Palermo in zona rossa: città vuota, commercianti allo stremo - Live Sicilia

Palermo in zona rossa: città vuota, commercianti allo stremo

Il primo giorno del capoluogo con le restrizioni

PALERMO – “Gli affari vanno malissimo. Non c’è nessuno per strada – dichiara Ignazio Mastrolembo -. Le scuole sono chiuse e le persone non circolano. Ci siamo dovuti adeguare con le comunicazioni, con i gel, le mascherine e i plexiglas spendendo soldi, ma alla fine non ci sono persone. La zona rossa è giusta, ma fatta così – incalza – è sbagliata. L’asporto a chi lo dobbiamo fare? Dovrebbero fare come la prima volta con un lockdown totale”.

Sono questi alcuni dei commenti da parte dei commercianti di Palermo, che dalla mezzanotte di oggi e fino al 14 aprile è in zona rossa. Questo a causa dell’aumento dei contagi da Covid 19, che stanno portando gli ospedali al collasso, con i dottori e gli infermieri che fanno più del loro lavoro, senza fermarsi un momento.

La zona rossa, arrivata con l’ordinanza del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, ha svuotato o quasi il capoluogo siciliano. Gli spostamenti sono limitati, alcune attività sono costrette e tenere abbassata la saracinesca ed il Comune, per evitare assembramenti, ha deciso di chiudere ville e giardini. A tutto questo si aggiungono delle regole da rispettare (CLICCA QUI PER LEGGERLE).

Le attività aperte questa mattina erano veramente poche. I commerciati sono allo stremo, le loro casse sono in rosso perché, nonostante gli adeguamenti chiesti per le riaperture, non vedono all’orizzonte la speranza di riaprire.

Tra le attività colpite anche la libreria della signora Vitale, che non vede turisti da mesi: “Noi siamo una libreria turistica e fino a quando non ci sarà un flusso di gente che arriva qui per noi sarà come essere chiusi. Gli aiuti – continua la titolare dell’attività – non sono proporzionati a quello che stiamo perdendo. Noi vogliamo lavorare non vogliamo gli aiuti”. La signora Vitale parla anche della possibilità di riaprirei tutto: “Con i vaccini e con delle precauzioni si può continuare a vivere, non si deve per forza chiudere. Per me questa non è una soluzione”.

Anche il signor Ruvolo, che ha un’attività di fronte il Teatro Massimo, è stanco di questa situazione: “Siamo più in zona rossa che altro. Abbiamo avuto il 90% di perdite. È difficile vivere in questa situazione. Hai un’impresa chiusa da un anno, un’altra che tieni aperta perché è un punto di riferimento per non perdere quello che hai”.

Stiamo facendo una guerra senza armi – dichiara Renato Davì -. Purtroppo la situazione è ingestibile ed incontrollabile. Più avanti si va peggio è. Anche questa chiusura decisa da Musumeci è ridicola ed inutile. Penso che sia inutile chiudere e riaprire con la stessa situazione. Se si deve chiudere si chiude, ma la riapertura deve essere con tutti vaccinati. I controlli ci sono, la via Cavour, però – conclude Davì – che è via di passaggio non ce ne sono molti. Sono più che altro davanti il Teatro Massimo”.

La mattinata nel capoluogo è trascorsa con auto per strada dalle prime ore del mattino, alcuni runners al Foro Italico, diversi palermitani nei pressi dei mercati rionali e dei supermercati. Tra le proteste dei commercianti restano chiusi i centri commerciali e alcune categorie di negozi quali calzature, abbigliamento, barbieri, parrucchieri e centri estetici. Controlli soprattutto in centro, mentre in alcune zone della periferia sembrava un giorno senza troppe restrizioni. Dalla scorsa notte il capoluogo siciliano è in zona rossa Oggi il mercatino di viale Campania è regolarmente aperto e popolato: tutto in piena regola, perché è consentita l’attività di ambulanti che vendono generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici. Le scuole elementari, gli asili nido e le materne sono aperte così come le prime classi delle medie.

Di Dio: “Siamo stanchi. Zona rossa crea altri danni”

Confcommercio, con la presidente Patrizia Di Dio, esprime tutto il proprio disappunto per questa decisione da parte del presidente della Regione siciliana Nello Musumeci: “Troppe chiacchiere e nessun fatto concreto, come sempre. Troppo comodo. Quella di Palermo non è un’emergenza, è una situazione figlia di una macchina organizzativa che evidentemente non ha funzionato, ammesso che i dati siano corretti e non buttati a casaccio. Perché non conosciamo i numeri, non c’è trasparenza. E ammesso che ci fosse, non abbiamo garanzie di gestione adeguata dei dati, visto il sistema confuso e medievale se anche in buona fede”.

Siamo stanchi di una classe politica che agisce come un “notaio” e assume posizioni pilatesche o addirittura autoritarie e arbitrarie – prosegue la Di Dio -. Noi rispettiamo le disposizioni ma vorremmo essere certi che non ci troviamo dinanzi ad abusi, visto che i dati non sono quelli che sancivano la zona rossa secondo i parametri nazionali”.

La Di Dio attacca parlando delle chiusure che non riguardano tutte le categorie: “Comincia l’ennesima settimana di chiusura, ma solo per quelle poche, funestate e sventurate categorie, a nostro avviso tanto inutile quanto evitabile. Ci costringono alla chiusura con solo poche ore di preavviso, senza alcun rispetto del nostro lavoro e della nostra rovina. A giudicare dai fatti, nessuno si preoccupa o è in grado di trovare la soluzione per aiutare le imprese concretamente e non con le chiacchiere. E, cosa ancor più grave, nessuno ha pensato un nuovo e più efficace modello di contrasto alla pandemia. Più è dimostrato che le misure adottate in passato non hanno funzionato e più si insiste a riproporle”.

Di fronte a disfunzioni, leggerezze e iniquità non abbiamo mai sentito ammissioni di responsabilità o provvedimenti sanzionatori nei confronti di responsabili. Solo chiacchiere ed inutili riunioni. La colpa è sempre degli altri. Tanto poi sono gli imprenditori, le aziende e le partite Iva, cioè le categorie che producono reddito e che versano le tasse più cospicue, a pagare il conto finale di comportamenti e decisioni inutili, incoerenti e inique”. 

“Per quanto riguarda le responsabilità di ciò che non dipende dalle chiusure ma di ciò che deve funzionare, sappiamo per certo che ancora non funziona la campagna vaccinale: ai ritmi attuali, in base alla nostra simulazione con la media degli ultimi giorni, soltanto nei prossimi anni, ed esattamente ad aprile 2022, verrà completata la somministrazione della prima dose. Di questo chi ne risponde?”

Confcommercio ha fatto una stima delle perdite che si avranno con queste nuove chiusure: “Questa nuova deleteria zona rossa – conclude la Di Dio – comporterà ulteriore danni all’economia cittadina stimati approssimativamente in 50 milioni di euro. Chi e quando rimborserà questo danno? Questa settimana di chiusura forzata darà il colpo di grazia ad altre imprese già in agonia, avremo la perdita di altri numerosi posti di lavoro che si aggiungeranno al milione di posti di lavoro già persi in Italia. Chi paga per questo? L’inadeguatezza ha un costo. E’ passato un anno e sembra di essere all’anno zero nella lotta alla pandemia”.


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