Bulldog, Vacante si difende |e chiede scusa al pm - Live Sicilia

Bulldog, Vacante si difende |e chiede scusa al pm

L'esame del marito di Irene Santapaola si è concentrato sulla presunta rete di prestanome.

UDIENZA A BICOCCA
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CATANIA – L’udienza preliminare del processo Bulldog per un giorno nell’aula bunker di Bicocca. Un “fuori programma” per permettere l’esame di alcuni degli imputati, così come richiesto da alcuni difensori. Il Gup Currò ha ascoltato Francesco Russo (accusato di concorso esterno), Andrea Lo Re (indicato dalla Procura come uno dei prestanome) e Roberto Vacante, il boss chiave dell’inchiesta che ha disarticolato un gruppo interno alla Cosca Santapaola che si fondava su un sistema di prestanome che sarebbe servito ad arricchire le casse del clan. E’ durato tre ore l’esame del marito di Irene Santapaola, anche lei tra gli imputati. Vacante, difeso dagli avvocati Michele Ragonese e Mario Di Giorgio, ha respinto le accuse sulle intestazioni fittizie di alcune società.

Oltre a questo il boss ha voluto chiedere scusa al pm Rocco Liguori. Durante un colloquio in carcere con la moglie – che è stato intercettato ed è finito negli atti del processo –  con la moglie gli sarebbe scappato un commento un po’ infelice sul magistrato titolare dell’inchiesta. Vacante ha voluto precisare in udienza quanto aveva affermato.

Per SportItalia (impianti sportivi vicino il Massimino) e il lido Satin Blu Vacante ha chiarito che non vi sarebbe alcuna intestazione fittizia, il fatto di intestare le due imprese alla moglie sarebbe stata semplicemente la conseguenza delle misure patrimoniali che già lo avevano colpito. Ma in azienda sarebbe stato sempre presente. Sulla cooperativa Bulldog Camp che stava gestendo la realizzazione di alcuni impianti sportivi, l’imputato avrebbe ammesso che con Aversa ci sarebbe stato una sorta di (mezzo) accordo per acquisire una quota. Che però non si sarebbe mai concretizzata. Sull’attività di ristorazione di Salvatore Caruso (altro prestanome, legato anche al provvedimento del Pitti di Catania), Vacante afferma di non c’entrarci assolutamente nulla. Avrebbe cenato nel locale una volta, avrebbe pagato il conto e nulla di più. Per il girrarosto, invece, l’imputato racconta nel corso dell’esame di averci lavorato per una decina di mesi. Con il titolare si sarebbe discusso di poter partecipare alla suddivisione degli utili, ma alla fine avrebbe compreso che era una bolla di sapone. Anzi alla fine del rapporto lavorativo sarebbe rimasto creditore di alcune migliaia di euro, che il titolare avrebbe saldato con piccole somme versate periodicamente.

Roberto Vacante affronta anche il capitolo collaboratori di giustizia. Le loro dichiarazioni – per l’imputato – sarebbero riferibili addirittura a un periodo temporale precedente al suo ultimo arresto. Su un incontro in carcere che sarebbe avvenuto tra Eugenio Sturiale, amico di famiglia di Vacante ed ex affiliato di Santapaola, Laudani e Cappello, l’imputato chiarisce che i contatti tra i due sarebbero stati impossibili, in quanto detenuti in due “bracci” diversi dell’istituto penitenziario.

Vacante inoltre ha fatto riferimento ad un anedotto concernente la moglie di Eugenio Sturiale, Palma Biondi, anche lei collaboratrice di giustizia. La pentita racconta di essere stata la “cupido” che ha fatto incontrare Irene Santapaola e Roberto Vacante. Palma Biondi – a dire dell’imputato – gli avrebbe fatto delle avance e il suo rifiuto avrebbe scatenato le ripicche della collaboratrice di giustizia.

Sugli incontri registrati dalle telecamere della polizia al “Parking Car” (sito vicino ai campi SportItalia) Vacante sminuisce la valenza indiziaria che avrebbe invece per l’accusa. Uno di quelli immortalati sarebbe stato Dario Santapaola, cugino della moglie. Antonino Tomaselli, conosciuto in carcere, sarebbe passato da lì appena scarcerato solo per un saluto all’imputato.

Vacante (che ha scelto il rito abbreviato in questo procedimento) è detenuto al regime del 41 bis. A questo proposito gli avvocati Michele Ragonese e Mario Di Giorgio hanno già depositato reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Roma.

 

 


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