"Don Fabrizio, frasi dure | Rispetto per tutte le idee" - Live Sicilia

“Don Fabrizio, frasi dure | Rispetto per tutte le idee”

Lettera aperta a don Moscato, segretario del cardinale Romeo: "Ha tutto il diritto di espimere il suo pensiero negativo sull’accaduto, ma ha il dovere di espimere la sua opinione con amore e con rispetto, perchè gli omosessuali sono persone uguali agli eterosessuali".

Lettera aperta a don Fabrizio Moscato.

Il non rivestire, al momento, alcuna carica pubblica mi permette di esprimere in piena libertà la mia opinione personale che non può coinvolgere, pertanto, nessun altro che me. Io non so di chi sia stata l’idea di proiettare quelle immagini “incriminate”, simboli dei Pride, sulla facciata della Cattedrale, e non m’interessa. Forse si poteva evitare? Forse si, forse no. Sono state quelle immagini, per usare sue espressioni, “un insulto alla nobiltà della fede”? “Una sudicia provocazione”? “Una vergogna, un toccare il fondo”? “Una strumentalizzazione dei bambini”? “L’imposizione di una minoranza che ha uno sguardo falso e deviato”? A me, piuttosto, hanno amareggiato queste sue frasi, caro don Fabrizio, frasi dure, impietose, di chi si mette dall’altra parte, dalla parte degli uomini della legge e guarda il pubblicano, considerato tale secondo il suo giudizio, sottecchi, rasentando il rifiuto probabilmente senza rendersene conto.

Chissà come avrebbe ragionato se lei fosse stato un omosessuale. E se, per tale condizione, fosse stato insultato, massacrato di botte, marchiato a vita, espulso dalla famiglia, dalle amicizie, dal lavoro, come sovente accade, basta leggere i giornali. Lei, ovviamente, ha tutto il diritto di espimere il suo pensiero negativo sull’accaduto, ma lei, caro don Fabrizio, ha tutto il dovere di espimere la sua opinione con amore, con rispetto, perchè gli omosessuali sono persone, donne e uomini uguali alle donne e agli uomini eterosessuali, con pregi e difetti, con aspirazioni e sentimenti, con paure e speranze, con il diritto a non essere discriminati per la loro condizione sessuale (ricorda l’art. 3 della Costituzione italiana?). E avrebbe dovuto farlo non perchè lei è un sacerdote, caro don Fabrizio, ma perchè è un cristiano, un seguace di quel Cristo che s’è fatto uomo per caricarsi la sofferenza del mondo e dell’uomo, anche degli omosessuali, don Fabrizio, che troppo spesso, per una visione farisaica della fede e della religione, hanno sofferto e soffrono più degli altri perchè internati, perseguitati, derisi, picchiati, emarginati, uccisi.

Le parole contano don Fabrizio, contano eccome, sono come pietre. Abbiamo bisogno di vescovi, di preti e di religiosi e religiose che senza rinunciare a nulla della dottrina cattolica parlino, però, il linguaggio dell’amore, della comprensione, della solidarietà, dell’abbraccio fraterno, il linguaggio del “siamo tutti figli di Dio”, di un Dio che è Padre e Madre. Caro don Fabrizio, le ricordo, da cattolico quale sono con innumerevoli mancanze, che un insulto alla nobiltà della fede, una sudicia provocazione, non sono delle immagini proiettate su un sacro muro ma la complicità che per secoli alti prelati, preti e monaci hanno offerto a mafiosi, fin dentro i loro covi, e ad amici altolocati dei mafiosi, a politicanti, evasori fiscali, furbetti del quartierino, puttanieri ed affaristi, magari frequentatori del Vaticano, di sedicenti movimenti ecclesiali, di chiese e di messe domenicali e al contempo spavaldi rapinatori di beni e soldi della collettività per arricchimento personale, ladri di futuro, violentatori di valori, pervertitori delle giovani generazioni. Ecco, mi perdoni don Fabrizio, sono tali tristi figuri che mi sanno di sudicio.

Cordialmente.
Pippo Russo


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