarsi del Covid riemergono le difficoltà del sistema sanitario regionale. Mozione dell'opposizione all'Ars

CATANIA – Una marea che ha continuato a crescere, nascosta solo dalla pandemia. I problemi della sanità siciliana, vecchi di decenni, non sono spariti con l’emergenza Coronavirus, che semmai li ha solo abbassati di volume, relegandoli sullo sfondo dell’attenzione del pubblico. Così, nel momento in cui l’andamento dei contagi fa sperare in un ritorno alla normalità, ecco che la normalità torna davvero, con tutte le sue annose difficoltà. A cui si sommano quelle ancora non risolte, legate alle vaccinazioni. E le opposizioni con una mozione congiunta chiedono al governo di regionale di rispondere all’Ars.

Le cure “sospese”

Le cronache degli ultimi giorni raccontano di ambulanze in fila davanti ai pronto soccorso palermitani, piene di pazienti in attesa di entrare in reparti che non riescono ad accoglierli, e di centinaia di posti letto Covid da riconvertire. A causa dell’emergenza Coronavirus diversi ambienti degli ospedali siciliani erano stati trasformati in reparti Covid, mettendo temporaneamente in attesa, o comunque in coda, le prestazioni per le altre patologie. Che, inevitabilmente, sono cresciute. Con il miglioramento della pandemia, le persone tornano a rivolgersi agli ospedali per essere curati, spingendo l’assessorato alla Salute a ordinare una nuova conversione di posti letto, da Covid a normali.

Il rallentamento delle prestazioni ordinarie e straordinarie però non è una novità degli ultimi giorni. “Già da mesi segnaliamo al governo regionale la bassa attenzione per diverse patologie e protocolli sanitari”: Margherita La Rocca Ruvolo, presidente della Sesta commissione Ars che si occupa di sanità, cita il caso dell’azienda ospedaliera Villa Sofia – Cervello, in cui la conversione di diversi reparti e posti letto a reparti Covid ha fermato le attività ordinarie e straordinarie. “So che l’ematologia ha dovuto fermare le proprie attività – dice La Rocca Ruvolo – e anche il reparto che si occupa di seguire i pazienti con patologie al fegato ha subito uno stop”. Ferma anche la Procreazione Medicalmente Assistita, ma solo a Palermo: con la chiusura del reparto di ginecologia e ostetricia a causa della pandemia, infatti, le attività di supporto alla PMA, che prima dell’emergenza arrivavano a 188 in un anno, si sono interrotte. Le operazioni sono ripartite con la recente riconversione del reparto di ginecologia alle sue mansioni originarie. Sulla questione era intervenuta Marianna Caronia, deputata regionale di Forza Italia e membro della sesta commissione: “Se qualcuno voleva esempi di effetti collaterali del Covid-19 sulla sanità siciliana – aveva dichiarato Caronia dopo un’audizione in commissione sul tema, due settimane fa – eccone uno clamoroso. Ancora una volta non parliamo di freddi numeri ma di persone, donne e nascituri in particolare, che di fatto in città non ricevono più assistenza sanitaria, se non in modo marginale”.

Al contrario, la struttura dedicata alla PMA dell’ospedale Cannizzaro di Catania ha continuato a lavorare, a parte la pausa forzata del marzo e aprile 2020, e ha realizzato più di trecento cicli di fecondazione assistita, oltre a diverse centinaia di consulenze per l’infertilità di coppia. “Il fatto che sulle stesse prestazioni Catania resti in funzione e Palermo invece si fermi – dice Margherita La Rocca Ruvolo – è molto preoccupante. È come se tendessimo verso una sanità di serie A e una di serie B all’interno della nostra stessa regione”.

La sesta commissione riceve notizie anche da società mediche che manifestano preoccupazione per la gestione dei pazienti non-Covid. “In una richiesta di audizione ricevuta in questi giorni – dice La Rocca Ruvolo – tre società scientifiche che si occupano di cardiologia, la Aiac, la Gise e la Sicve, hanno segnalato che durante la pandemia la mortalità per infarto è triplicata, mentre i ricoveri si sono dimezzati. Questa situazione è un calvario per i pazienti, che non sanno dove rivolgersi per ottenere le proprie cure”.

Il ballo dei fondi

Un altro problema che impegna i manager delle aziende ospedaliere siciliane è quello delle risorse, sia finanziarie che di personale. Come ha detto in aula Antonino De Luca, deputato all’Ars del Movimento cinque stelle, “In questo momento l’unico dirigente generale che è rimasto in assessorato si sta occupando di vagliare i piani di fabbisogno delle varie Asp, quindi i tetti di spesa, le piante organiche”. Nel caso dell’ospedale Villa Sofia – Cervello il tetto di spesa per la pianta organica, ovvero per le persone che servono a svolgere i servizi, è passato dai 141 milioni del 2011 ai 138 del 2021. Una cifra che secondo una scheda tecnica redatta dalla sesta commissione sarebbe inadeguata, soprattutto vista la mole di servizi assegnati all’azienda ospedaliera palermitana: “Il tetto di spesa 2021 – si legge nel documento – è assolutamente insufficiente a sostenere le attività ordinarie e quelle specialistiche relative a CQRC, Laboratorio per trapianti d’organo e altre. Le spese relative alla attivazione di nuovi posti letto per il Polo Infettivologico presso il CTO devono necessariamente essere stralciate e finanziate mediante fondi dedicati”. In altre parole: non si può attivare, sostiene la sesta commissione, un nuovo polo infettivologico con gli stessi fondi stanziati negli anni passati per tutta l’azienda ospedaliera. Bisogna accantonare e trovare nuove somme.

All’ospedale Papardo di Messina, invece, la pianta organica è stata bocciata. Con quali effetti è sempre Antonino De Luca a denunciarlo in aula: “Hanno ridotto gli stanziamenti di 8 milioni di euro ponendo a rischio 156 posti di lavoro come medici e il taglio dei servizi e delle unità operative”. Sulla questione del Papardo sindacati e politica promettono battaglia già a cominciare da martedì prossimo, quando il tema sarà al centro di un’audizione all’Ars.

L’assessore “a tempo” e la mozione

La richiesta sempre più frequente, espressa in aula non solo da De Luca ma anche da Giuseppe Lupo del PD, e ribadita in una mozione congiunta dell’opposizione (Pd, 5 Stelle e Cento Passi di Claudio Fava), è che Nello Musumeci riferisca al parlamento regionale di quello che sta succedendo nella sanità. In quanto assessore ad interim alla salute, la sesta commissione non manca di inserire il presidente della Regione tra i convocati alle audizioni, ma Musumeci non si sarebbe mai presentato.

Tra le questioni di cui parlare, oltre a quelle della sanità “ordinaria”, c’è anche la gestione della stessa emergenza Covid. Nelle ultime settimane sono stati inaugurati diversi hub in tutta la Sicilia e la regione continua a vaccinare a ritmi nella media nazionale, soprattutto grazie al successo riscosso dagli open day. Al tempo stesso ci sono ancora dei chiaroscuri sulla copertura delle fasce più anziane della popolazione, troppo lontane da una sanità siciliana che punta tutto sugli ospedali, o che tentennano proprio all’idea di vaccinarsi. Il risultato è che la percentuale dei siciliani vaccinati resta tra le più basse d’Italia.

Una situazione che ha spinto i gruppi all’Ars di Movimento Cinque Stelle, Partito Democratico e Cento Passi a presentare una mozione dai toni bruschi: “I ritardi e la disorganizzazione che si registrano nella gestione dell’emergenza sanitaria – si legge nel documento – provocano conseguenze negative e difficoltà anche sul corretto funzionamento della sanità ordinaria. La Sicilia ha bisogno di un assessore alla Salute che si confronti con l’ARS e con le Istituzioni nazionali e che si dedichi ad affrontare le attuali e gravissime criticità sanitarie a tempo pieno e, soprattutto, in questa delicata fase dell’emergenza sanitaria legata all’epidemia Covid-19, con una presenza continua ed ininterrotta per affrontare le innumerevoli problematiche giornaliere”. La mozione prosegue con delle richieste al presidente della Regione: “Musumeci disponga il pieno coinvolgimento nella campagna di vaccinazione dei medici di medicina generale secondo le nuove linee guida adottate dal Commissario covid Figliuolo. Dica chiaramente quali sono le attività e i risultati delle strutture commissariali nelle tre aree metropolitane, qual è lo stato dell’organizzazione ed efficienza della Rete dell’emergenza-urgenza e più in generale quale è lo stato di attuazione della legge regionale sul riordino del Servizio Sanitario Regionale e quella sull’adeguamento della rete ospedaliera”.


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