Cuffaro chiede la scarcerazione | Vuole lavorare con Biagio Conte - Live Sicilia

Cuffaro chiede la scarcerazione | Vuole lavorare con Biagio Conte

L'ex presidente della Regione, Totò Cuffaro

L'ex governatore, condannato per favoreggiamento alla mafia, chiede l'affidamento ai servizi sociali nella missione "Speranza e carità" di Palermo. Il Tribunale di sorveglianza di Roma deciderà il 17 dicembre.

PALERMO – Il destino di Totò Cuffaro si conoscerà il 17 dicembre prossimo. In quella data sapremo se l’ex presidente della Regione potrà mettersi al servizio “dei più poveri e degli ultimi della missione Speranza e Carità di Biagio Conte”. C’è scritto così, in sintesi, nella richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali che Cuffaro, condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia, ha presentato al Tribunale di sorveglianza di Roma. L’istanza è firmata dall’avvocato Maria Brucale di Roma.

Cuffaro, dunque, chiede di finire di scontare la pena (fra indulto e buona condotta dovrebbero restargli altri due anni e tre mesi) lavorando al fianco di Biagio Conte, il missionario laico che assiste chi vive ai margini della società palermitana. Dai fasti dei palazzi del potere ai dormitori della missione: è la parabola con Cuffaro spera di chiudere il suo conto con la giustizia. Un conto pesante. Nel gennaio 2011 è diventata definitiva la condanna a sette anni per l’ex governatore che da quel giorno è rinchiuso nel carcere romano di Rebibbia. Per la precisione in una cella della sezione G8, al piano terra del complesso, riservata a chi sta scontando pene definitive.

L’affidamento in prova ai servizi sociali può scattare solo qualora il giudice ritenga che sia l’alternativa necessaria al carcere per completare il percorso rieducativo del detenuto. Servono diversi presupposti. Innanzitutto la buona condotta. E Cuffaro nei trentadue mesi finora trascorsi in carcere è stato un detenuto modello. Serve poi la rivisitazione critica del passato del detenuto. Che nel caso di Cuffaro passerebbe dalle tante interviste in cui l’ex governatore ha ripetuto di non condividere ma di rispettare le decisioni dei giudici. Un rispetto iniziato nel giorno in cui, cinque minuti dopo le 16 e 30, decise di consegnarsi. All’arresto non c’era alternative. I carabinieri sarebbero andati a mettergli le manette ai polsi. Cuffaro, però, e di questo si fa menzione nella richiesta, preferì anticipare l’arrivo dei militari, consegnandosi a Rebibbia.

Da allora la sua vita di detenuto dipende dal Tribunale di sorveglianza di Roma. Lo stesso che gli ha concesso un permesso per visitare il padre malato e partecipare ai funerali. Lo stesso che ora potrebbe decidere di scarcerarlo. La richiesta di affidamento ai servizi sociali si baserebbe inoltre, senza entrare nel merito delle accuse, sul fatto che non ci sarebbe più alcun collegamento fra Cuffaro e i personaggi legati alla mafia che lui favorì. L’ex governatore, come stabilito dalla sentenza definitiva, ha avuto rapporti con Giuseppe Guttadauro, medico e capomafia di Brancaccio, al quale fece sapere, tramite Mimmo Miceli, anche lui in carcere, che in casa sua c’erano le microspie. E sempre Cuffaro avvertì l’imprenditore della sanità Michele Aiello, poi condannato per mafia, che i magistrati di Palermo indagavano sul suo conto. Lo aveva saputo grazie ad una rete di talpe negli uffici della Procura.

Il difensore sosterrebbe oggi che si tratta di reati che risalgono a più di un decennio fa. Successivamente Cuffaro, anche questo ritiene di potere dimostrare, nella sua attività politica avrebbe fatto di tutto per contrastare il fenomeno mafioso. Infine, a supportare la richiesta di affidamento ai servizi sociali, c’è proprio il fatto che Cuffaro ha ormai perso il suo ruolo politico e non potrà più riottenerlo visto che è stato interdetto dai pubblici uffici.

Affidamento ai servizi sociali vuol dire scarcerazione piena. Si torna liberi e si lavora per il bene sociale. Se si sbaglia, si torna in cella. Spetta al detenuto proporre contestualmente alla richiesta la struttura in cui intende intende prestare servizio. E Cuffaro ha scelto la missione di Biagio Conte per chiudere con il passato. La decisione finale spetta al Tribunale di Roma presiduto da qualche mese da Alberto Bellet che fino a maggio scorso era in servizio al Tribunale di Sorveglianza di Palermo.

 


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