Bianco: "Sulle nostre coste il dramma di migranti disperati" - Live Sicilia

Bianco: “Sulle nostre coste il dramma di migranti disperati”

Le perole del primo cittadino etneo, Enzo Bianco.

Il discorso
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CATANIA. L’intervento del primo cittadino, Enzo Bianco, al vertice della Nato in corso a Catania:

“La Città di Catania è felice di ospitare i lavori di questo Seminario del Gruppo  speciale Mediterraneo nell’Assemblea Parlamentare della NATO. Questa Città  ha oltre 2800 anni di storia. Molte volte è stata distrutta da eruzioni e terremoti; ma sempre, con felice ostinazione, ricostruita. Quasi tutte le grandi Civiltà europee e mediterranee hanno lasciato un segno in questa Regione. Non a caso Wolfgang Goethe definiva la Sicilia “centro meraviglioso di tanti raggi di storia universale”. Noi siamo e ci sentiamo parte essenziale dell’Europa e dell’Occidente;  la nostra cultura ha espresso scrittori come Pirandello, Verga, De Roberto, Tomasi di Lampedusa;  poeti come Quasimodo;  musicisti come Bellini;  pittori come Antonello da Messina. La nostra appartenenza all’Unione Europea e alla Nato è nel nostro codice genetico. Noi siamo e ci sentiamo, nello stesso momento, parte essenziale del Mediterraneo, delle grandi Civiltà che hanno segnato  più profondamente di qualunque altra area la storia dell’uomo. Non a caso a Noto, a pochi chilometri da qui, nacque il maggior poeta arabo medioevale, Ibn Hamdis, che  definiva la sua Sicilia “Un paese a cui la colomba diede in prestito il suo collare, e il pavone rivestì con le sue penne”.

Per citare un altro nostro grande scrittore, Gesualdo Bufalino, “la Sicilia ha avuto la sorte ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione”. Spero dunque che il Vostro soggiorno in questa Città, in questa bellissima isola, sia piacevole. Spero  che abbiate modo di scoprire Catania, due volte patrimonio dell’Umanità, per via del suo Barocco e dell’Etna. Una Città vivace e ricchissima d’arte, ospitale e colta, sontuosa e dinamica a un tempo. Una città in cui tutti i sensi hanno molte occasione di essere stimolati. La Città di Catania è lieta di ospitare un Seminario di così alto livello, con relatori autorevoli e tanti prestigiosi partecipanti. I temi che tratteremo in questi due giorni sono di grande attualità e soprattutto- delicatissimi.

Questa Città, questa Regione negli ultimi mesi hanno dovuto affrontare il dramma di migliaia di migranti sospinti sulle nostre coste dalla disperazione. Chi ha viaggiato su questi barconi ha visto spesso morire decine di compagni di viaggio, a volte figli, sorelle, genitori. E’ approdato al confine dell’Europa, ossia alle coste della Sicilia, inseguendo il sogno di una vita dignitosa. Inseguendo una speranza. C’è un termine arabo, miskin, la cui radice ritroviamo in diverse lingue del bacino del mediterraneo, dal turco al portoghese, dallo spagnolo al francese, dall’italiano alla lingua di questa terra, il siciliano. Mischinu, si dice, da noi, di una persona ridotta alla miseria più assoluta, senza più nulla da perdere se non la propria stessa vita. È forse in questo aggettivo volato di bocca in bocca per migliaia d’anni tra i marinai che hanno solcato il Mediterraneo, la chiave per comprendere il fenomeno che stiamo vivendo: la più grande migrazione di massa della storia dell’Uomo.

Il mio Paese, il Governo Italiano, con l’operazione Mare Nostrum, si è fatto carico con generosità di questo dramma. Le comunità siciliane, a cominciare da Catania, pur provate dalla crisi economica, fanno il resto: tanti  palazzi dello sport sono stati sottratti ai nostri ragazzi per ospitare richiedenti asilo e immigrati clandestini. Centinaia di minori non accompagnati sono ospiti delle Città siciliane. Noi Siciliani, noi Catanesi, abbiamo fatto la nostra parte accogliendo i mischini, gli ultimi del mondo, tendendo loro la mano con spirito di fratellanza. Noi possiamo comprendere il loro dramma: la nostra è una terra d’emigrazione. Ma non solo: un altro tedesco, Friedrich Engels, disse dei Siciliani che “in tutta la storia della razza umana” nessuno come loro soffrì “in modo altrettanto terribile per la schiavitù, le conquiste e le oppressioni straniere” e nessuno lottò “in modo tanto indomabile per la propria emancipazione”.

Ecco perché, qui a Catania, abbiamo celebrato per i mischini funerali interreligiosi, con il nostro vescovo cattolico, l’imam e il prete copto. Erano uomini, donne e bambini anche di pochi mesi morti annegati perché abbandonati dai pericolosi criminali che sfruttano questi disperati. Saranno seppelliti nel nostro cimitero, e sarà loro innalzato un monumento. Crediamo che l’Unione Europea ma anche la NATO dovrebbero alzare il livello di attenzione su questo problema. E innanzitutto sulle ragioni che stanno dietro al gigantesco dramma: la povertà disperata dell’Africa  sub sahariana, i conflitti,  le repressioni,  le violenze inaudite nell’area Mediorientale.

L’Assemblea parlamentare della NATO discute oggi giustamente di queste  problematiche. La NATO non è solo un’alleanza militare. E i drammi sociali hanno sempre una ricaduta sulla sicurezza. Spero che dal Seminario di Catania vengano suggerimenti, analisi, idee, proposte. Oggi l’Europa non si occupa come dovrebbe di questo gigantesco dramma. Credo che dovrebbe partecipare direttamente alle operazioni umanitarie ( al soccorso, all’accoglienza, a dare una speranza a chi rischia la vita per inseguirla). E’ ipotizzabile che anche la NATO partecipi ai soccorsi umanitari per le migliaia di persone che sfideranno la morte per arrivare sulle coste dell’Europa? E’ ipotizzabile una maggiore cooperazione internazionale tra le forze di polizia per sgominare le organizzazioni criminali che lucrano sul dramma di queste persone? All’inizio del 2001, grazie ad una eccellente cooperazione bilaterale con la Turchia e ad una squadra investigativa mista, furono sgominate organizzazioni criminali italiane e turche dedite al traffico di esseri umani. Oggi la Procura della Repubblica di Catania conduce indagini assai incisive in questo delicato settore.

Apprezzo molto che l’Assemblea Parlamentare abbia ritenuto di inserire questo problema nella sua agenda politica. Così il Seminario di Catania affronterà con particolare attenzione e con la giusta tempestività il tema del terrorismo e della violenza legati ad alcuni settori del fondamentalismo. Le immagini che abbiamo visto nelle ultime settimane hanno colpito profondamente la nostra comunità. Sappiamo che proveranno a colpire ancora. Anche a casa nostra. Sono animati da un odio cieco. La nostra risposta deve essere ferma, condivisa, adeguata. Quella militare e quella politica.

Ma  anche una risposta che non darà risultati presto, ma che è altrettanto necessaria: quella culturale. L’odio è sempre preceduto e accompagnato dall’ignoranza, dai pregiudizi. Dare ai nostri ragazzi occasione ed opportunità di conoscere, di visitare, di comprendere può significare  svelenire   pregiudizi, rispettare le diversità, scoprire affinità. Rasserenare. Ogni occasione va raccolta. È già accaduto, mille anni fa, quando, sotto re Ruggero II, dopo mille guerre, le migliori menti di oriente e occidente si confrontavano in Sicilia discutendo di filosofia, matematica, scienze. A Palermo il geografo arabo El Idrisi scriveva il Libro di Ruggero mentre maestranze musulmane creavano con le europee monumenti in stile arabo–normanno di incomparabile bellezza.

La Città di Catania che con l’Etna, enorme torcia accesa sul Mediterraneo, fin dalla preistoria ha attirato marinai e mercanti di questo mare, per la sua collocazione geografica è porta di accesso e naturale luogo di scambio tra due grandissime civiltà. La Sicilia e Catania si candidano a svolgere ancora una volta la funzione di mediatori, di portatori di pace attraverso la cultura del rispetto e della condivisione. Consentitemi di chiudere con una  notazione personale. Sono lieto  di dare il benvenuto, nella mia città ai colleghi dell’Assemblea Parlamentare della NATO. Nella scorsa legislatura, come alcuni di Voi ricordano, ero anch’io membro di questa Assemblea Parlamentare. Considero le esperienze maturate nei cinque anni tra il 2008 e il 2013 tra le più importanti del mio impegno politico.

Avere avuto occasione di scambiare opinioni, di conoscere luoghi, persone ed istituzioni; di esprimere  pareri; talvolta di prendere decisioni, insieme a colleghi canadesi, statunitensi, francesi, polacchi, turchi, ha molto arricchito la mia persona. Un anno fa  ho lasciato il Parlamento Italiano e sono stato eletto dai miei concittadini Sindaco di Catania, dove già più volte avevo  guidato la vita amministrativa della mia Città. Così ho chiesto alla Ministro Mogherini, allora capo della delegazione italiana, di tornare ad ospitare il Gruppo Speciale Mediterraneo. La Signora Ministro ha accolto il mio invito e il nuovo Capo della delegazione italiana ha confermato quell’orientamento.

Catania Vi accoglie con gioia, consapevole dell’onore di ospitarVi. Essa non è ancora come vorrei e come merita. Vi propongo di tornare per una nuova riunione nei prossimi anni. E  registrare e certificare nuovi passi avanti nella qualità della vita urbana di questa bella Città. Intanto ancora grazie di cuore per essere qui”.


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