Palermo invivibile, lettera al sindaco Leoluca Orlando

Caro Sindaco, Palermo è cambiata|Ma guardi come è ridotta…

Una rivoluzione è stata compiuta. Ma c'è una battaglia da vincere.
LA CITTA' INVIVIBILE
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2 min di lettura

Caro Sindaco Orlando,

Lei ha rappresentato il cambiamento, ma guardi come è ridotta Palermo.

Cominciamo dalla storia. Che lei sia stato il protagonista di una rivoluzione benefica, uno dei suoi massimi attori sulla scena, nessuno può negarlo.

Nessuno che sia dotato di intelletto e buonafede, infatti, può rimpiangere la città di molti anni fa. Sporca fino alle sue fondamenta, incrostata da un potere politico e mafioso da cui dipendevano le fortune di innocenti e colpevoli.

Quella Palermo marcia è stata sconfitta, anche se non debellata. C’è stato un movimento culturale che ha propiziato una rivoluzione e lei ne ha retto le fila. Certo, in termini di riscossa antimafiosa non sono mancate né le stonature, né le trombe della retorica. Ed è vero che una propaganda fin troppo partigiana ha propiziato monumenti non sempre esenti da pecche. Ma una palingenesi si è compiuta.

Sistemata la storia, andiamo alla cronaca e, ancora una volta, caro Sindaco Orlando, guardi come è ridotta Palermo. Proprio la cronaca suggerisce il profilo di un panorama invivibile. Alcuni esempi in elenco.

Abbiamo raccontato delle condizioni di degrado in cui si vive nel centro storico, con persone ammassate in zone che somigliano a un dramma spalancato sotto il cielo.

Abbiamo raccontato delle strade ammalorate, ridotte a un colabrodo, esperienza del resto condivisa da chi prende la macchina o cammina, che hanno provocato cadute e guai ai palermitani, con successive richieste di risarcimento a carico del Comune, cioè della collettività.

Abbiamo raccontato di come – vale per oggi e valeva per ieri – salire sull’autobus, con o senza coronavirus, sia un’impresa per animi forti. Folla, caos e disordini abbondano, con gli autisti pericolosamente nel mirino. Sarebbero necessari più personale e una migliore organizzazione.

Abbiamo raccontato della vergogna di quelle bare accatastate al cimitero dei Rotoli, indegnamente esposte, in attesa di una degna sepoltura. Ma se una comunità nega il diritto alla pietà dei morti, chi potrà rassicurare i vivi?

Abbiamo raccontato della vita di stenti nelle periferie, dove ci sono ragazzi intelligenti e pronti che non usciranno mai dal ghetto in cui la città li ha culturalmente ed economicamente imprigionati.

Esempi, appunto, di uno sfascio generale con più voci in rosso, se pensiamo anche alla viabilità, alla pulizia, alla crisi, etc etc etc…

E allora, caro Sindaco, nel guardare come siamo ridotti, non ci resta che un ultimo appello.
La classe politica che governa – al netto delle cose di competenza nazionale – di cui lei è il principale azionista, abbia il coraggio di sottrarre Palermo al suo abisso, scendendo in campo per l’ultima rivoluzione possibile: la normalità che conduce al vivere civile.

Ecco la battaglia che resta da vincere, il chilometro che manca al traguardo, per tenere a bada il male. Altrimenti, quasi tutto il bene sarà dimenticato.


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