Tremestieri, il Pd detta la linea:| "Una svista, nulla di più" - Live Sicilia

Tremestieri, il Pd detta la linea:| “Una svista, nulla di più”

C'è non poco imbarazzo in casa democratica. Ma la linea ufficiale resta a sostegno di Sebastiano Di Stefano. E sul presunto appoggio degli ex Articolo 4 a Santi Rando, taglia corto Jacopo Torrisi: "Sammartino sa come deve comportarsi"

CATANIA – “Il candidato sindaco del Pd a Tremestieri è e resta Sebastiano Di Stefano”, tiene la barra dritta il segretario provinciale Enzo Napoli. Una perentorietà che è direttamente proporzionata all’imbarazzo, difficile da non sgamare, per l’esclusione del Partito democratico dalla corsa per il Comune etneo. “Un incidente che può capitare”, è la linea ufficiale ribadita questo pomeriggio durante la conferenza stampa convocata in via Umberto, sede della federazione Pd. E appunto perché può capitare, Napoli si lascia andare in aneddoti che nel passato lo hanno riguardato direttamente. Ma l’attenzione è resta sulla svista di ieri e alla mancata consegna del poco noto, fino a poche ore fa, “allegato 5 ter”. L’ipotesi di un ricorso è tuttavia al vaglio dei legali dei Pd. “In fondo – ribadisce il segretario – i requisiti sostanziali per concorrere c’erano tutti. Intanto, mi assumo io stesso la responsabilità politica di quanto accaduto”.

C’è tuttavia che l’esclusione di ieri ha riportato in superficie lo sciame di polemiche che hanno segnato la vita del Pd tremestierese negli ultimi mesi. I due circoli cittadini, infatti, hanno espresso due orientamenti differenti rispetto alla candidatura di Sebastiano Di Stefano. E la nota firmata stamani da Rosalia Pulitano, segretaria del circolo Centro Storico, fa saltare il coperchio. “Il suo nome c’è stato imposto dai vertici provinciali”, è l’accusa. Tra le note dolenti c’è inoltre la passata militanza dello stesso Di Stefano nell’altra metà dell’emiciclo. “Non intendevamo, già prima degli ultimi risvolti, avallare la scelta di appoggiare un nuovo arrivato, per di più legato alle passate amministrazioni”, si legge ancora. Che ci siano state polemiche, è lo stesso Napoli a confermarle: “Sì, abbiamo litigato, ma avevamo anche superato il tutto”. Un modo, ancora, per mettere a tacere ogni possibile dietrologia chiamata a rievocare l’ipotesi, a conti fatti assai fragile, del fuoco amico.

Intanto la campagna elettorale è partita. Per quanto azzoppato, Di Stefano ha l’urgenza di non di disperdere il contributo degli esclusi. E suona la carica: “Anche se non c’è il simbolo, il partito è fatto di uomini”. Il riferimento è al consigliere uscente Alessandro Zinna. Nella migliore delle condizioni disponibili, per lui potrebbe aprirsi l’opzione assessoriale. “Prematuro parlarne”, taglia corto Napoli. Contestualmente, il Pd deve fare i conti con una seconda incognita legata al competitor Santi Rando, che nei mesi scorsi aveva raccolto l’appoggio più che palese del deputato regionale e fondatore di Articolo 4, ma ormai in area democratica, Luca Sammartino. “Le regole valgono sia per i vecchi che per i nuovi, chi si candida contro il partito o fa campagna elettorale contro di esso, non può essere tesserato”, ribadisce ancora il segretario provinciale. Un niet rilanciato con forza, ma che rischia di essere inverato nei fatti dalla buca del cartello democratico. Al netto delle sottigliezze, esclude un tiro mancino il vicepresidente del Pd catanese Jacopo Torrisi, che rilancia: “Da mezzogiorno di ieri siamo in campagna elettorale, Sammartino saprà dunque come comportarsi”.

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