CATANIA – Giornata della memoria ricordata in città con tre eventi culturali dall’ Amministrazione cittadina. Alla biblioteca Vincenzo Bellini la presentazione del libro “L’onore e la vita, In memoria di Carmelo Salanitro, martire del libero pensiero. L’apertura della cripta di Sant’Euplio con visite drammatizzate a cura dell’associazione Etna ’ngeniusa. Infine un itinerario-passeggiata a cura dell’associazione guide turistiche Catania alla scoperta della giudecca di “Iusu” e di “Susu”attraverso le vie dell’acqua, i monumenti, i segni e i vicoli che testimoniano la presenza della comunità ebraica in città.
La presidente dell’associazione guide turistiche etnee Giusy Belfiore afferma: “Per conoscere la Catania Ebraica partiamo in questo viaggio immaginifico dal castello Ursino ed immaginiamolo con mura alte circa 30 metri a strapiombo sul mare, tutto quello che si estende dietro al maniero dalla collina Monte Vergine è la Catania della Giudecca siamo nel 1669. Una colata lavica in 5-6 mesi coinvolge “Malopasso”, Belpasso, Ragalna e Nicolosi arriva a Monte po’ e si dirige verso il mare, sale e si allunga fino al quartiere che oggi si chiama Angeli Custodi e fino all’isolotto Biscari oggi faro Biscari. Rapporto stretto quello tra la città e la comunità Ebraica, un rapporto instaurato da Federico II con gli Ebrei di Sicilia. Catania era la quarta comunità come numero di nuclei familiari nell’isola e il rapporto conflittuale inizia con un concilio papale nel 1215; gli Ebrei vengono marchiati, sugli abiti, con una rotella. Ma Federico II, pur mettendo in pratica la disposizione Papale, non perseguita il popolo Ebraico, ma chiama a se giudici, ebrei conversi e una serie di personaggi obiettivi per avere un giudizio neutrale e non perseguitare a prescindere. L’impianto commerciale ed economico Etneo era in mano alla comunità Ebraica che arriva dal Maghreb con l’arte della colorazione delle stoffe e soprattutto a Catania. La zona del Castello con i simboli e via Consolato della Seta sono la testimonianza della comunità in città. Anche l’elefante, simbolo del capoluogo Etneo, è legato ad una leggenda che lega un Ebreo converso, Eliodoro, un mago ed il vescovo Leone II. Il mago “ebreo” trasforma l’elefante di pietra in uno vero e lo fa scorazzare in città seminando panico e terrore, ma il vescovo esce dalla chiesa e con la stola benedetta sfida il mago avvolgendolo nelle fiamme e trasformando il suo elefante in pietra. Ma la storia non finisce qui, gli Ebrei vengono accusati di praticare le arti magiche, le stregonerie e incominciano ad abbandonare il centro cittadino per spostarsi verso la “porta della Iudeca” o Cipriana oggi la collina di San Nicolò l’Arena, collina Monte Vergine. I simboli, i resti sparsi nel quartiere Ebraico sono ben visibili e molto interessanti per ricostruire la storia della comunità Ebraica Catanese”.