Mafia, il pentito e l'imputato: "Così abbiamo ucciso Santo"

Mafia, il pentito e l’imputato: “Così abbiamo ucciso Santo”

Processo Thor: il killer di Cosa nostra ha confessato un altro delitto. SECONDA PUNTATA
OMICIDIO DEL 1992
di
3 min di lettura

CATANIA – Era il 2 marzo 1992. Ancora le stragi di Capaci e via D’Amelio non erano avvenute. A Catania c’erano le guerre di mafia in corso. Il suono delle pistolettate e delle sirene erano all’ordine del giorno. I poliziotti trovarono Santo Nunzio Tomaselli steso sulla careggiata dello stradale Gravona trafitto da diversi colpi di arma da fuoco. Santu u poccu – così lo chiamavano nella malavita – era con la moglie e i figli piccoli di 7 e 1 anno. Stava andando a trovare la madre. Per un attimo si è fermato in una farmacia, ha comprato le medicine e una volta arrivati sotto casa dei genitori ha suonato il campanello. È stato in quel momento che la moglie ha sentito gli spari e ha visto il marito correre in direzione della macchina e mettersi davanti alla Y10 come scudo. Le pistolettate sono continuate e Tomaselli è finito a terra. L’unica cosa che la donna ha visto sono stati due giovani a bordo di una vespa fuggire. 

Gli imputati

Per questo delitto sono finiti alla sbarra – nel processo abbreviato Thor – Umberto Di Fazio, Salvatore Fascetto, Francesco Maccarrone e Filippo Branciforte. Siamo al secondo delitto affrontato nella requisitoria del pm Rocco Liguori, che ha ripercorso le parti salienti delle dichiarazioni di Francesco Squillaci, l’uomo d’onore di Piano Tavola (della famiglia ‘martiddina) che è riuscito a portare alcuni killer e mandanti di Cosa nostra a “confessare”. O semplicemente ad ammettere le contestazioni. 

“Così ho ucciso Tomaselli”

Ma torniamo al processo. Il magistrato della Dda ha citato al gup stralci dei verbali del 2018 finiti agli atti del procedimento. Un giorno Squillaci “sarebbe passato da San Giorgio con Francesco Maccarrone e Di Fazio e Branciforte gli avrebbero chiesto se fosse disposto a commettere questo omicidio già autorizzato da Turi Santapaola (deceduto, ndr)”. Santo Tomaselli era un affiliato dei cursoti milanesi. Fascetto sarebbe stato autorizzato a localizzare la vittima, Squillaci era affiancato da Maccarrone. Il gruppo di fuoco aveva a disposizione una rivoltella calibro 3 e 57 e una calibro 38. Maccarrone appena ha visto Tomaselli davanti al portone avrebbe sparato subito tre colpi ancora in sella al motorino. Poi una volta  sceso ha continuato a esplodere colpi ma Maccarrone, ancora vivo, avrebbe reagito. Squillaci avrebbe quindi inferto i colpi finali alla testa. Il pentito ha racontato che Tomaselli avrebbe chiesto pietà.

La vendetta

Dietro questo omicidio ci sarebbe anche una vendetta. Così Branciforte avrebbe detto a Di Fazio, che una volta collaboratore lo ha raccontato ai magistrati. Tomaselli sarebbe stato ritenuto il responsabile della morte del fratello di Branciforte. Anche Natale Di Raimondo e Fortunato Indelicato hanno riferito dettagli su questo omicidio. Sulle responsabilità degli imputati, il pm va immediatamente al “sodo”. “Sul ruolo di Salvatore Fascetto convergono le dichiarazioni – ha detto rivolgendosi al gup – di Francesco Squillaci, Natale Di Raimondo, Fortunato Indelicato che lo indicano come il soggetto che faceva da vedetta e forniva indicazioni ai killers che attendevano nell’officina di Zammataro”. Passiamo alle prove contro Filippo Branciforte: Squillaci, Di Fazio e Indelicato lo hanno indicato come “il mandante”. Hanno accusato Maccarrone i pentiti Di Raimondo, Squillaci e Di Fazio. Sarebbe stata lui una delle mani assassine.

La confessione di Maccarrone

E anche per questo delitto (ha confessato l’omicidio di Roberto Pistone, ndr) è arrivata la confessione “dettagliata” di Maccarrone ancor prima della richiesta di rinvio a giudizio. L’imputato ha raccontato di essere partito assieme a Francesco Squillaci “con una vespa dal solito autolavaggio di Francesco Zammataro, erano armati di due revolver. Aveva sparato prima lui e poi Squillaci – ha sintetizzato il pm – ma sarebbe stato lui a esplodere il colpo finale in testa”. 

Per Liguori quelle di Maccarrone sono state “dichiarazioni assolutamente sovrapponibili a quelli dell’altro killer e cioè a quelle di Francesco Squillaci”. 

Il pm ha voluto specificare al gup una cosa: “Per questo omicidio non vi è mai stato un processo nei confronti di nessuno”.

Leggi anche: La trappola per uccidere Pistone: le confessioni del killer


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI