Caos nei pronto soccorso, la solita Sanità siciliana

Caos nei pronto soccorso, la solita Sanità siciliana

Difficoltà per il ricovero dei pazienti no Covid. Cosa succede nei pronto soccorso siciliani.

PALERMOL’autocitazione serve, forse, a capire la sostanza: “Al pronto soccorso di Villa Sofia è un giorno di ordinaria violenza. Non ci sono pestaggi di dottori in agenda. C’è la normale calca di un normalissimo giorno di pena e di buona volontà; ecco la violenza imposta ai concittadini del medesimo disagio. Ci sono i pazienti che, stavolta pazientissimi, e quasi tutti anziani, aspettano notizie dal display”. Così scrivevamo nel giugno del 2018. La pandemia era una roba da filmetti scadenti di fantascienza. Uno li guardava e si metteva a ridere. Eppure, la Sanità siciliana appariva ieri come ora: intasata. Non è un momento semplice. Il Covid ha svelato quanto sia inefficace una medicina che si regge in esclusiva sugli ospedali e che non si incunea nel territorio. Dobbiamo riconoscere che la Sicilia ha retto l’urto con dignità. Ma adesso, mentre il virus appare in ritirata sotto la massiccia campagna di vaccinazione e i pronto soccorso ricominciano a riempiersi dei vecchi pazienti di una volta, ecco che le scene del presente riecheggiano i disagi del passato e provocano una battuta inevitabile: siamo alle solite.

Il grande ritorno negli ospedali

Prima di entrare nella cronaca, raccontiamo cosa sta succedendo. Semplicemente questo: le persone che, per timore del contagio del virus, non andavano più negli ospedali, in diversi casi ritardando terapie essenziali, interventi necessari, perfino urgenti, e aggravandosi, stanno tornando, ora che i numeri della regione gialla invitano a una prudenza più rasserenata. Vale pure per quelli che correvano nei Ps in mancanza di una concreta assistenza di altro tipo. Ed è il caos. Per abbozzare il caso di Palermo: il pronto soccorso Covid del ‘Cervello’ ha un flusso minore, ma non può essere smantellato perché rappresenta un presidio essenziale in tempo di pandemia. Le altre strutture, quelle no Covid, invece, faticano: nonostante la riconversione di alcuni posti letto, molti spazi nei reparti sono dedicati al contrasto contro un nemico ancora temibile. Dunque, diventa complicato ricoverare e liberare le corsie dell’urgenza.

Le ambulanze in fila al Civico

Ieri abbiamo pubblicato una testimonianza eloquente, quasi simbolica dello stato dell’arte. Un video che mostra la fila delle ambulanze in attesa di entrare nell’area d’emergenza dell’ospedale Civico. Ma stavolta non, come era accaduto, per trasportare pazienti Covid: c’erano gli altri a bordo di quei mezzi. E una voce fuori campo narrava il frangente, commentando immagini che sono state diffuse dai social. In serata la situazione si è un po’ sbloccata.

La riconversione dei posti letto

Vertici dell’assessorato alla Salute confermano che si andrà avanti con la riconversione dei posti letto. Secondo una recente circolare il rientro verso prestazioni non pandemiche è stato già avviato per le Medicine interne del Civico, per Medicina e Gastroenterologia a Villa Sofia-Cervello e per la Terapia intensiva a Termini Imerese. Si tratta di un inizio, contagi permettendo: se, cioè, la curva si stabilizzerà verso il basso.

La sofferenza di Villa Sofia

Il pronto soccorso di Villa Sofia ha pagato, come pochi, il conto salato del peso di tutte le altre terapie. Registra una media di duecento accessi al giorno e conta moltissimo sul respiro offerto dalla rimodulazione dei letti. Il suo personale è allo stremo. Non manca il positivo che salta fuori dalla calca dei pazienti ordinari, come è accaduto fino a ieri mattina. E dunque si deve chiudere, sanificare e ricominciare. Né mancano – come scrivevamo – casi di persone che ritornano al pronto soccorso con patologie non curate, per la paura del Covid, che sono diventate molto più insidiose tra insufficienze respiratorie, scompensi cardiaci e tumori che, non sorvegliati, hanno raggiunto quasi un livello di incurabilità. E’ un dato che, sperando di mettere questo tempo atroce alle spalle, sarà sempre più ricorrente da qui in avanti. E che porterà la Sanità a dovere convergere per forza sulla medicina territoriale per riparare i guasti di un abbandono durato troppo a lungo.

Policlinico e ‘Ingrassia’

Le notizie che giungono dal Policlinico e dall’Ingrassia si riflettono, invece, con minore gravità nello specchio dei disagi. Non sono, tuttavia, mancati i picchi di sovraccarico, assorbiti con la ricetta perenne: il sacrificio di chi lavora come se non ci fosse un domani. La vecchia Sanità siciliana intasata, con o senza il Covid, che si basa, istituzionalmente, sull’esaurimento nervoso del singolo. La solita Sanità.


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