Da una faida all’altra. Dalla guerra di mafia degli anni Ottanta a quella, in parte sventata dagli arresti, che si preparava nei giorni dell’arresto di Bernardo Provenzano. Raccontata da uno dei protagonisti, Nino Rotolo, che trent’anni fa sgomitava al fianco di Totò Riina nella scalata dei Corleonesi al vertice di Cosa nostra. Una guerra che portò alla cacciata degli “scappati”, la famiglia perdente costretta a una fuga negli Stati Uniti e tornata in patria nel 2006. Sullo sfondo, la
nuova organizzazione di Cosa nostra, la formazione del giovanissimo Gianni Nicchi, l’ascesa di Salvatore Lo Piccolo e lo scambio epistolare di Nino Rotolo con Bernardo Provenzano alla vigilia della cattura. Gli atti di quell’operazione, adesso, sono raccolti nel libro “Gotha”, a cura di Andrea Cottone, con prefazione di Maurizio De Lucia, in edicola da domani in allegato con “S” a 9,90 euro oltre al prezzo della rivista.
Dalle intercettazioni dell’operazione Gotha emerge uno spaccato della mafia a metà del primo decennio del nuovo millennio: una Cosa nostra meno affaristica e più incline all’uso di lupare e kalashnikov di quella voluta dal “vecchio”, quel Bernardo Provenzano a cui i nuovi emergenti si rivolgevano con diffidenza. Le trascrizioni, adesso, sono depositate agli atti del processo scaturito dal blitz della primavera del 2006. E tracciano la linea rossa che collega le vecchie faide alle nuove, gli interessi di trent’anni fa a quelli di oggi. Perché in Cosa nostra nulla si dimentica.
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