Ciancimino jr non parla - Live Sicilia

Ciancimino jr non parla

"Pensavo di collaborare ma mi devo difendere"
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Massimo Ciancimino si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai pubblici ministeri di Caltanissetta. E’ la prima volta che accade da quanto ha deciso di collaborare con i magistrati. La convocazione era legata all’avviso di garanzia per calunnia aggravata e violazione del segreto d’ufficio notificato ieri al figlio dell’ex sindaco di Palermo dopo le dichiarazioni rese sull’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. “Le mie dichiarazioni sono state prese come fondamento di un’ipotesi di reato – spiega Ciancimino che si è presentato con il suo legale, l’avvocato Francesca Russo -. Si percepisce che non sono stato creduto e dunque ho deciso di avvalermi della facoltà di non rispondere. Dovrò difendermi da una Procura – conclude – con cui pensavo di collaborare”.

Tre sono le ipotesi di reato per le quali i pm di Caltanissetta hanno iscritto Massimo Ciancimino nel registro degli indagati. La più grave è la calunnia e si riferisce a quella parte di dichiarazioni che chiama in causa l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Secondo Ciancimino, che cita come fonte il padre Vito morto nel 2002, De Gennaro sarebbe stato “vicino” al “signor Franco”, il misterioso personaggio dei servizi segreti coinvolto nella trattativa tra Stato e Cosa Nostra. Ciancimino avrebbe cercato in un primo tempo di sovrapporre l’identità dello 007 con la figura di De Gennaro. Successivamente ha precisato che personalmente non crede a questa ipotesi ma l’avrebbe riferita solo come un’opinione del padre.

A suo carico intanto la Procura di Caltanissetta ha avanzato altre due ipotesi di reato: favoreggiamento nei confronti del “signor Franco” e diffusione di “notizie di cui è vietata la divulgazione” (art. 262 del Codice penale). I pm di Caltanissetta accusano in sostanza Ciancimino jr di avere riferito a vari cronisti il contenuto delle sue dichiarazioni che erano state secretate. Quest’ultima contestazione pone un problema di competenza tra le Procure di Palermo e di Caltanissetta perché lascia pensare che entrambe stiano indagando sugli stessi fatti o almeno sullo stesso contesto.


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