PALERMO- “Siamo davanti a una delle manifestazioni più cruente della violenza contro le donne: lo stupro. Qualcosa che ci pone delle domande terribili sulla prevenzione, sulla crescita di questi giovani del ‘branco’”.
Elvira Rotigliano (nella foto), avvocata, presidente del Centro Anti-violenza ‘Le Onde onlus’, è coinvolta profondamente, a livello emotivo e di impegno, nella storia atroce dello stupro di Palermo. Ed è normale che sia così per tutte le persone sensibili e di buona volontà e per chi opera sul campo. Le notizie, quella foto agghiacciante che abbiamo pubblicato, rimescolano sentimenti forti che si moltiplicano, a contatto con il materiale a disposizione, nell’attesa necessaria del compimento di un percorso giudiziario.
Domande su domande.
“Parliamo di una violenza che nulla ha a che vedere con il sesso, ma che chiama in causa il senso di potere sulla donna, ritenuta inferiore. Una situazione desolante. E ci chiediamo dove siano le famiglie, la scuola e le istituzioni”.
Dove nasce il cortocircuito?
“Lo diciamo da trent’anni: nella cultura patriarcale che è dura a morire e che rinnova certi stereotipi inaccettabili”.
Per esempio?
“Per esempio, basta leggere alcuni commenti sui social, quando, magari, si pensa che ubriacarsi, uscire tardi la sera, bere e divertirsi, se sei donna, significhi che ci sia una compartecipazione, una disponibilità. Cose di un passato che ritorna e che coinvolge tutti i settori, trasversalmente, pure quelli culturalmente più attrezzati, almeno in teoria”.
Ha letto la cronaca e le intercettazioni?
“Sì e sono rimasta letteralmente sconvolta. Nessuna pietas nei confronti della ragazza, solo un linguaggio animalesco. La brutalità di chi considera un essere umano alla stregua di un pezzo di carne. Nient’altro che un pezzo di carne”.
Si è parlato anche di gogna social, con i presunti profili degli accusati rilanciati nelle bacheche.
“La gogna social o mediatica non serve a nessuno. Ma è normale che una violenza del genere smuova stati d’animo di rabbia che possono nascere dalla sfiducia. Abbiamo letto che il minorenne è in comunità e che c’è un ricorso della Procura. Non entro nel merito della discussione e delle decisioni ma è chiaro che, sul punto, ci sono molte polemiche e che le persone possono sentirsi smarrite”.