Silvana Saguto condannata per falso e truffa a un anno e un mese - Live Sicilia

Silvana Saguto condannata per falso e truffa a un anno e un mese

Pena sospesa. Il processo ruotava attorno al riconoscimento di un indennizzo assicurativo. Il pm aveva chiesto 5 anni
A CALTANISSETTA
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CALTANISSETTA – Silvana Saguto è stata condannata a un anno e un mese di reclusione. Un anno per il medico Giuseppa Guzzetta.
Assolti Lorenzo Caramma, marito dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, e il figlio Emanuele.
Il pubblico ministero Claudia Pasciuti aveva chiesto la condanna a 5 anni per l’ex magistrato, ma per uno dei capi di imputazione è arrivata l’assoluzione.

Gli imputati erano difesi dagli avvocati Ninni Reina, Sarah Bartolozzi, Zelia Dionisio, Giuseppe Reina e Antonio Sottosanti. Al vaglio del giudice hanno retto le accuse per Saguto e il medico dell’ospedale Cervello di Palermo, Giuseppa Guzzetta, imputati a vario titolo, di falsità ideologica e truffa ai danni di un’assicurazione.

Secondo l’accusa, Saguto avrebbe chiesto a due medici dei certificati falsi per il figlio. Un modo per ottenere un risarcimento veloce dall’assicurazione, dopo un incidente stradale.

La dottoressa Crocifissa Guccione, medico di famiglia, era stata condannata per falso a un anno e quattro mesi dal giudice Marcello Testaquadra, al termine del rito abbreviato. 

Le indagini condotte dal gruppo tutela spesa pubblica del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo incrociarono quelle sulla gestione dei beni sequestrati. Lo scandalo era già scoppiato, la giudice era intercettata: una sera, uno dei figli di Saguto, Emanuele Caramma, rimase coinvolto in un piccolo incidente, ma aveva fretta di prendere la nave per Napoli e non riuscì ad andare andare in ospedale per il referto.

Secondo l’accusa, Saguto con l’aiuto delle due amiche dottoresse “ottenne falsi certificati che fecero scattare un indennizzo di 400 euro intascati da Emanuele Caramma”. Lorenzo Caramma era accusato di avere intrattenuto i rapporti con l’assicurazione, costituitasi parte civile con l’assistenza degli avvocati Silvio Pellicano e Carmelina Anzalone.

Tutto inizia la sera del 12 maggio 2016. Emanuele Caramma ha un incidente in moto. Chiama la madre che si preoccupa per lui: “Ti sei fatto niente?”. La risposta è rassicurante, il ragazzo ha “sbattuto il gomito”. All’altro figlio, Elio, il giudice conferma che il fratello “ha sbattuto solo il gomito e stanno facendo la costatazione amichevole”. Nasce l’esigenza di farsi refertare per il risarcimento dei danni da chiedere all’assicurazione. Saguto chiama un primo medico dell’ospedale Villa Sofia che le consiglia la via ufficiale: “Basta che ci va (al pronto soccorso, ndt) e glielo dice… c’è solo da attendere, dipende da cosa si è fatto”.

Ecco il punto: il figlio Emanuele Caramma deve imbarcarsi sulla nave per Napoli. “Siamo capaci che arriviamo a Villa Sofia e stiamo sei ore là”, dice il giudice che, non soddisfatta della prima risposta del medico, ne contatta un secondo, Giuseppa Guzzetta, in servizio al Cervello: “Stasera può venire alle 20 vado io”. Solo che Emanuele Caramma “parte lui, ha la regata… alle 20… ha la nave”. Il figlio del giudice deve gareggiare.

Qualche minuto dopo Guzzetta contatta il giudice: “Se mi dai la data di nascita, lo registro io”. Saguto le spiega che “l’incidente” è avvenuto “in piazza Giachery… ha sbattuto il gomito e il piede lato sinistro”. Passano ancora pochi minuti e il medico chiama di nuovo il magistrato. Si è persa qualche informazione: “… ascolta… hai detto braccio, ginocchio e…”. Saguto ripete tutto da capo e Guzzetta annota: “Benissimo… piede sinistro, va bene gomito, piede, non posso mettere fianco sennò ci vuole l’ecografia”.

Il risultato è la registrazione di un accesso al pronto soccorso che non sarebbe avvenuto: “Si dà atto che si è presentato presso il citato nosocomio alle ore 21:08. Dimissioni alle 21:12” . Impossibile fare tutto in quattro minuti, hanno detto in aula, i marescialli del gruppo Tutela spesa pubblica del Nucleo di polizia economico-finanziaria che hanno condotto le indagini. E poi Emanuele Caramma, secondo i pm, era già in nave. Dunque non sarebbe mai passato dal pronto soccorso. Una tesi che al difesa si dice pronta a smentire.

Il 25 maggio mentre il figlio sta disputando un’altra regata alle Eolie Saguto contatta Guzzetta. Ha bisogno di un nuovo certificato in cui venga scritto che “continua ad avere problemi al braccio e al piede”. Guzzetta la interrompe: adesso la competenza è passata al medico di famiglia. E così il 27 maggio entra in gioco Crocifissa Guccione, medico della famiglia Caramma, sotto processo in abbreviato. Il marito di Saguto, Lorenzo Caramma, le chiede: “Ci hai pensato per caso per Emanuele… mi serviva per oggi pomeriggio… porca miseria devo mandare tutto all’assicurazione, mia moglie lo sapeva…”. Il medico non ha ancora fatto il certificato che invece, nella documentazione consegnata alla compagnia di assicurazione risulterà datato 16 maggio.

Il giudice monocratico Tiziana Mastrojeni ha riconosciuto a Saguto e Guzzetta la sospensione condizionale della pena e la non menzione nel casellario giudiziario.


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