Le storie del 2023: l'omicidio e le violenze, ma Palermo si ribella -4

Le storie del 2023: l’omicidio e le violenze, ma Palermo si ribella -4

Il buio della violenza e la luce della fiaccole
L'ANNO CHE VA VIA
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3 min di lettura

Palermo ha vissuto un finale di 2023 macchiato di sangue. L’omicidio di un ragazzo, Rosolino Celesia, è arrivato come l’evento agghiacciante al culmine di un lungo periodo di timori e crepe sociali. Le indagini, sul contesto e sul movente, illuminano notti attraversate da pericoli e ombre temibili. Prima della tragedia, Antonio Cottone, guida della Fipe di Confcommercio, aveva lanciato l’allarme sul clima in città: “Avvertiamo una insicurezza diffusa, sulla scorta dei fatti di questi giorni ed è normale, purtroppo, che sia così. Alcuni dei nostri associati hanno paura che possa tornare il racket del pizzo in grande stile, se il territorio sarà lasciato sempre più in balia di fenomeni criminali”.

La squadra del ‘Gran Cafè Torino’

Il ‘Far West’ alla stazione

Furti, spaccate, colpi sono fatti di cui si narra spesso nelle cronache recenti. La porzione di Palermo nei dintorni di via Roma e della stazione è conosciuta, dai residenti, come il ‘Far West’. Lì c’è il ‘Gran Cafè Torino’, bersagliato dai ladri. “La zona si va spopolando, perché è in stato di abbandono da anni – ha raccontato Maria Teresa, la titolare -. Molti amici che avevano un negozio sono andati via. Noi stiamo cercando di resistere e vorremmo restare qua, perché questo posto è il frutto del nostro lavoro. Ma il pensiero di trasferirsi altrove c’è venuto, perché la situazione è impossibile. Per ora riusciamo a reggere. Chi sono gli autori dei colpi a nostro danno? Le indagini non le facciamo noi… ma non è difficile pensare alla vicina piazza di spaccio di Ballarò e ai disperati a caccia di soldi per una dose”.

Il corteo di ribellione

Ma Palermo non si rassegna al degrado e reagisce nell’unico modo possibile: facendosi vedere, scendendo in piazza, anche con le fiaccole, come è accaduto proprio tra via Roma e la stazione. Alla testa del corteo, c’era l’arcivescovo Corrado Lorefice.  Ci sono ferite molto gravi che dobbiamo toccare e riconoscere, per trovare via radicali – ha detto Don Corrado -. E per questo è importante ritrovarsi e che sia la città stessa che prende in mano una ferita che ci appartiene. La manifestazione dimostra che Palermo vuole esserci. Quello che è successo ci preoccupa e dice anche cose precise, che c’è una deriva educativa”. 

Aldo Naro
Aldo Naro

Parla il papà di Aldo Naro

Sono storie molto diverse quella di Aldo Naro e quella di Rosolino Celesia che, tuttavia, hanno qualche punto in comune. A cominciare dalla violenza che le caratterizza. Il generale Rosario Naro, papà di Aldo, massacrato nel corso di una serata che avrebbe dovuto essere festosa, ha raccontato un cammino di pena e di impegno: “Come cittadini e come genitori, siamo sconvolti. Ci sono ancora famiglie che soffrono e che piangono. Noi sappiamo bene cos’è la ferita che abbiamo subìto. Da quasi nove anni, da quando Aldo non c’è più, non è più Natale, non facciamo nemmeno l’albero. Non smettiamo di chiedere verità e giustizia”. (fine)

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